Il cuore dell’Africa canta il Vesuvio.
Oumou Sangarè a ETHNOS
Servizio di Rita Felerico e Antonio Bocchino
Nata
nei quartieri poveri di Bamako, in quel Mali senza mare dove l’oro è talmente
tanto da essere il terzo produttore nel continente africano, Oumou Sangaré è oggi uno dei grandi
nomi della musica non solo del suo Paese, ma dell’Africa. Il suo primo album “Moussoulou” è del 1989 e fin da allora con la sua voce
particolarmente dolce e graffiante, intensamente malinconica ma ruggente,
testimonia il suo impegno e la sua inesauribile forza e volontà nel voler a
gran voce denunciare i soprusi e le violenze alle quali le donne – e in
particolar modo le africane – sono sottoposte.
Denuncia delle mutilazioni genitali femminili, dei matrimoni forzati,
dei matrimoni delle bambine, della poligamia, il suo linguaggio musicale
intreccia l’amore della sua terra al desiderio di fuggire verso altre sonorità,
ovvero realtà sociali, per liberare la donna - e con lei un mondo - da antiche
superstizioni e violenze. Anche nell’ultimo album “Timbuktu” la storia del blues si
fonda così con il kamele n’goni e i suoi lontani eredi, il dobro e la slide
guitar, qui suonata da Pascal Danaë, che ha co-prodotto l’album con
Nicolas Quére. La voce di Sangarè ha vibrato sabato 24 settembre a Villa
Vannucchi – San Giorgio a Cremano – nell’ambito del festival ETHNOS.
Voce
potente e coinvolgente, intrisa di forza, gioia e rabbia e di tutto ciò che
hanno rappresentato per Oumou la musica e la lotta per le donne. Anche in
questo suo ultimo disco; ascoltarlo significa presagire un viaggio senza
confini, dove il deserto si anima di storia umana e diventa architettura
sapiente.
La band la sostiene con un sound compatto blues rock (tastiere e Rhodes, basso e chitarra elettrica), con una ritmica afro pulsante (batteria) e con l'anima pura della kora, strumento principe tradizionale dell’Africa occidentale che ci proietta su universi sonori dilatati e quasi mistici. A rendere poi speciale il sound complessivo e soprattutto la visione da spettatore, sono le due giovani coriste sulla destra del palco: non solo accompagnano ed interagiscono con i loro cori e vocalizzi la linea di Oumou, ma giocano e ridono e ballano sans souci; il pubblico si diverte e alla fine non resiste e nell'ultima parte del concerto si alza in piedi e va lì a ballare sotto il palco. Perché non puoi rimanere seduto, non puoi non danzare oggi che tutto traballa. Forza, ti dice Oumou, forza, alzati! Yalla!
Unico piccolo neo: a fine concerto e dopo una pioggia di applausi, la band non esce più. Il pubblico la acclama per svariati minuti scandendo Yalla! Yalla ! Yalla ! Ma niente, si accendono le luci del service e tutto finisce. Ma la si può perdonare Oumou, si intravedeva una stanchezza fiera che le attraversava il viso mentre cantava. Alla prossima allora!
Giunto alla sua XXVII
edizione, questo Festival internazionale di musica etnica, ideato e diretto da Gigi Di Luca, nato nel 1995 con l’intento di recuperare le tradizioni popolari
dell’area vesuviana, è in programma dal 9
settembre al 3 novembre 2022 e si svolge
in 5 comuni della costa vesuviana
immerso nel fantastico
scenario delle Ville del Miglio d’Oro. Il setting di Villa Vannucchi è stato splendido, con la possibilità
anche di degustare all'ingresso buon vino campano
Grande punto di
attrazione per artisti di fama
che dialogano con la musica, la danza, il teatro, le tradizioni, la presenza di
grandi nomi della world music provenienti da Cuba, Cina, Argentina, Capo Verde,
Portogallo, Mozambico, Francia, Mali, oltre all’Italia, rendono il Festival un
significativo e importante appuntamento. Oltre a Oumou Sangaré, la cantante portoghese di origini capoverdiane Carmen Souza, all'acclamato
polistrumentista e cantante di Tsingtao (Shandong) Wang Li, il trio franco-argentino Aguamader, e la nuova voce del folk europeo Maria Mazzotta contribuiranno a diffondere la cultura del dialogo e
della pace, attraverso la conoscenza dei saperi e delle tradizioni.
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