Per Enzo Moscato - Un ricordo
Servizio di Rita Felerico
Ma
il vero protagonista era lui, con la sua personalità scenica, con la sua
nostalgica presenza, i suoi ricordi, la sua passionalità, i suoi colori. Ho
voluto ricordare questa sua pagina musicale e teatrale non solo perché fra i
musicisti che lo accompagnavano c’era al pianoforte mio figlio, ma perché per
la preparazione dello spettacolo la maggior parte delle prove furono
fatte nella mia casa (a lui proposta come possibile luogo di incontro).
Appassionata
di teatro e del suo teatro, ho sempre seguito i suoi spettacoli come nuovi
percorsi di conoscenza, di scoperta e riscoperta di pagine di storia e della
città e soprattutto di una lingua – il nostro dialetto - il cui fascino non
finirà mai di meravigliare.
Poterlo
ospitare, accogliere, offrirgli un luogo sereno
e tranquillo per i suoi poetici pensieri di teatro è stata per me una vera
gioia, come gioia è stata la possibilità di potergli parlare con semplicità,
scoprendo la sua grande sensibilità.
“ “Occhi Gettati” l’ho scritto e messo in scena ormai più di 34
anni fa. A distanza di tanto tempo, se dovessi definire, ancora oggi, cos’era –
cos’è e cosa voleva significare, per me e per il teatro, non saprei dire. Certo
è che quando lo scrissi………mi sentii in obbligo di rimettere tutto in
discussione, per quel che mi riguardava. Di ricominciare daccapo, e, se
possibile, con un altro e più radicale linguaggio scenico che era, per me,
quello della poesia pura.
Scrissi allora questa sorta di
soliloquio infinito in versi, che è “Occhi Gettati”: che
potremmo definire, in breve, una sorta di picassiana Guernica, una sorta di
grande incendio, di grande rogo, di grande olocausto, del discorso tradizionale
sul teatro, e su Napoli, e su me, poiché noi tre siamo profondamente la stessa
cosa. Nel bene e nel male, siamo la stessa. ……”
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