Al Teatro Sannazaro di Napoli - martedì 11 e
mercoledì 12 ottobre 2022 ore 21
Servizio
di Pino
Cotarelli

Al Teatro Sannazaro di Napoli, rappresentato il Don
Giovanni di Molière nell’adattamento di Antonio Piccolo,
pluripremiato drammaturgo, regista e attore e con la messa in scena del regista
Mario Autore, musicista napoletano e
attore italiano emergente a cui Sergio Rubini ha affidato il ruolo di
Eduardo nel suo film ”I fratelli De Filippo“, con
un Don Giovanni (reso ottimamente da Ettore Nigro), sospeso fra
realtà e illusione, mentre consuma la sua esistenza, con le innumerevoli passioni
amorose, calpestando il futuro matrimonio, onorabilità della famiglia di
origine con la vita dissoluta, in una sfida
costante alle “ire del cielo” , mentre
nega l’esistenza di Dio e il mondo trascendente; tutto piegato e
utilizzato per il solo soddisfacimento personale. Il servo Sganarello
(interpretato da un bravissimo Antonio Piccolo) è il suo complice ideale,
costretto ad approvare le sue azioni maldestre per necessità, nonostante i vari
tentativi di dissuasione suggeriti dalla sua personale morale. Una bella scenografia
quella di Filippo Stasi, che segue la visione metafisica in linea con
l’adattamento di Antonio Piccolo e la messa in scena del regista Mario
Autore, con una zona centrale dove si muovono i due e un ideale
corridoio circolare che la circonda, dove personaggi vari interagiscono con Don
Giovanni, in una sorta di collegamento fra realtà e illusione, verità e
finzione.

La futura moglie Elvira (interpretata da Anna Bocchino
che dimostra la sua maturata ottima qualità artistica), che nel redimere invano
il futuro marito, gli ricorda di avere lasciato per lui il convento per amore. La
madre (l’ottima Federica Pirone), che investe violentemente il figlio
Don Giovanni, con le sue invettive, minaccia di punirlo prima ancora che lo
faccia il cielo. Poi come in una girandola, compaiono altre donne (interpretate
da Anna Bocchino e Federica Picone, notata un buona recitazione anche in
siciliano), folgorate dalle facili promesse, dalle falsità e dalle capacità di
convincimento di Don Giovanni. Usa anche i pianti e le rassicurazioni Don
Giovanni, per sbeffeggiare chiunque anche la madre, anche quando va a chiedergli
perdono per convincerla del suo ravvedimento, sembra tutto vero persino al
servo Sganarello, tranne poi a scoprire dalle stesse parole del padrone, la sua
infima finzione. Si palesa poi un fratello di Elvira che vuole vendicare la
sorella, ma salvato da Don Giovanni in un agguato, finisce per offrirgli la
possibilità di ritornare dalla sorella. Appare poi un barone ucciso in precedenza
da don Giovanni, sottoforma di una statua dai movimenti inaspettati, che
annuncia la probabile prossima vendetta del cielo. Tutti personaggi
interpretati da Mario Autore che si è anche alternato nell’accompagnamento
acustico e musicale dello spettacolo.
Un bel lavoro personalizzato, reso fruibile e
contestuale, che è concentrato in poco più di un’ora, rispetto alla versione
originale di sei atti. Un’ottima resa attoriale da parte di tutti gli artisti, nel
rispetto della imprescindibile sincronia fra recitazione e movenze e nello
sforzo mnemonico necessario per la resa della necessaria sincronia. Anche il
finale sorprende con una ulteriore novità.

«La madre è la mia visione nera di padre – dichiara Autore – Se, come
ci hanno detto, nel Novecento “il padre è evaporato”, non c’è oggi padre che
tenga. E se Don Giovanni sbeffeggia Dio figuriamoci in che considerazione può
tenere il padre terreno. Mi sembrava questo personaggio
molto debole e rispondente più a modelli socio-culturali dell’epoca, che ad
esigenze drammaturgiche. Ma se Don Giovanni è “venuto su così male”, se i
suoi rapporti con il genere femminile sono così devastanti, certamente ci sarà
un legame interessante con la madre da indagare. Ho provato allora a immaginare
la madre come una madre padrona. La immagino come una suora nera che
succhia la linfa vitale del figlio legando la sua approvazione per lei al suo
comportamento, laddove sappiamo bene che l’amore materno dovrebbe essere
incondizionato. O no? Vedo in questo rovesciamento originario della relazione
d’amore materno l’origine del dramma di Don Giovanni e dei nostri tempi privati
di un sano e vitale limite imposto da un maschile funzionante.
Penso dunque sia necessario chiarire, a scanso di equivoci, la
dimensione metateatrale e profondamente rappresentativa dell’operazione. Un
gruppo di attori che dà inizio a uno spettacolo che parla – anche – della
finzione. In questo modo si crea una ulteriore sovrapposizione tra la coppia
attori/personaggi e le coppie reale/metafisico e verità/finzione».
"Don Giovanni - del limite e della finzione"
di Molière, adattamento di Antonio Piccolo, regia
e musiche Mario Autore
con Mario Autore, Anna Bocchino, Ettore Nigro, Antonio Piccolo,
Federica Pirone
ass.regia Giovanni Sbarra
scene Filippo Stasi
costumi Federica Del Gaudio
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