BEE RIOT drammaturgia e regia Linda Dalisi

Capodimonte – Giardino Paesaggistico di Porta Miano - 11 giugno Ore 21.00 - Nell’ambito del Campania Teatro Festival - Debutto Assoluto

Servizio di Rita  Felerico

Napoli - Chi non ama la poesia o quantomeno una visione poetica della parola e la danza come eterea trasposizione in gesti della parola, difficilmente potrà apprezzare in tutta la sua teatrale bellezza BEE RIOT, ultimo lavoro drammaturgico di Linda Dalisi che si è voluta, questa volta, misurare anche con la danza.

Ad Eva, infatti, la brava Valia La Rocca, spetta così il compito di rivelarci e di materializzare con i gesti e i movimenti del corpo tutti i simboli con i quali Linda ci vuole parlare e le criptiche parole di Adamo, isolato e sconsolato cantore, un Isacco Venturini totalmente innamorato di questa Eva ribelle e imprendibile.

Poetico, commovente, ispirato - come afferma la stessa regista- al “Paradiso Perduto”, l’epica opera seicentesca di John Milton, e al “Diario di Eva” di Mark Twain, i protagonisti di questa pagina di immaginifico teatro, distaccandosi dall’atmosfera miltoniana o ciarliera di Twain, ci dicono che nonostante tutto possiamo ancora trovare una via d’uscita in questo buio che è la vita, una via né cruenta, né estranea totalmente alle nostre possibili capacità umane. La caduta nel peccato originale, la cacciata dal giardino dell’Eden non deve trascinare -sembrano suggerirci i protagonisti - in un incubo o in un oscuro abisso, ma aprire ad una ipotetica rivolta, fatta di miele e di ritrovati sentimenti: i giochi racchiusi nel baule della fuga di Eva, le parole che Adamo raccoglie nel suo baule per poi trasformarle nell’etere sono le armi e i valori da portare con sé, insieme ad una infanzia che non deve mai morire in noi.

Di Eva, capace anche di affrontare con la sua determinatezza persino Dio, ha bisogno Adamo, anzi senza di lei, senza quel femminile non si può pensare ad un futuro migliore. Le api ci insegnano questo e sarà il loro miele a disegnare il simbolo dell’infinito sul palcoscenico a fine rappresentazione, quel giallo oro a spiccare sul nero della superfice della terra, unico bene da tutelare e che a tutti appartiene. Echeggia in lontananza la canzone dell’Ape maia che ha risuonato l’epoca della nostra infanzia.

Ancora più poetico mi è parso il gesto di Linda che, nel mentre il pubblico applaudiva, ha spostato una caffettiera - parte degli oggetti di scena- al centro del palco; un ricordo e un pensiero rivolto al padre, che ci ha lasciato non molto tempo fa. Il valore del prezioso nutrimento della poesia - che dovrebbe appartenere a tutti - e il sapore del miele dell’infanzia è fra le tante cose che Riccardo ci ha insegnato e ricordato sempre: ci si salva se dentro si resta il più possibile bambini, sempre colti dalla meraviglia della bellezza e della conoscenza.

Essenziale l’arredo, aderente allo spirito della narrazione, come i costumi, le luci, i movimenti scenici e il gioco dei colori.

CON VALIA LA ROCCA, ISACCO VENTURINI

UN RINGRAZIMENTO SPECIALE A SONIA BERGAMASCO
ELEMENTI SCENICI GIUSEPPE STELLATO
COSTUMI GRAZIELLA PEPE
MUSICHE FEDERICA FURLANI
SUPERVISIONE AL DISEGNO SONORO FRANCO VISIOLI
DISEGNO LUCI SIMONE DE ANGELIS
AIUTO REGIA PAOLO COSTANTINI
FONICO ALESSANDRO INNARO
ORGANIZZAZIONE FRANCESCA GIOLIVO
DRAMMATURGIA E REGIA LINDA DALISI
PRODUZIONE STABILEMOBILE
CON IL SOSTEGNO DI CENTRO DI RESIDENZA DELL’EMILIA–ROMAGNA “L’ARBORETO–TEATRO
DIMORA | LA CORTE OSPITALE”
SI RINGRAZIA IL TEATRO PUBBLICO CAMPANO E LUCIA CARUSI PER LA CONSULENZA SULLA
LINGUA DEI SEGNI

Foto di Ivan Nocera Ag. Cubo

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