Teatro da amare

Servizio di Rita Felerico

Si è da poco concluso, con successo e positivi riscontri, Il teatro non si rassegna, il festival giunto alla sua terza edizione, promosso sul territorio di Monte di Procida da Arché, un gruppo di giovani motivati ed appassionati che nel teatro non solo ci credono, ma che con costante impegno cercano di divulgare, motivando la forza e la cifra educativa del suo linguaggio. Da queste convinzioni, con grande professionalità, nasce il festival, magico incontro fra pubblico e palcoscenico.

Ne abbiamo parlato con Sara Guardascione, una delle anime di Archè.

Sara parlaci dell’edizione di quest’anno, del riscontro da parte del pubblico.

La mission di Archè per il festival è ed è sempre stata quella di ideare una programmazione di qualità e di respiro nazionale unita a eventi culturali che promuovano anche le realtà locali. Il festival, infatti, si svolge sul nostro territorio, quello di Monte di Procida, dove un vero e proprio teatro, così come un pubblico avvezzo a un cartellone non amatoriale, non esiste. Stiamo cercando di creare un circolo virtuoso in questo senso e i cittadini – così come gli avventori “extraurbani” − fortunatamente, stanno rispondendo molto bene.

Le novità della programmazione rispetto agli altri anni?

Quest’anno ci siamo presi il rischio di inserire una quarta serata (fino all’anno scorso ne avevamo tre) e di mettere in cartellone cinque spettacoli. È stata più dura ma ce l’abbiamo fatta. C’è uno zoccolo duro di pubblico che ormai si fida di noi e della nostra programmazione e speriamo che vada sempre meglio. È un pubblico attento, curioso, che ama anche darci dei feedback, e questo è fondamentale per crescere.

Avete dei partner in questa vostra avventura?

Siamo molto contenti del sostegno, oltre che del Comune di Monte di Procida, delle imprese locali che hanno abbracciato il nostro progetto e ci fanno da sponsor o partner, e che di anno in anno sono sempre più numerose. Ci dicono che credono nella nostra professionalità, nella nostra energia e sono contente di investire nell’arte e nella cultura.

Quale è stato secondo te lo spettacolo più significativo?

Se è vero che il primo anno abbiamo semplicemente scelto dei nomi “di spicco” da mettere in cartellone, dal secondo cerchiamo di scegliere spettacoli che abbiano una coerenza tematica o stilistica tra loro. L’anno scorso è stata la volta dell’edizione shakespeariana, mentre quest’anno quella della drammaturgia contemporanea. C’è un fil rouge che lega tutti gli spettacoli che abbiamo selezionato per la terza edizione, da Art di Yasmina Reza a cura di Archè, a I Porci di Manuel Di Martino, vincitore del contest teatrale under 35 che abbiamo indetto lo scorso anno, passando per lo spettacolo che inaugurava la sezione teatro ragazzi e inclusività, Don Chisciotte, sogni e mulini a vento di Piero Chierici (Diesis Teatrango), per finire con le nostre ospitate d’eccezione, Giusto di Rosario Lisma e The Black’s Tales Tour di Licia Lanera.

Questo “filo” è costituito dal racconto e dalla “denuncia” della “mascolinità tossica” intesa nel suo rapporto con la società, che è tema presente in ognuna di queste opere, sebbene non ne costituisca sempre il leitmotiv. Ed ecco quindi i giochi di prevaricazione tra i tre “amici” di Art, ecco il tentativo di evadere dal giudizio della società di Don Chisciotte, ecco i due esemplari di maschi alfa de I porci, ecco la trasformazione di Giusto in “bruto sicuro di sé”, ecco le fiabe nere di Licia Lanera che raccontano di donne favolose abusate ed escluse dagli uomini.

Non c’è quindi uno spettacolo “più significativo” degli altri: siamo fieri di aver scelto opere di grandissima qualità, ideate e messe in scena da bravissimi artisti e, contemporaneamente, di aver portato all’attenzione del nostro pubblico le tematiche che ci stavano più a cuore in un gioco di incontri e di incastri che ci sembrava coerente.

 

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