MEDEA di Euripide, traduzione, regia, scene, costumi e drammaturgia musicale di Riccardo De Luca

All’Istituto italiano Degli Studi Filosofici (Palazzo Serra di Cassano) l’8 e 9 marzo 2025 ore 19

Servizio di Pino Cotarelli

Napoli – Particolare lettura di Riccardo De Luca della Medea di Euripide che pone l’accento sull’impeto o come afferma il regista nelle stesse sue note, sul “Thymòs”, sull’emotività di questa donna, che combattuta fra razionalità e passione, non disposta a piegarsi per nessuna ragione, accede alla violenza più becera e feroce distruggendo tutto ciò che gli sta intorno, uccidendo perfino i propri figli. Una tremenda reazione al ripudio del marito Giasone, che decide di sposare la figlia di Creonte, re di Corinto, per accedere al trono, ma anche allo stesso re Creonte che vuole bandirla dalla città; avvelena lui e la figlia promessa sposa di Giasone. Un affronto insuperabile per Medea che ha scelto e orientato la sua vita per amore, abbandonando il padre per andare a vivere a Corinto con il marito e i due figli, dopo  aver aiutato Giasone e gli Argonauti a conquistare il vello d’oro. Ira, vendetta, orgoglio, incertezza, timore, decisioni sofferte ma irrinunciabili, una successione di stati d’animo che la bravissima attrice Annalisa Renzulli (Medea), non nuova a queste prestazioni attoriali eccellenti, vedi Eleonora Pimentel Fonseca, ha saputo trasmettere al pubblico, con la profondità dello stato d’animo, le decisioni sofferte e i passaggi emotivi. 

Una rappresentazione preceduta dall’introduzione del presidente dell’Istituto italiano degli Studi Filosofici Massimiliano Marotta, che in una sintesi essenziale, ha descritto talune differenze di approccio filosofico alla figura femminile e in particolare nell’Iliade e nell’Odissea, in relazione anche alla rappresentazione in programma e ha concluso augurando ai giovani un approccio innovativo alla vita con la capacità di andare anche in controtendenza quando necessario. 

Ad apertura della scena, in una penombra scenografica tipica dell’epoca, è la nutrice (Riccardo De Luca, con una recitazione empatica e coinvolgente) a descriverci lo stato d’animo di Medea, il suo lavorio interiore, l’incombente presagio di morte, in un colloquio con il pedagogo (Salvatore Veneruso, ottimo nella caratterizzazione e nella mimica).  Irrompe successivamente sulla scena Medea con la sua aria di sofferenza funesta intrisa di odio e rancore, che, come sotto un cupo influsso irrefrenabile, racconta il suo dramma di donna tradita, la sua delusione, si chiede se è meglio morire o vendicarsi, ma poi descrive con la lucidità allucinante di chi assapora già la vendetta, i suoi piani diabolici; una veste avvelenata per la sposa e il sacrificio dei figli per condannare Giasone alla sofferenza infinita. 

Appare il marito Giasone (Alfonso Salzano, una recitazione autorevole e ben resa), che cerca di fargli comprendere quanto sia conveniente il suo prossimo matrimonio per tutti, figli compresi. Medea, cerca invano di persuaderlo, si aggrappa ancora a una speranza per evitare la trama diabolica architettata. Prova anche a intenerire Creonte (Salvatore Veneruso) ma non ci riesce, ormai convinta che non accetterà mai la condizione di sottomissione. Mette al corrente della sua trama Corifea Orfica (Maria Teresa Iannone) e Corifea Apollinea (Livia Bertè). Convince anche Egeo il re di Atene (Salvatore Veneruso), dopo averlo messo al corrente del torto subito, di accoglierla dopo la sua fuga. Poi, da proiezioni sul fondo si intravedono i figli di Medea, si odono le loro strilla; è Medea che sta mettendo in atto il suo orribile e allucinante piano. Quando arriva Giasone (Alfonso Salzano, molto convincente nel rendere la disperata sofferenza) che vuole vedere i figli, viene a conoscenza dalla viva voce della moglie, della triste sorte riservata loro. 

Il finale con la profonda sofferenza di Giasone (Alfonso Salzano, ottimale l’interpretazione), al quale viene rifiutato anche l’ultimo desiderio, abbracciare i due poveri corpi dei figli e dargli sepoltura. L’istinto bestiale, il Thymòs che ha portato alla disperata vendetta, è sempre presente nell’animo umano e ancora evoca danni, guerre e disastri, all’apparenza si presenta come forza propulsiva ma in realtà indebolisce e riesce solo ad isolare. Una rappresentazione applaudita lungamente perché apprezzata nella realizzazione e nella resa degli attori che hanno affrontato i ruoli complicati, riempendoli di momenti molto toccanti ben recitati. 

Notata la persistenza della tensione dei rispettivi ruoli, negli attori anche a conclusione del lavoro, nei saluti confidenziali con il pubblico nei camerini, indice di quanto il ruolo stesso sia stato ben somatizzato e abbia coinvolto appieno. Un ottimo lavoro di traduzione e di direzione di Riccardo De Luca, che ha curato anche le scene, i costumi e la drammaturgia musicale, che merita altre numerose platee e una lunga vita, così come è stato per Eleonora Pimentel Fonseca, dello stesso autore/regista e interpretato da una splendida e ottima attrice quale è Annalisa Renzulli.

 

MEDEA di Euripide
Traduzione, regia, scene, costumi, drammaturgia musicale di Riccardo De Luca
con Annalisa Renzulli (Medea), Alfonso Salzano (Giasone), Riccardo De Luca (Nutrice, messaggero), Salvatore Veneruso (Pedagogo, Creonte, Egeo), Maria Teresa Iannone (Corifea Orfica), Livia Bertè (Corifea Apollinea)
Immagini di scena Dario Sansone ed Ernesto Fiorentino
Collaborazione ai costumi Sartoria Canzanella
Produzione Stati Teatrali

 

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