IL DUCE DELINQUENTE con Aldo Cazzullo e Moni Ovadia
Quando la musica parla
Servizio di Rita Felerico
La “vicenda” del fascismo si trascina così fino ai giorni nostri con un lento, insidioso penetrare nel pensiero sociale e politico degli italiani, la maggior parte dei quali in fondo riserva simpatie e accondiscendente approvazione per le idee e gli atti di un uomo che Aldo Cazzullo nel suo ultimo libro - Mussolini il Capobanda - definisce appunto spietato ‘capobanda’ e nella versione teatrale. Il duce delinquente.
“La guerra non è un impazzimento; è lo sbocco naturale del fascismo” afferma Cazzullo “e aver mandato i soldati italiani a morire senza equipaggiamento in Russia, nel deserto, in Albania è stato un altro crimine”. Un parere su Mussolini molto severo che non ammette chi ha ancora un'immagine deformata del Duce. Si arriva persino ai tempi nostri col neofascismo e le sue bombe sui treni, nelle banche e in piazza.
L’intreccio
dei testi e delle immagini in bianco e nero è frutto di uno studio accurato, ma
qui la riflessione va alla musica capace, grazie alla maestria della Famulari (scelta
degli strumenti, del ritmo, delle tonalità, del suonare) di dare maggior senso alle
parole, rivelatrici in alcuni casi di episodi poco conosciuti o sconosciuti.
Fra le
canzoni come Parlami d’amore Mariù, Maramao perché sei morto e le
pittoresche Giovinezza o Faccetta nera, sono comunque tre i brani
portanti che strutturano il bellissimo testo di Cazzullo e l’interpretazione di
Ovadia, il quale canta in più lingue e imita con giusto tono le voci del duce,
di Galeazzo Ciano e altri: Amapola, Lili Marlene e Bella Ciao, a
ricordarci il dolore delle guerre, gli anni che le hanno precedute, l’atmosfera
che pervade il tempo fra i due conflitti.
Tre brani
accomunati dall’essere ‘poesie’ di resistenza, d’amore, testimonianza di un umano
che neppure le ‘guerre’ delle armi e la distruzione delle relazioni che ne
consegue riesce a distruggere. Se hanno
avuto tanta risonanza, successo e se sono capaci di essere ancora cantate con
passione, scevre da ogni volgare richiamo politico, ci sarà un motivo: è che dobbiamo
ricordarci di quell’umano, sempre e delle nostre lotte di resistenza contro chi
quell’umano lo vuole distruggere.
Amapola è un fragile rosso papavero. Amapola, bellissima Amapola/Non essere così ingrata/Guardami/Amapola, Amapola/Come puoi vivere così sola. E non possiamo non ricordare la bellissima versione di Ennio Morricone in C’era una volta l’America in uno degli episodi più toccanti del film. L’amore resiste se esiste, anche nella sua fragilità.
Lili Marlene. “Quando le tarde nebbie svaniranno/ chi sarà di nuovo sotto il lampione/ con te, Lili Marlene”. La ragazza evocata con tanto nostalgico amore è la Germania? “quando le tarde nebbie svaniranno”, quando sarà finita la guerra. L’amore è anche identità e la nostalgia è il desiderio di una mancanza che è dietro alle sconfitte da riconquistare. C’è tutto il dramma del presente.
E le genti che passeranno/Ti
diranno «Che bel fior!» / «È questo il fiore del partigiano» /o bella, ciao!
bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! / «È questo il fiore del partigiano/morto
per la libertà!». Chissà perché quel fiore me lo immagino come
quel papavero, rosso di Amapola, fragile e resistente.
Dal sito internet di
Repubblica.
Dario Sansone, musicista, disegnatore, regista e direttore
artistico oltre che leader ed autore della folk band napoletana Foja
(2006) ha prodotto e riadattato, in occasione degli 80 anni dalle quattro
giornate di Napoli (27 -30 settembre 1943), Bella Ciao, lo storico canto
popolare dedicato alla Resistenza italiana.
Il brano, inserito in un progetto
molto più ampio, è stato pensato e realizzato proprio in occasione della
realizzazione del documentario storico e animato Quattro giorni per la libertà:
Napoli 1943, regia di Massimo Ferrari e regia di animazione e realizzazione
affidata ad Alessandro Rak e lo stesso Sansone, andato in onda lo scorso 29
settembre su Rai 3 in prima serata.
“Esistono canzoni infinite
che non smettono mai di essere scritte. Bella Ciao - dichiara Dario Sansone - è
una di queste. La sua storia è misteriosa e controversa, non se ne conoscono
gli autori, non si hanno notizie certe e nel tempo è divenuta una canzone che
appartiene al popolo ed al suo sentimento di resistenza e libertà. Una canzone
tinta di rosso, di vita, di morte, di amore, di passione e di questi sentimenti
mi sono nutrito per la riscrittura, trasferendola nei miei giorni, nei miei
suoni e nella mia lingua. Il mio è un omaggio alla Resistenza della mia città e
a quelle quattro giornate in cui Napoli con orgoglio ha saputo riconquistare la
propria libertà ed accendere la miccia della liberazione dall'occupazione
nazista e dal regime fascista in tutta Italia. Oggi più che mai a 80 anni di
distanza quei giorni di resistenza restano da esempio per tutti i napoletani e
per tutti i popoli in questo momento di forti distanze sociali.”
IL DUCE DELINQUENTE con Aldo
Cazzullo e Moni Ovadia
Musiche di Giovanni Famulari
Una produzione Corvino Produzioni
sas
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