UMANA testo e regia di Francesca Esposito

Al teatro Tram di Napoli, sabato 4 e domenica 5 novembre 2023

Servizio di Pino Cotarelli

Napoli – Successo meritato al teatro Tram di Napoli per UMANA, il lavoro dell’autrice e regista Francesca Esposito, che ha vinto ilPremio Regista con la A”. Un’interessante drammaturgia che percorre il tema dell’identità, indagando la profondità dell‘inconscio, attraverso un indotto e travagliato contatto con le proprie angosce, i propri tabù, le proprie oscure rimozioni. La ricerca di una rinascita, dopo un violento e brutale confronto; l’impatto con le proprie molteplici identità, per tentare di riconoscerle, ricongiungerle e finalmente approdare ad una piena consapevolezza. Essere capaci di individuare, riconoscere, accettare e condividere le proprie ombre, le proprie paure; essere in grado finalmente di gestirle. Quantomai indovinato l’affidamento alle due ottime attrici gemelle Clara Bocchino (nel ruolo di Umana) e Anna Bocchino (nel ruolo di Flora), che con un notevole lavoro attoriale, che ha richiesto, insieme all’intensa recitazione dai toni anche toccanti e drammatici, sfibranti movimenti del corpo fra danza e movenze isteriche, hanno saputo rendere bene le diverse facce di una identità, che dopo complesse e successive evoluzioni trovano l’appagante riunificazione. Notevole anche la resa degli attori Lucio De Cicco, Carmela Ioime, Taras Nakonechnyi, nel ruolo dei nascosti, ovvero delle enigmatiche figure, che, come presenze ingombranti, annebbiano i pensieri, la mente, rievocando paure, ricordi reconditi, trasportano nel fondo, nel lato oscuro dell’anima, per condannarti o assolverti. Scoprire che essi in fondo ti appartengono, forse non esistono, che solo attraverso loro puoi tornare a guardarti dentro senza timore e trovare la necessaria serenità. Una scenografia essenziale, molto significativa, con una porta illuminata movibile, mossa ad arte dagli attori, che separa, unisce, che si trasforma in banco da reception, tavolo da cerimonie, banco di tribunale, ventre con feto in movimento. I cinque attori si muovono sulla scena, nella penombra; appaiono come forme aliene in tempo indefinito e magico.  Musiche appropriate e costumi coerenti. Un lavoro eccellente che sicuramente vedrà ancora innumerevoli platee.


Abbiamo rivolto alcune domande alla regista Francesca Esposito

Come è nato questo spettacolo?

E' sempre difficile stabile dove nasce un'idea di messa in scena. Da un'immagine, da un’emozione, da un pensiero? Sono sempre stata attratta dalle porte socchiuse. Quelle che guardi dall'interno di una stanza ma che ti fanno immaginare un fuori, oppure un altro dentro. La sensazione di un altrove indefinito e di un confine che si dissolve, che mescola ciò che era separato. Questa semplice immagine, atavica, infantile, è stata la scintilla che ha ispirato “Umana”. E' stata però la lettura di “Carattere e Nevrosi” di Claudio Naranjo che ha nutrito la visione alla base di questo e di altri miei lavori. Naranjo parla di una ferita originaria data dalla separazione dell'individuo dalla propria natura profonda. Mi sono chiesta “cosa accadrebbe se potessi incontrare la mia natura profonda? Cosa accadrebbe? Saprei accoglierla, riconoscerla?” Questa domanda è stato l'esordio di un vero e proprio viaggio tra cosciente e inconscio, l'inizio di una riflessione sulle forze che si muovono sotto il livello della coscienza e che si manifestano in azioni, emozioni, persino pensieri (incarnati nei “Nascosti”) che impediscono il contatto con la verità di sé stessi finché non vengono svelati, portati alla luce, integrati.

 

Notevole il lavoro di coordinamento delle scene, in particolare per i movimenti?

La mia formazione teatrale comincia con Michele Monetta, maestro di mimo corporeo. Negli anni non mi sono mai discostata dall'attenzione all'azione scenica, alla centralità del corpo. Anche nella scrittura tengo conto del corpo e dello spazio come elementi che compongono la drammaturgia. Ogni scena è costruita sul principio della ricerca attoriale. L'attore è creatore delle scene e quindi fondamentale. Con attori diversi la messa in scena sarebbe stata completamente diversa perché ogni attore ha portato e messo in gioco sé stesso nella sua unicità di artista e di essere umano.

 

Un tema molto attuale quello dello smarrimento della propria identità?

La domanda "chi sono io?" è tra le più antiche di tutti. Nasce assieme ai processi di autoconoscenza dell'umanità. Direi, quindi, che è un tema sempre attuale. 

Questa epoca di stravolgimento che stiamo vivendo, è paradossalmente favorevole alla ridefinizione di identità poiché mette in crisi abitudini, parametri di giudizio, il concetto stesso di realtà. Ampliare la propria consapevolezza, portare in luce parti dimenticate di noi, prenderci la responsabilità delle nostre vite, sono processi fondamentali per capire chi veramente siamo e come vogliamo vivere.

 

Diffuso specialmente nei giovani, riferimento a qualche realtà vissuta?

Ho notato, specialmente nei giovanissimi, ma non solo, la convinzione di essere ciò che i social network rimandano. Si tende, quindi, a brandizzare sé stessi e confinare l'autodefinizione all'immagine. I social si trasformano da mezzo di comunicazione e condivisione a specchio fasullo dentro cui cercare sé stessi. Questa visione di sé è limitante e compromette la pienezza di un'esperienza di vita appagante, autentica. 

 

Necessarie due brave attrici gemelle per rendere il tema? Semplice l’individuazione?

La messa in scena di due attrici dalle stesse sembianze ha rafforzato enormemente il tema dandogli una carica irresistibile. In una prima fase del progetto non era previsto. La prima a aderire al progetto è stata Anna con la quale avevo già avuto modo di collaborare.  Poi è arrivata Clara che stimavo molto da lontano ma che non conoscevo personalmente. Benché gemelle molto somiglianti hanno caratteri, personalità, energie totalmente diverse. Questa loro somiglianza eppure enorme differenza ha dato ad "Umana" quello che cercavo.

 

Una scelta difficile per i ruoli di tutti gli attori?

"Umana" è stata un processo organico durante il quale sono avvenuti degli incontri più che delle scelte. Con Carmela Ioime e Adriana D'Agostino, che compongono con me il direttivo di Teatro Nudo, c'è un rapporto di amicizia che precede "Umana". Sin dall'inizio ho sentito che questo progetto per funzionare aveva bisogno di un humus umano speciale, personale, intimo. Ho avuto la sensazione di "riconoscere" gli attori più che sceglierli... come se ci fossimo incontrati a metà strada.

 

Altre programmazioni per questo spettacolo?

Le due date presso il Teatro Tram hanno registrato il tutto esaurito. Molte persone che volevano vedere lo spettacolo non sono riuscite ad entrare. Ci saranno presto novità che comunicheremo a breve. Il mio sogno sarebbe quello di portare "Umana" al Piccolo Bellini e al Campania Teatro Festival perché penso che non ci sia niente di meglio per un artista che sentirsi accolto nella propria città di origine.

 

Quale è il prossimo progetto?

Abbiamo già cominciato a lavorare a "Human Zoo-m, mostra digitale di umani in cattività" un progetto che sarà sviluppato in varie fasi. Il tema principale è l'identificazione delle persone con la propria immagine sui social network. L'ispirazione è il mito della caverna di Platone: come gli uomini incatenati chiamavano verità le ombre proiettate sul fondo della caverna, così gli ospiti dello Zoo-m chiamano verità la propria immagine sullo schermo. 

Il primo movimento è andato in scena in forma di corto teatrale con il titolo "Cage 47" con Adriana D'Agostino nel ruolo dell'influencer Birdy_vi e la voce di Taras Nakonechnyi nel ruolo dell'assistente digitale Rabdo. 

Nei prossimi movimenti prevedo di coinvolgere altri attori della compagnia nel ruolo di ospiti digitali di Human Zoo-m.

 

 

 

UMANA testo e regia Francesca Esposito

Spettacolo vincitore del Premio Regista con la A

Produzione Teatro Nudo

Con Anna Bocchino, Clara Bocchino, Lucio De Cicco, Carmela Ioime, Taras Nakonechnyi

aiuto regia Adriana D'Agostino 

 







 

 

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