A CURA DI SILVIO PERRELLA
COORDINAMENTO BRIGIDA CORRADO
ORGANIZZAZIONE VESUVIOTEATRO.ORG
Servizio di Rita Felerico
Per Arthur Rimbaud io è un altro.
Un altro che è in me e un altro che non sono io e che inseguo per le strade
del mondo.
Con queste parole Silvio
Perrella apre la breve ma densa prefazione al libretto dedicato a DUE –
sezione letteratura 2023 del Campania Teatro Festival; si pone come una
introduzione al percorso poetico di questa settima edizione segnata da cinque
appuntamenti pensati secondo la chiave del concetto di DUE. Con
altrettante parole significative Silvio suggerisce alla fine della pagina il
senso di questo percorso: Due, dunque. Il due da cui alcuni fisici
contemporanei fanno scaturire l’origine del mondo; il primo, necessario passo
verso la relazione. E senza la relazione si è nulla; meno di uno, meno di zero.
Affascinata dalla relazione e dal
dialogo con l’Altro, da parole come medesimo, uguale, diversità convergenti,
noi e non ultimo essendo madre di due gemelle, la proposta mi è sembrata non
solo convergente con alcuni miei interessi meditativi ma, per i tempi di
disumanizzazione che viviamo, un ritorno a emozioni antiche mai cancellate,
aiutate alla sopravvivenza da un primordiale sentire, messe da parte, forse a
tacere, ma che continuano a pulsare al ritmo della pelle percossa dei tamburi.
E Silvio non può non aprire se non ricordando il suono delle magiche
percussioni di Marcello Colasurdo, scomparso proprio il 5 luglio, data
di apertura della sezione letteratura.
E poiché si parla di Due, ho
pensato di scriverne andando sull’onda del doppio; scriverò insieme del primo e
del secondo appuntamento -che vede due fratelli e il richiamo a due gemelli -,
del terzo e del quarto, dedicati al legame poeta-maestro, lasciando solo
l’appuntamento con Carmen Yáñez, testimone di
un Noi.
FRATELLI IN VERSI
VILLA FLORIDIANA – TEATRINO DI
VERZURA5 LUGLIO 2023
Luigi e Martino Lo Cascio, palermitani doc, Luigi - anno 1967 -
attore che ama e coltiva le arti del leggere e dello scrivere ( un suo
ultimo libro pubblicato da Feltrinelli “Storielle per granchi e per scorpioni” è stato presentato alla Sala Assoli qualche mese fa )
e Martino – anno 1966- psicoterapeuta ma appassionato di fotografia,
cinema e scrittura, hanno raccontato con una serie di aneddoti sul palco del
Teatrino della Verzura del loro essere fratelli, della loro stanza in
disordine, dell’esperienza vissuta insieme con il cabaret urbano Le ascelle,
da loro ideato, esperienze di strada e di incontri fortuiti.
Uniti dalla passione per la parola poetica, si sono
confrontati in una singolare tenzone, di contenuto e linguistica; Luigi
leggendo il suo Sul Deserto, un testo visionario dove si parla di occhi
piovuti dal cielo, di fiati scuciti al mondo, del rosso del fuoco, di luoghi da
raggiungere che non esistono, di deserto vissuto come una mappa di vita
sconosciuta. Martino parlando in un musicale italiano /siciliano, una lingua
tutta sua, si è immedesimato in personaggio a scatafascio, che è poi un
modo di stare al mondo, destrutturare – ristrutturare. Ci ha raccontato – per
controbattere con il fratello Luigi - dell’acqua, contrapponendosi non per suscitare
lotta, bensì per rintracciate quei punti di unione che pur muovendosi in
parallelo sembrano darsi la mano in quei sognati e desiderati orizzonti comuni.
L’acqua che scorre, dove nulla è uguale a se stesso, il fuoco che mantiene vivo
il desiderio, richiamano i greci e tutta una cultura mediterranea . ..e in
quest’abbaglio/crede di consistere / davvero/ d’essere uno, uno solo scrive
Luigi in Sul Deserto, mentre Martino ne D’Acquaria afferma sciuscio fu,
ncantamento farabutto/estro di saltimbanco……nzomma fuci menzognaro/sconfesso a
tia ca fuci finzione.
Un incontro di poesia dove non mancando il richiamo ai
sentimenti familiari, quelli delle famiglie di origine e quelle dell’oggi, si è
voluto quasi affermare che il loro ‘essere così come sono’ deriva dalla
consuetudine dello stare insieme, tutta pregna di sapore familiare, dalla
condivisione: E’ stato bello ritrovarsi dopo tanti anni insieme in un
camerino – confessa Martino.
Due, relazione, condivisione come sentiero di
conoscenza vissuto in dialettica sintonia.
Ph Salvatore Pastore
A CASA CON IL POETA
VILLA FLORIDIANA – TEATRINO DI
VERZURA6 LUGLIO 2023 ORE 18.00
Paolo Lagazzi e Attilio Bertolucci
Paolo Lagazzi ha scelto come uno
dei suoi maestri un poeta come Attilio Bertolucci. Ne è nato un incontro tra
due generazioni diverse, uno scambio che non ha messo da parte una
cerimonialità quasi giapponese. D’altronde Lagazzi, che ama fare magie, porta
nel cuore la cultura zen.
Queste le
parole presentano nel dépliant Paolo Lagazzi; lasciato solo sul prato
del palco da Silvio, Paolo si è mostrato un vero mago, in istrionico
prestigiatore che riesce ad annodare foulard senza fare nodi, che con il suo
cappello e il suo elegante ma sportivo abito, parla e descrive di altri mondi e
atmosfere, ormai andate perdute, che vivono solo nei ricordi e nella memoria delle
persone, dei fatti accaduti.
Poesie del
Maestro Attilio lette con naturale appropriazione, come se sgorgassero
spontanee dal cuore e dalla mente - le ricorda in buona parte a memoria - Settembre,
La capanna indiana e Le farfalle nata proprio da una domanda che
riporta al tema del Due: perché le farfalle vanno sempre a due a due? Paolo risponde: l’esperienza, l’avventura, il
sentimento del ‘due’, l’incontro con l’altro nella prospettiva del confronto
aperto o del cammino condiviso..
E
parlando di meditazione zen, di silenzio, di povertà e del significato
simbolico e profondo della Trinità cristiana, il percorso poetico di Paolo
intreccia al linguaggio dei versi il percorso misterioso e carico di forza
della fede, della trasformazione che ognuno porta dentro di sé e che spesso
resta sconosciuta nelle sue possibilità di espressione.
Ci lascia
così – come è giusto che si – a meditare sul mistero della vita e su quanto di
magico la vita custodisce, un tratto che solo la poesia può svelare e cantare.
Ph Anna Abet
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