CASANOVA dell’infinita fuga scritto e diretto da Ruggero Cappuccio
Al Teatro Mercadante di Napoli dal 12 al 23 marzo 2025
Servizio di Rita Felerico
Avvolto
da una atmosfera da sogno, onirica, felliniana si è detto, il Casanova di
Ruggero Cappuccio è dolorosamente vero, reale, nella sua fragilità di uomo,
nelle sue paure, nel suo istintivo sentimento di fuga. CASANOVA – dell’infinita fuga da cosa fugge o è
fuggito, cosa nasconde il suo continuo mutare, cosa ricerca? La parola poetica di
Ruggero Cappuccio sa cogliere tutte le sfumature dei pensieri e delle emozioni
di un uomo ormai alle soglie della morte, costretto a sradicarsi dai suoi spazi
abitativi nel castello di Dux in Boemia dove è ospite come bibliotecario, per
lasciare il posto ad altri, più giovani ospiti, che hanno surclassato il suo
ruolo.
Spogliato della sua aurea di felice e superficiale libertino, si scopre
un Giacomo fine scrittore, che in punta di ‘fuga’ dialoga con le sue donne, o
meglio la sua donna, alla quale tutte si rimandano come in uno specchio. Donne
che si stagliano come ombre, fantasmi, figure immaginarie ad indicare la strada
lasciata e quella da percorrere: ognuna incarna una piega della sua anima, del
suo essere, una meta di un percorso di inquieta conoscenza che non ha
fine. “Giacomo Casanova
– scrive Cappuccio - si manifesta attraverso la sua grande capacità di ascolto,
l’assenza di ogni gelosia, la straordinaria inclinazione a scegliere creature
che padroneggino la propria espressività erotica, e mirino ad un piacere esente
da conflitti e limitazioni mentali borghesi”.
Il sesso, la dimensione del
corpo, della fisicità per ribadire la forza, l’energia del sentimento e
soprattutto della nostalgica, malinconica ricerca di un sé. Cappuccio ci lancia
la sfida della rivalutazione di un Casanova, personaggio
forse sminuito dalla storia. C’è
in questo Casanova vecchio, non solo il ricordo e l’uso dello strumento della
memoria per ritrovarsi, ma un coraggioso confronto con il femminile, aperto e
sincero, volto al disperato e struggente bisogno di conoscerci e riconoscerci. Casanova fugge da se
stesso, dai suoi limiti, dalla impermanenza dell’esistente, dal vuoto
dell’esserci che la sua vita costellata a proposito di gioie fugaci non riesce
a colmare.
Da spettatori ci troviamo
immersi in un spazio circense, dove la visione si sparge
velata come da polvere di borotalco, dove su altalene, funi, trapezi le donne
non parlano, ma con gesti esprimono il loro
messaggio quasi di impertinente sfida a Casanova, una eco incarnata in una
unica voce femminile (quella di Sonia Bergamasco) che
sembra risuonare in un unico tono di ripetitiva coazione.
Le stoffe, i veli e persino
il tessuto del sipario, piegati, aggiustati morbidamente contribuiscono ad
inquadrare quello che appare come una immagine di pellicola filmica, di una
Venezia che è nel nostro immaginario, negli occhi di chi nella nebbia del
carnevale si traveste. I costumi sono bellissimi,
inquadrano la trama delle parole e la mappa delle emozioni di Casanova e delle
sue donne, velati, leggermente inamidati, plissettati, di varie sfumature di un
unico colore, il grigio, come quello dei film muti, indossati con naturalezza
da un bellissimo cast di attori che ruotano intorno a lui, Casanova, un
magnifico Claudio Di Palma che domina la scena con la parola e i suoi toni, i
gesti e l’appropriazione degli spazi, con disinvolti ampi e agili movimenti del
corpo che azzerano i tempi e gli orologi che lo segnano. La regia ha saputo ben registrare e
ritmare le battute di questo che è un vero pentagramma di suoni, così come deve
essere una vera pagina di teatro.
CASANOVA dell’infinita fuga
scritto e diretto
da Ruggero
Cappuccio
con Claudio Di Palma
voce delle
donne Sonia
Bergamasco
e con Emanuele Zappariello
Francesca
Cercola, Viviana Curcio, Eleonora Fardella, Claudia Moroni, Gaia Piatti,
Estelle Maria Presciutti
Maria Anzivino, Sara Lupoli, Marianna Moccia, Viola Russo – coreografie aeree FUNA
musiche Ivo Parlati
costumi Carlo Poggioli
progetto
scenico Ruggero
Cappuccio
aiuto regia e
progetto luci Nadia
Baldi
scenografi Paolo Iammarrone e Vincenzo Fiorillo
assistente costumi Simona Melini
direttore di scena Domenico Riso
datore luci Francesco Adinolfi
capo
macchinista Nunzio
Romano
fonico Pasquale Belfiore
sarta Gina Ferri
assistente regia
volontario Marco
Napolitano
foto di
scena Ivan
Nocera
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
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