Al Teatro Mercadante di Napoli dal
18 al 29 gennaio 2023
Servizio
di Rita
Felerico

Napoli - Siamo a
cento anni dalla nascita (5 marzo 1922) di Pier Paolo Pasolini e scopriamo
aspetti ancora poco conosciuti della sua personalità; è talmente vasto il suo fare
(poesia, teatro, cinema, letteratura, pittura) e tanto ampia la poliedricità della sua espressione che anche
il ritornare su percorsi già battuti riserva sempre sorprese e la meraviglia
della sua unicità. E’ Pasolini; e lo riconosciamo ogni volta che ci imbattiamo
nelle sue parole di poesia o con lo sguardo seguiamo le immagini dei suoi capolavori
cinematografici o leggiamo le acute osservazioni in articoli o scritti
giornalistici. Il suo rapporto con la musica, da cui era affascinato (suonava
il violino), è particolare, un amore che si conosce certo, ma che è ancora
terreno da approfondire. Non solo Bach – che amava tanto – ma nel profondo del cuore
filtrava ed era innamorato anche delle canzonette. “Niente meglio
delle canzoni ha il potere magico, abiettamente poetico, di rievocare un tempo
perduto” – scrive il poeta nel 1964 in un articolo per Vie Nuove,
intitolato “Il fascino del juke box” – “Le intermittenze del cuore più
violente, cieche, irrefrenabili sono quelle che si provano ascoltando una
canzonetta.”

E molti furono gli
incontri / scontri - per il suo carattere – con artisti del calibro di Ennio
Morricone, Domenico Modugno, Gabriella Ferri, Laura Betti, Sergio Endrigo e
come altri scrittori – Moravia, Maraini, Arbasino, Fortini, Flaiano –
rispondeva entusiasta agli appelli per scrivere testi di canzoni lanciati dalla
Betti, da Cherubini, da Bixio.
Canzoni come preghiere,
come denuncia, come fatti. Con lui si canta sempre di un mondo ai margini, di
prostitute, di violenza psicologica e morale, di vite ribelli, fragili ma
forti. Non sono semplici canzoni, ogni testo descrive e narra di quel
che è, di un personaggio, personaggi che vivono dentro di noi anche a nostra
insaputa.
Pasolini racconta a suo
modo, anche nelle canzonette, la vita che vede, la bellezza e la contraddizione
dell’oscuro. Spesso diceva che le parole delle canzonette sono belle quanto
quelle di una poesia, anzi confidava di immaginare spesso di scrivere dei versi
a una bella melodia come il tango o la samba (era anche un grande
ballerino!).
CADO SEMPRE DALLE NUVOLE – CANTARE PASOLINI lo spettacolo che il Teatro Mercadante
dedica al centenario pasoliniano, accoglie il progetto di Mauro Gioia che
abbraccia il percorso emozionale di Pasolini in un arco temporale abbastanza
ampio, 12 canzoni interpretate da lui e da una convincente Claudia Gerini.
“Le canzoni del poeta - scrive nelle note di regia Francesco Saponaro
– sono stelle di una galassia che sta al corpus dell’intera opera
pasoliniana come una predella alla sua pala d’altare. Più che canzoni d’autore,
sono Lieder sbocciati dall’inguaribile spleen di un Tiresia nostro
contemporaneo “.
E si susseguono.
Accompagnate da chitarra, chitarra elettrica, violino, violoncello pianoforte,
tastiera, Il soldato Napoleone – di Sergio Endrigo – tratta da un
poemetto in friulano, Canto delle campane, versi tradotti in italiano
dal friulano dallo stesso autore, Cristo
al Mandrione, in dialetto romanesco scritto per Laura Betti agli
inizi degli anni ’60 con musica di Piero Piccioni, che descrive uno dei
quartieri più poveri di Roma, dove subito dopo la seconda guerra mondiale si rifugiarono zingari, poveri e
tanta gente del Sud, una canzone che è veramente una preghiera .

E poi Marilyn,
parte di un esperimento chiamato da Pasolini “poema cinematografico”, e Ballata
del suicidio scritta su appello della Betti che la incise solo in francese.
Seguono I ragazzi giù nel campo, scritta con Dacia Maraini, Ay
desesperadamente omaggio di Aisha Cerami, Violino Tzigano presente
nel film ‘Mamma Roma’, il famoso Valzer della Toppa in romanesco cantata
dalla Betti e successivamente da Gabriella Ferri, la recessione
tradotta in italiano dal friulano dallo stesso Pasolini.
Infine, che cosa sono
le nuvole? testo di indiscutibile bellezza
musicato da Domenico Modugno tratto dal film ad episodi ‘Capriccio
all’Italiana’ con i fantastici Totò e Ninetto Davoli e Una storia sbagliata
di Fabrizio De Andrè sulla tragica fine del poeta.
In una scenografia che
in breve spazio cerca di rappresentare i vari momenti vissuti dal poeta,
l’atmosfera degli anni in cui la canzone viene composta si muove la Gerini bravissima
a cambiarsi d’abito in un brevissimo tempo.
Nel centenario, il
progetto di Mauro Gioia è un invito a riprendere il Pasolini che conosciamo e ad
arricchirlo delle emozioni che lo spettacolo trasmette; desidero così terminare
con l’emozione più forte che ho provato, il ricordo di alcune battute tratte da
che cosa sono le nuvole? che, nel
mio immaginario, racchiudono una delle più struggenti dimensioni pasoliniane
La verità non è in un sogno ma in molti sogni e noi siamo in un sogno dentro un sogno Jago – Senti qualcosa
dentro di te? Concentrati bene! Senti qualcosa? Eh? Otello – Sì … sì
….sento qualcosa … che c’è … Jago – Beh … Quella è la
verità …Ma ssssst, non bisogna nominarla, perché appena la nomini non c’è più …
CADO SEMPRE DALLE NUVOLE – CANTARE PASOLINI
un progetto di Mauro Gioia
drammaturgia Igor Esposito
elaborazioni e musiche originali Pasquale Catalano
regia e spazio scenico Francesco Saponaro
con Claudia Gerini, Mauro Gioia
pianoforte e direzione musicale Giuseppe Burgarella
musicisti Francesca De Filippis, Monia Massa, Annamaria Puggioni,
Alberto Toccaceli
costumi Anna Verde
disegno luci Cesare Accetta
fotografie Giovanni Ambrosio
aiuto regia Salvatore Scotto d’Apollonia
scenografo collaboratore Carmine De Mizio
assistente ai costumi Daria Bonavita
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
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