OLIVA DENARO, con Ambra Angiolini, regia di Giorgio Gallione

Al Teatro Politeama Pratese - Via G. Garibaldi 33/35, Prato – il 10 alle ore 21 e l’11 alle ore 16 febbraio 2024.

Servizio di Cinzia Capristo

Al Politeama di Prato è andato in scena un monologo di Ambra Angiolini tratto dall’omonimo romanzo “Oliva Denaro”, della scrittrice Viola Ardone, che prende spunto da una storia realmente accaduta. Siamo nella Sicilia degli anni Sessanta; la storia di una quindicenne Franca Viola dà uno scossone non solo in seno alla Sicilia, ma all’intero paese Italia, perché una legge arcaica del Codice penale all’art. 544 viene cambiata; lo stupro non è più considerato oltraggio alla morale, ma diventa reato. Il coraggio di una donna merita rispetto tanto che, l’8 marzo del 2014, Franca Viola viene insignita dell’Onorificenze di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana con la motivazione: “per il coraggioso gesto di rifiuto del matrimonio riparatore che ha segnato una tappa fondamentale nella storia dell’emancipazione delle donne nel nostro paese”.

La storia di Oliva Denaro sembra riecheggiare il testo teatrale della “Brocca Rotta” del drammaturgo Heinrich Von Kleist testo del 1806, dove le leggi dell’uomo si scontrano con quelle della giustizia. In entrambi, la brocca rappresenta la verginità compromessa, ma nella Sicilia degli anni Sessanta non restava altro che il matrimonio riparatore, bastava sposare lo stupratore per estinguere il reato o subire l’umiliazione di essere considerata una svergognata e rimanere bandita dalla comunità. Oliva Denaro, come Franca Viola, ha il coraggio di non assoggettarsi, dice “No” alla “paciata”, al matrimonio riparatore. Oliva è un’eroina, una mente pensante che si eleva dal gruppo, riscatta la sua libertà, in un percorso di emancipazione personale e collettivo, rompe antiche tradizioni e schemi perpetrati in una società dove vigono regole consuetudinarie e dove la donna è asservita al volere di una società patriarcale dove non ha possibilità né di parola né di scelta.

Quella di Oliva Denaro è una voce che si leva e si fa voce tra le tante donne che gridano dolore e rabbia, fino alla rassegnazione di dover combattere all’infinito. Nel racconto viene evidenziato il rapporto tra madre e figlia, una donna legata a leggi ancestrali, che genera un’altra donna, ma che non comprende appieno la forza dell’essere donna, se non quando la figlia determinata a rompere le leggi fatte dagli uomini, si ribella appoggiata da un padre silente, ma che ha il coraggio di seguire il volere della figlia. Come dice Oliva a un certo punto del racconto: “Sono nata libera e cresciuta in gabbia”, ma dalle gabbie si può uscire. Il silenzio diventa dirompente fino a sfociare in una battaglia vincente.

In scena una donna, Ambra Angiolini, che dà forza al personaggio tanto da sentirlo suo, si immedesima in quella eroina, interpreta il testo con una cadenza siciliana ed è Oliva Denaro. Guardando Ambra recitare il pensiero arriva a tutte quelle donne che ancora oggi, pur in presenza di leggi, restano vittime di carnefici che hanno scelto. Una narrazione quella di Ambra sentita, una sofferenza palpabile che si dispiega e si fa corale coinvolgendo il pubblico che gli tributa applausi, interrompendo la narrazione. Tutto il racconto è scandito dalle canzoni di Mina, Città vuota, Nessuno, Soli, Renato, L’importante è finire, E poi, Mi sei scoppiato dentro al cuore, Canta ragazzina, E’ l’uomo per me, canzoni scelte a rappresentare le varie scene che vive la protagonista, così come Bandiera Rossa che rappresenta l’incontro con una coetanea Liliana che la sosterrà accanto ad altre donne del partito comunista, nella sua battaglia finale. La drammaturgia e la regia di Giorgio Gallione, ben congeniata, accanto alla bravura di Ambra Angiolini, hanno reso questo spettacolo un monologo impegnativo e toccante, ma senza essere gravoso.

La scenografia è semplice e rappresenta un mondo agreste, quello di Oliva, con spighe di grano e al centro un albero di arance che richiama la Sicilia, con cassette per la frutta; sullo sfondo pareti bianche a simboleggiare la purezza di Oliva e delle tante donne che hanno subito violenza e soprusi. Tante finestre fanno da corollario a simboleggiare l’urlo di dolore delle tante sofferenti e abusate.

Nella scena finale, quando Oliva si reca in tribunale per avere giustizia e affronta il suo aguzzino, Ambra scende dal palco e con piglio deciso dice quel “No” al matrimonio riparatore che Oliva, come Franca Viola, hanno sostenuto. Alla fine della performance Ambra è visibilmente emozionata, il sipario si apre con lei in lacrime, mentre il pubblico in piedi, in una standing ovation, omaggia l’artista e la donna Ambra. Tra le lacrime l’artista ricorda il coraggio di Franca Viola e invoca a dire quei “No” che a volte servono, fa un richiamo a tutti, ad una maggiore attenzione dell’altro, perché la dove non arrivano né le leggi né le istituzioni, possiamo arrivare noi con l’ascolto. Infine, ringrazia il pubblico per l’accoglienza tributatale, in una serata dove la maggior parte degli italiani sono davanti alla tv a guardare il Festival di San Remo.

  

Ambra Angiolini in Oliva Denaro dal romanzo di Viola Ardone

Drammaturgia Giorgio Gallione in collaborazione con Ambra Angiolini

Regia Giorgio Gallione

scene e costumi Guido Fiorato

disegno luci Marco Filibeck

musiche a cura Paolo Silvestri

Produzione Agidi – Goldenart Production

 

NOTE DI REGIA, Giorgio Gallione

Un romanzo di formazione che trasuda teatro. Una storia di coraggio, emancipazione e coscienza di sé. Una scrittura evocativa e profonda dove la voce della protagonista, delicata e rabbiosa, riesce a essere contemporaneamente racconto personale e collettivo. Una storia ‘al femminile singolare’ che si trasforma progressivamente e quasi eroicamente in un canto di libertà.

 

 

Prime due foto di Lalla Pozzo

 Altra foto di Sivia Tondelli


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