UNA IMPREVEDIBILE MARIA STUARDA

Davide Livermore al Teatro Nazionale di Genova

Servizio di  Rita Felerico

A Genova per presentare il mio ultimo libro di poesia, Nudarsi ed. Turisa (accoglienza e professionalità di grandissima qualità, gioioso e amichevole dialogo poetico, apprezzato da un pubblico attento e preparato) mi sono per caso ritrovata nella bellissima sala del Teatro Ivo Chiesa, in scena la Maria Stuarda di Davide Livermore. Due attrici meravigliose, Laura Marinoni ed Elisabetta Pozzi, e un cast d’eccezione Gaia Aprea (più volte apprezzata interprete sul palcoscenico del Mercadante napoletano) Giancarlo Judica Cordiglia, Linda Gennari, Olivia Manescalchi, Sax Nicosia, ed inoltre i musicisti Mario Conte e Giua.

 

Sì, perché la musica è protagonista in questa trama pensata da Livermore come uno spartito – del resto la sua formazione è musicale e ha calcato le scene come cantante lirico - lì dove il ritmo intenso di una chitarra elettrica, disteso come un’eco su tutto il palcoscenico, segna i tempi delle azioni e dei sentimenti di tutti i protagonisti e non solo delle due regine. I microfoni degli attori sono tarati sulle note alte e le loro voci non sono surclassate dalle corde e dalla voce rock, roca ma non cupa, della cantante: "Per me la musica – ha detto Livermore - è fondamentale nel teatro, non come semplice sfondo, ma come elemento centrale di narrazione. L'elettronica, la chitarra, una voce cantante e i sette attori sono qui tutti strumenti di una grande sinfonia”. Le parole del dramma di Friederich Schiller tradotte e drammatizzate da Carlo Sciaccaluga hanno e si esprimono così per tutte le tre ore di spettacolo in uno stile poetico, a sottolineare con forza ed emozionalità tutti i temi toccati dal classico testo schilleriano. 


La lotta per il potere, il duello per raggiungerlo fra le due regine che sono donne, con le loro debolezze e le loro orgogliose qualità, con la gelosia e la vanità, con il peso dei loro doveri e della loro memoria familiare. I diciotto anni di carcere di Maria Stuarda, il lungo processo non sono rappresentati, ma presenti consapevolmente a segnare un destino, il destino di Maria che, alla fine, lo accetta piamente, totalmente, con slancio mistico. “Queste due donne, apparentemente rivali, sono in fondo la stessa persona- sostiene il regista - con la stessa fragilità che è quella degli uomini. Una fragilità che appartiene anche agli attori” e questo essere le facce di una stessa medaglia viene messo in luce dalla scelta registica. Una messa in scena che ha volutamente reso Schiller un contemporaneo, pensato nell’ oggi, con la lingua di oggi, con il valore che possiede il teatro del nostro tempo.

 

A raccontare il dramma 7 personaggi, ridotti nel numero rispetto ai 25 pensati dall’autore, ma “questi sette attori sono davvero dei Supereroi!”, afferma Livermore, perché dovranno sostenere più ruoli con la stessa abilità e disinvoltura. È questo, infatti, l’altro elemento a rendere affascinante l’intrigante pagina teatrale, gli attori si scambieranno le parti in maniera del tutto casuale, anche la Pozzi e la Marinoni, le regine. Come? “Amo il teatro barocco seicentesco - ha dichiarato Livermore - e ispirandomi a quello ho previsto un prologo nel quale un angelo lascerà cadere dal cielo una piuma che, indirizzandosi verso una delle due attrici determinerà, sera dopo sera, i due ruoli". Una bella fatica, un impegno unico nella carriera delle due famose attrici. Una decisione presa forse inizialmente per non fare torto a nessuna delle due prime donne, ma che poi è diventato quasi un “gioco perverso”, o meglio una sfida le cui vittime sono le due attrici che per l’occasione hanno dovuto imparare a memoria il doppio ruolo. Una roulette russa anche per lo spettatore che comprato il biglietto non saprà fino all’ultimo chi vestirà la parte di Maria Stuarda e chi di Elisabetta I. Chi sarà destinata a regnare e chi a perire, si legge in uno dei tanti articoli che hanno accompagnato il successo della rappresentazione.

Si dimenticano le interpretazioni della Cortese e della Falk, della Proclemer e della Brignone e nei personaggi che vestono costumi Dolce & Gabbana si insinua il tono di quel rosso intenso che predomina la scena. E quel caldo rosso promessa di passione e sensualità lo ritroviamo nel drappo affisso sul Palazzo della Regione Puglia con la scritta “Scioglimi il cuore così che io possa scuotere il tuo”, la battuta che Maria Stuarda pronuncia nel terzo atto quando si vede con Elisabetta I per chiederle la grazia di liberarla dopo 20 anni di reclusione.  Un più che simbolico impegno per la Ragione che, dopo la crisi della pandemia desidera di nuovo puntare sulla cultura per ricostruire una cittadinanza ferita dalle relazioni ‘dimezzate’ dal virus.

Grazie Genova per questo regalo inaspettato, prezioso, che fa bene al cuore, come tutto ciò che reca in sé bellezza.

Maria Stuarda che ha debuttato al Teatro Ivo Chiesa in prima nazionale martedì 18 ottobre vi resterà sino al 30, poi da gennaio a febbraio 2023 girerà in tournée fra Brescia, San Marino, Trieste, Torino, Padova, Lugano, Pavia e Bergamo.

 

 

Foto di Alberto Terribile

 

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