“L’UOMO DEL DILUVIO” - di e con Valerio Malorni - Regia di Simone Amendola
Al Piccolo Bellini di Napoli dal 17 al 19 marzo
Servizio di Andrea Fiorillo
Napoli - Vincitore del Premio In-Box 2014, grazie al quale ha intrapreso una tournée nazionale, arriva anche a Napoli, al Piccolo Bellini, lo spettacolo considerato una rivelazione nel 2014, L’uomo nel diluvio, scritto ed interpretato da Valerio Malorni, con la regia di Simone Amendola.
In scena dal 17 al 19 marzo, lo spettacolo racconta le esperienze di un artista precario, un uomo solo, immagine di un’umanità isolata a costretta a combattere contro una “pioggia incessante” di necessità, di solitudini, di assenze, senza poter scegliere, senza avere nessuna possibilità di evitare “l’impresa”.
Valerio, protagonista della pièce, riflette sul da farsi dentro la sua vasca da bagno, e diventa come Noè sull'arca. Entrambi sono costretti a scappare, ma il dio degli ebrei accompagna ed indica la strada all’antico profeta, mentre il protagonista è e resta solo, come molti trentenni italiani, greci, spagnoli costretti a cercare altrove una speranza ormai perduta.
Una partenza obbligata, una fuga dal proprio paese resa necessaria da una crisi che sembra non finire mai, un terra ambita, la Germania, dove tutto appare funzionale, efficiente, terra promessa, rifugio dalle difficoltà presenti.
Berlino sembra mettere al sicuro l’emigrante italiano dalle acque e dall’incessante pioggia che ricorda il Diluvio Universale, solo perché le congela in neve, imprigionando tutto in un ambiente freddo ed a tratti ostile. Ma anche nei luoghi dove tutto sembra incredibilmente funzionare, dove sembra quasi vero ritornare a sperare, manca quel “sole che scalda”, che abbraccia, che scioglie quella “neve che costringe”, lasciando posto alla solitudine, all’incomunicabilità di una lingua geometrica, al silenzio.
Il diluvio sociale, al quale tutti noi siamo costretti a far fronte, distrugge i diritti e i valori condivisi dei cittadini, e non ha nulla a che vedere con una provvidenziale risoluzione, tanto che il protagonista afferma che «più piove, meno c’è Dio».
Nonostante la fuga non porti al benessere sperato, nonostante le continue vessazioni, l’esperienza berlinese e lo spettacolo Diluvien, scritto e messo in scena per l’Istituto Italiano di Cultura, tutto questo porta l’artista a comprendere una profonda verità sulla situazione di tutti quelli che, come lui, affrontano la catastrofe quotidianamente. Non si riesce a superare l’esperienza della pioggia cercando un “altrove”, ma provando a creare un anti-diluvio, un diluvio emotivo che faccia delle lacrime, dell’ascolto reale dell’altro, una possibilità dal quale far scaturire l’energia necessaria che forse aiuterebbe a risolvere, invece che “provare a dimenticare” allontanandosi.
Le parole del critico del Der Spiegel diventano, in conclusione, lo strumento per questo diluvio diverso, per quella condivisione inattesa, che diventa pioggia di lacrime, che sono pur sempre vita, e che la vita stessa la alimentano, non la distruggono.
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