Al Teatro Bellini di Napoli dal 14 al 16 aprile 2023
Servizio di Rita Felerico
Fin dall’inizio si è immersi in un’atmosfera
particolare, immaginaria e senza tempo, anzi nata e determinata dal tempo dal
quale nasce, ovvero dopo la catastrofe di un progresso sempre più tecnologico
che ha dismesso qualsiasi segno di umanità. E’ un luogo nel quale i retaggi
della memoria cercano di riprendere i tratti anche meno perfetti di un umano
che, nonostante tutto, vuole ancora vivere.
Lasciano senza parole i gesti e i movimenti degli
otto danzatori in scena, gesti meccanici che imitano freddamente quelli più
carnali del ricordo, che si accavallano e si intrecciano con arti replicati,
con simboliche luci / pile che illuminano una scena dominata da una scala,
sulla quale si arrampicano e camminano i personaggi / automi, e una porta di
ferro che si apre e si chiude con freddi e metallici allarmi. Luci al neon
incorniciano le azioni e quasi presenza spuria un divano sul quale si posano i
personaggi per incrociarsi /scontrarsi al ritmo di una musica sincopata.

Questi esseri viventi
siamo noi proiettati in un futuro che azzera le identità e le emozioni? Ma
l’artificio tecnologico riesce ad azzerare tutto? sprazzi di umanità sensibile
ritornano a bussare: nella luminosa pancia gravida di una donna, in quei
bambini che si tengono nelle culle o sulle spalle come zaini, ma soprattutto
dagli squarci di panorama che una grande vetrata rimanda sulla scena. Sono il
divenire di una natura che non può essere del tutto annullata: vediamo passare
le nuvole, alberi di alto fusto, stelle e soprattutto la luna, Una grande luna
che ogni tanto appare per parlarci di chi siamo. Il chiaro di luna di Debussy
commenta questo nostalgico, malinconico, doloroso istante. È straziante. Come
il valzer, a raccontare l’ombra del ricordo di passate relazioni. “Un’esperienza che non ha eguali, che
lo spettatore potrà sentire vividamente sulla sua pelle perché La Veronal parla
al cuore di tutti noi, mette in scena il distacco emotivo verso cui ci stiamo
incamminando. E lo fa in una maniera originale, spettacolare, con una carica
retro-futurista che è un po’ il marchio di fabbrica di Morau”, leggiamo in alcune note
di regia. I richiami artistici e simbolici sono innumerevoli.


Una
esperienza che almeno una volta bisogna vivere fino in fondo, per la grande
bravura dei danzatori, capaci di unire ai passi di danza nuove
forme di
sperimentazione, per la perfetta regia, per le splendide scelte musicali,
per il gioco delle luci che rendono disegnate e vive la tristezza, le paure, la
rassegnazione e anche i momenti di lotta.
Quell’uomo
/ tecnico bruciato e irrigidito lasciato sul palcoscenico nel finale, apre lo
spazio a nuove speranze? Forse, come quando si aprono le tende della grande
vetrata a rimandarci e ricordarci della luna. Mi sono chiesta quanto tempo è
occorso per mettere in scena lo spettacolo, curato nei minimi particolari, dove
ogni gesto e movimento deve richiamare quello precedente e il successivo come
all’interno di una partitura, correlandosi con quelli degli altri e seguire la
sua musica, un suono che non abbandona mai la scena.

O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l’anno, sovra questo colle
Io venia pien d’angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, né cangia stile,
O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l’etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l’affanno duri!
Alla Luna - Giacomo Leopardi
Marcos Morau studia
coreografia all’Institut del Teatre di Barcelona, al Conservatorio Superior de
Danza di Valencia e al Movement Research di New York. La sua formazione
artistica non si limita alla danza, ma si estende a discipline quali la
fotografia e il teatro. Nel 2005 fonda La Veronal, una compagnia costituita da artisti
provenienti da diverse discipline, tra cui danza, cinema, fotografia e
letteratura. Morau, tra i molti riconoscimenti, ha ricevuto il National Dance
Award 2013 dello Stato spagnolo e il Sebastià Gasch Award. I lavori
della compagnia sono presentati in festival e teatri di rilievo in tutto il
mondo: Théâtre national de Chaillot di Parigi, Biennale di Venezia, Oslo
Opera, Julidans Amsterdam, Tanz im August di Berlino, Roma Europa Festival,
SIDance Festival Seoul, Sadler’s Wells di Londra, Internationale Tanzmesse di
Düsseldorf.
Pasionaria ideazione e regia Marcos Morau coreografia Marcos Morau in
collaborazione con i danzatori e le danzatrici
con Àngela Boix, Jon López, Ariadna
Montfort, Núria Navarra, Lorena Nogal, Shay Partush, Marina Rodríguez, Sau-
Ching Wong
scenografia Silvia Delagneau
sound design Juan Cristóbal Saavedra
disegno luci e direzione tecnica Bernat Jansà
video Esterina Zarrillo
costumi Carmen Soriano
compagnia La Veronal
produzione Juan Manuel, Gil Galindo and
Cristina Goñi Adot
coproduzione Teatros del Canal – Madrid, Théâtre National de Chaillot
– Paris, Les Théâtres de la Ville de Luxembourg – Luxembourg, Sadler’sWells –
London, Tanz im August – HAU Hebbel am Ufer – Berlin, Grec2018 Festival de
Barcelona – Institut de Cultura Ajuntament de Barcelona – Barcelona, Oriente
Occidente Dance Festival – Rovereto, Mercat de les Flors – Barcelona, con la
collaborazione di El Graner Centre de Creació – Barcelona, con il supporto di
INAEM-Ministerio de Cultura y Deporte de EspañaandICEC – Departament de Cultura
de la Generalitat de Catalunya
Foto Alex Font
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