ABRACADABRA – Sezione Letteratura a cura di Silvio Perrella organizzazione Vesuvioteatro - Vivian Lamarque
Al Giardino Romantico di Palazzo Reale di Napoli (Accesso da Piazza Del Plebiscito) 21 giugno 2025 – Per Il Campania Teatro Festival 2025
Servizio di Rita
Felerico
La sezione letteratura del Campania Teatro
Festival è stata inaugurata il 21 giugno con Vivian Lamarque, un
incontro tenero, musicalmente simile ai suoni dei flauti di Debussy,
trasparente come si conviene agli abiti della poesia, rispondente in pieno agli
intenti che Silvio Perrella, mitico anfitrione per eccellenza, si
è posto per quest’anno di festival. Scrive infatti: “Abracadabra, cinque
sillabe tutte cadenzate in a. Sembra che la sua origine venga dall’aramaico. E
che significhi “io creo mentre parlo” o “quel che dico accade”. Ma più che
significare, la parola che ho scelto quest’anno per la nostra rassegna di
poesia, suona e direi di più, balla. Nel suonare e nel ballare, i poeti e
l’abracadabra sembrerebbero consustanziali. Gioco malinconia sussurro rivolta
arruffìo di sillabe, nei poeti è la lingua a creare spazio psichico e dunque
geografia abitabile, tende nomadi da starci quel che serve per poi andare
altrove, di là. Nello stare transitorio, nello sporgersi verso l’udito di un
pubblico in continua mutazione, dire abracadabra significa letteralmente fare
formula magica, alchimia di sillabe colorate, sfida alla paura che è sempre più
ovunque e sempre più divora le nostre cellule percettive”.
E’ importante leggere ciò che Silvio desidera
esprimere con questa formula di magia infantile, un abracadabra per
entrare nello spirito della poesia e delle parole. Con Vivian si è vissuto un
abracadabra, si è attraversata la fragilità del nostro essere al mondo e al
tempo stesso la volontà che può guidarci verso la ricerca se non di una verità
delle cose che accadono, di ciò che significa accadere.
Vivian nel renderci partecipe della sua vita,
fra le defaiance di memoria, con tranquilla serenità narra dei suoi tanti
cognomi, del desiderio di andare a percorrere fino in fondo la strada che la
porterà a scoprire la madre naturale, di cosa ha per lei significato il ricorso
al linguaggio poetico come cura-da sempre praticata- e all’esperienza della
psicoanalisi, la scelta fra Lacan e Jung, come la sua percezione li abbia
riconosciuti e come abbia poi scelto fra i due. E intreccia ai versi letti dai
libri prestati da Silvio (i suoi li aveva dimenticati a casa) quelli dedicati
ai ‘dottori’, ai ricordi fatti anche di odori, di colori, di riconoscenza, di
infantile meraviglia.
Vivian è nel vestito che ha indossato per
ritirare il ‘premio Strega’ (vinto nel 2023) e rivela che era un copricostume,
uno di quelli con cui portava i nipotini al mare; ricorda quel vestito momenti
felici e abitarlo a Napoli è stato come vestire e abitare un portafortuna.
Leggiamo nel bellissimo opuscolo punteggiato con le opere di Oreste Zevola
che possiedono le stesse arabescate trame e immagini della poesia: “Vivian
Lamarque da sempre scrive versi che cercano in lei stessa e nel lettore lo
spazio di una possibile leggerezza amorosa. Sa bene quanto ogni età abbia il
suo amore e sa che a saperlo pronunciare l’abracadabra non è solo una formula
magica, ma un’inaspettata pratica della quotidianità”. Una appassionata
ricerca d’amore tesa a colmare i vuoti e le assenze anche inspiegate e
inaspettate, perché l’amore è una quotidiana conquista.
Belli i ricordi dell’amicizia che percorre la
vita – fino alla malattia e alla morte - con Patrizia Cavalli di cui
Vivian ha un chiaro, nitido affettuoso ricordo, intriso di incomprensioni e di affetto;
bello condividere con lei un sentimento che è difficile possa nascere così
naturale e sentito fra due poete protagoniste come loro. Anche queste pillole
di conoscenza sono state un dono di questo incontro con Vivian, l’averla
scoperta come donna, e soprattutto essere stati partecipi della sua
inesauribile meraviglia poetica, di una Vivian che sa parlare con la stessa
forza e bellezza ai bimbi ed agli adulti.
VIVIAN LAMARQUE
Suo
il nome, coniugale il cognome. Nata il 19.4.1946 a Tesero (TN) Ha insegnato
italiano agli stranieri e letteratura in istituti privati. Opere: Teresino
(Premio Viareggio Opera Prima), Il signore d’oro, Poesie dando del lei, Il
signore degli spaventati, Una quieta polvere, Poesie 1972-2002 (Oscar
Mondadori), Poesie per un gatto, La Gentilèssa, Madre d’inverno (Premio
Carducci e Premio Bagutta) e L’amore da vecchia (Premio Saba, Premio
Viareggio, Premio Strega Poesia 2023).Nel 2023 ha curato con Nicola Crocetti Bei
cipressetti cipressetti miei (antologia di versi dall’800 a oggi per le
scuole). È anche autrice di una quarantina di fiabe (Premio Andersen e Premio
Rodari) a partire da La bambina che mangiava i lupi. E di fiabe musicali
tratte da opere di Mozart, Schumann, Ciajcovskij, Prokofiev, Stravinskij. Per
l’infanzia ultimi titoli: Animaletti vi amo (2023) e, sul tema dei
bambini sui barconi del Mediterraneo, Storia con mare, cielo e paura
(2024, Premio Inge Feltrinelli 2025). Ha tradotto tra gli altri Baudelaire,
Valéry e favole di La Fontaine, Céline, Grimm e Wilde. Dal 1992 collabora al
Corriere della Sera e ai suoi inserti.
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