Al Teatro Politeama
Pratese - Via G. Garibaldi 33/35, PRATO - 22, ore 21 e 23, ore 21.00 ottobre 2022.
Servizio di Cinzia Capristo
Prato - Con la regia di Ferzan
Ozpetek è andato in scena, il 22 e 23 ottobre, al teatro Politeama Pratese di
Prato, la versione teatrale di “Mine vaganti”; tematica dell’omosessualità più
volte trattata dal famoso regista sul grande schermo, con “Le Fate ignoranti” del
2001 e con “Mine vaganti” del 2010. Non sempre è facile l’adattamento teatrale di
una versione cinematografica, anche se ad opera dello stesso regista; Ozpetek, a
tal proposito, ebbe a dire: “ho lavorato sul testo per sottrazione”, perché
il teatro ha bisogno di immediatezza”. Questa trasposizione teatrale,
infatti, è apparsa un po' lenta in alcune scene della prima parte, ma la
delicatezza e il garbo con cui Ozpetek è capace di affrontare argomenti
coinvolgenti e di presa emotiva e l’ottima resa attoriale dell’intera compagnia,
ha convinto il pubblico che ha applaudito a lungo l’ottima
prestazione degli attori e la bella rappresentazione.

Simona Marchini, con la
consueta eleganza recitativa, ha dato il giusto risalto al personaggio della
matriarca della famiglia Catone (famiglia non più pugliese come nella versione
cinematografica, ma napoletana). L’ottimo Francesco Pannofino, nei panni del
capostipite della famiglia Catone, scendendo dal palco, ha interagito col
pubblico, ribadendo la sua grande maestria scenica. Una brava, misurata e
contenuta Iaia Forte, napoletana d’origine, nel ruolo della signora Catone,
madre di Antonio e Tommaso (interpretati rispettivamente da Carmine Recano e
Edoardo Purgatori). Carmine Recano nella parte del
figlio maggiore dei Catone, è apparso un po' in ombra nella prima parte, riscattandosi
poi nella parte finale del racconto. Edoardo Purgatori, il protagonista, figlio
minore della famiglia, senza dire nulla la fa da padrone nella storia
familiare. In scena anche una disinvolta Roberta Astuti. Bravi anche
Sarah Falanga, Mimma Lovoi, Luca Pantini, Jacopo Sorbini e un plauso a
Francesco Maggi per il tocco spumeggiate che ha saputo aggiungere al suo
personaggio.

Si sono susseguiti canti come:
una notte a Napoli, balli sensuali e un esilarante spettacolo di Drag
queen. Essenziali le scene di Luigi Ferrigno con tende velate come apertura
delle scene: velare senza svelare a sottolineare lo spirito della
commedia. I costumi di Alessandro Lai sono stati sobri senza eccessi, così come
le luci di Pasquale Mari. Lo spettacolo è stato prodotto dalla Nuova Teatro
diretta da Marco Balsamo in coproduzione con la Fondazione Teatro della
Toscana.
Il testo di “Mine
vaganti” risulta quindi adatto al teatro, con i suoi personaggi che sembrano
delle maschere che si muovono su un canovaccio della commedia dell’arte,
d’altronde i tempi e le modalità del teatro sono differenti ed è proprio
l’essenzialità del teatro la forza che può fare a meno di complessi artifici,
soprattutto quando sono in scena i sentimenti.

La commedia analizza i
delicati equilibri di una famiglia italiana, dove tutto viene messo in
discussione, cadono le certezze e bisogna fare i conti con una realtà “diversa”,
per poi rendersi conto che questa realtà è fatta di sentimenti contrastanti
dove non esistono etichette, esistono persone con differenti sensibilità. Come
nella famiglia Catone, dove ognuno dei componenti, ha il suo mondo nel quale si
rifugia, ma la vita riserva sempre sorprese e imprevisti e quindi saltano equilibri,
verità nascoste o taciute vengono a galla portando con se dispiaceri, contrasti
e delusioni. La tematica della commedia porta alla luce il grottesco meccanismo
che si cela dietro molte famiglie nel non voler accettare la diversità,
qualunque esse siano, ponendo l’accento sugli stereotipi fatti di eccessi, che descrivono
l’altro diverso da noi.

Il sipario si apre con il
protagonista Tommaso che racconta la sua storia, quando diventato grande ha
dovuto scegliere la sua identità di uomo o donna, quando ha dovuto fare i conti
con la sua famiglia tradizionalista, proprietaria di un pastificio, con la
paura del giudizio degli altri. Ma sarà il rapporto con la nonna a dargli la
forza di essere se stesso e di sbagliare con la propria testa. La nonna,
interpretata da Simona Marchini, in una delle scene, seduta davanti ad uno
specchio a tre ante, rivive il suo passato divisa tra due amori. Lo specchio a
tre ante riflette la sua immagine da angolazioni diverse, come nella vita in
cui spesso ci si rapporta in modo diverso alle persone che si incontrano. Solo
gli amori impossibili restano per sempre, afferma la nonna. La memoria del
passato riaffiora, ma lei decide di non esserci più e lascia ai nipoti le
redini di ciò che ha costruito; lascia la terra ad Antonio, come legame alla
terra d’origine.
Lo spettacolo si chiude con un
ballo dove i protagonisti sono sospesi a ricordare un passato che non c’è più nel
futuro già presente. Il ballo finisce e Tommaso, il protagonista, restando solo
sulla scena, con i suoi ricordi, conclude ciò che aveva iniziato a raccontare:
la sua vita.
MINE VAGANTI di Ferzan Ozpetek
Con Francesco
Pannofino, Iaia Forte, Edoardo Purgatori, Carmine
Recano e Simona Marchini
e (in
o.a.) Roberta Astuti, Sarah Falanga, Mimma Lovoi, Francesco Maggi, Luca
Pantini e Jacopo Sorbini
Scene Luigi
Ferrigno
Costumi Alessandro Lai
Luci Pasquale Mari
Regia FERZAN
OZPETEK
Produzione Nuovo
Teatro diretta da Marco Balsamo, in coproduzione con Fondazione
Teatro della Toscana
Foto iniziale di Romolo Eucalitto, le altre foto sono di Silvia Tondelli.
© RIPRODUZIONE
RISERVATA