LIBIDINE VIOLENTA, testo e regia di ENZO MOSCATO

Al Metastasio di Prato - Via B. Cairoli 59, PRATO – dal 22 al 27 novembre 2022.

Servizio di Cinzia Capristo

Dopo il debutto al San Ferdinando di Napoli, al Teatro Metastasio di Prato, dal 22 al 27 novembre, è andato in scena Libidine Violenta testo e regia del drammaturgo napoletano Enzo Moscato, con lui sei attori Giuseppe Affinito, Luciano Dell’Aglio, Tonia Filomena, Domenico Ingenito, Emilio Massa, Anita Mosca; una co-produzione Teatro Metastasio di Prato, Teatro di Napoli, Teatro Nazionale, Casa del Contemporaneo.

Libidine Violenta è il nuovo testo di Enzo Moscato, il sipario si apre e Reci, questo il nome della protagonista, un’eccentrica scrittrice demodé dall’ambigua identità sessuale, per riscattarsi da un passato ingombrante, telefona alla stampa per annunciare il suo suicidio in una vasca da bagno, vasca da bagno sempre presente sul palco nel susseguirsi del racconto. Moscato, che impersona Reci-diva, seduto su uno scanno domina il palco con una macchina da scrivere. Reci scrive “my memoirs” un viaggio attraverso la sua esistenza.

La scenografia di Luigi Ferrigno è semplice e in sintonia col testo narrato, da ambo i lati scaffali che contengono fogli sparsi, da un lato un’altalena a voler raffigurare i voli pindarici di Reci nello scrivere, con i suoi ricordi sbiaditi di una mente offuscata, che evoca personaggi e rivive momenti della sua esistenza che prendono corpo con i sei attori protagonisti, dall’altro lato sono posti dei telefoni a rappresentare l’incomunicabilità. Ogni scena è completata da un sottofondo musicale. Moscato affronta il tema dell’omosessualità e di ciò che circonda questo mondo e di come nel periodo nazista in Germania gli omosessuali venivano perseguitati, evoca il canto delle Mondine come a voler richiamare l’attenzione sui diritti violati di qualsiasi minoranza.

Telefonate schizofreniche si susseguono con un vortice di eventi, il passato doloroso di Reci riaffiora, fatto di incomprensioni con gli affetti più cari, la distanza di vedute e un affetto materno cercato e ricercato più volte, un padre violento ormai cadavere, ed è un cadavere che appare a un certo punto sulla scena diventando protagonista. Il cadavere rappresenta i fallimenti di una esistenza in cerca di una identità.  

Si affronta, poi, il tema della follia che ha affascinato scrittori e letterati di tutti i tempi sin da Omero che la considerava una malattia scaturita dal volere degli dèi. Riflettere sulla follia vuol dire riflettere su come percepiamo la realtà che ci circonda. La follia è stata declinata in maniera diversa nel corso della storia dell’uomo, il folle era il malato d’amore, ma anche l’artista geniale, sino ad approdare alla malattia. La follia rivela il nostro lato oscuro, ci pone interrogativi sull’identità dell’individuo ed è il connubio tra follia, sogno e pulsioni sessuali che Moscato a più riprese mette in scena, toccando quei meccanismi che regolano l’inconscio di ogni uomo.

Insomma, Moscato cerca di far rivivere il “teatro dell’assurdo” che ha i suoi massimi esponenti in Beckett e soprattutto in Ionesco; porta in scena le angosce, la solitudine dell’uomo moderno in cerca di una identità,  gioca con le parole, sin dal titolo della commedia, il termine libidine nel suo significato di impulso sessuale incontrollato richiama quello che in termini giuridici viene definito atti di libidine violenta, e ancora la protagonista Reci-diva ricorda il termine “recidiva” che sempre in diritto significa il ripetersi di un reato, ma questo gioco di parole si riverbera in tutta la commedia. Il “teatro dell’assurdo” ha influenzato anche il cinema, Libidine era anche il titolo che il regista Jonas Rainer aveva dato nel 1979 al suo film horror-erotico che nel suo racconto delirante ricorda molto le vicende della mente offuscata di Reci.

I costumi di Dario Biancullo sono in perfetta sintonia con il racconto, anzi sembrano dare corpo a quel gioco di parole che imperversa in tutto il testo.

Un Moscato inconsueto, che pur non dimenticando la sua Napoli, tanti i riferimenti nel testo alla sua terra, si mostra cosmopolita e indagatore dell’animo umano, rispecchiando col suo testo la realtà che ci circonda dove i generi sono solo etichette da esibire, ma anche un Moscato che sembra muovere una critica al mondo dell’editoria, agli Editori Riuniti; infatti, la commedia termina con Moscato seduto sul bordo della vasca da bagno che butta in aria il manoscritto.                     

 

LIBIDINE VIOLENTA testo e regia Enzo Moscato
con Giuseppe Affinito, Luciano Dell’Aglio, Tonia Filomena, Domenico Ingenito, Emilio Massa, Enzo Moscato, Anita Mosca 
scena Luigi Ferrigno
costumi Dario Biancullo
organizzazione Claudio Affinito
realizzazione scena Alovisi Attrezzeria

coordinamento tecnico dell’allestimento Marco Serafino Cecchi,

assistente all’allestimento Giulia Giardi,

direttore di scena Clara Varriale,

elettricisti Simone Picardi,

fonico Teresa Di Monaco,

cura della produzione Francesca Bettalli, Camilla Borraccino,

organizzazione generale Claudio Affinito,

foto di scena Pepe Russo,

video documentazione Pietro Di Francesco,

immagine del manifesto Sofia de Capoa,

produzione Teatro Metastasio di Prato, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Casa del Contemporaneo

 

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