STORIA DI UN OBLIO di Laurent Mauvignier © Les Editions de Minuit

Al Teatro San Ferdinando dal 18 al 28 gennaio 2024

Servizio di Pino Cotarelli

Napoli – Di grande impatto emotivo e psicologico la rappresentazione teatrale di Storia di un oblio, tratta dall’omonimo libro di Laurent Mauvignier © Les Editions de Minuit, che Roberto Andò, che ha curato la regia, ha voluto allestire a contatto diretto col pubblico, che, disposto attorno alla scena, con al centro un uomo morto adagiato su un marmo, può vivere con partecipazione intensa e coinvolgente, condividendo, a tratti, la complicità, che la disperazione del fratello del morto, seduto vicino al cadavere, interpretato da un ottimo Vincenzo Pirrotta, sollecita più volte. La morte assurda, abusata e inaspettata del fratello; un giovane, disagiato, povero, che desiderava bere una birra che ruba al supermercato che viene però sorpreso dai vigilantes che lo rincorrono, lo catturano, lo picchiano con violenza, lo offendono ripetutamente; l’uomo avvilito non resiste al pestaggio selvaggio e muore. Una morte che probabilmente neanche i vigilantes avrebbero voluto, che viene esaminata, sezionata in ogni suo aspetto, narrata dall’attore, con trasporto nei suoi risvolti psicologici e nelle sue implicazioni, nel pieno rispetto della tradizione culturale dello scrittore Laurent Mauvignier, che ama descrivere la vita delle persone umili, evidenziando le loro sensazioni, i loro desideri, la loro vita fatta di ingiustizie, privazioni, insoddisfazioni e di fallimenti. 

Messa in scena la prima volta nel 2012 al Teatro della Comédie-Française, con il titolo Quel che io chiamo oblio, la rappresentazione immerge lo spettatore in una sorta di immedesimazione, dove si avverte il dolore e l’inutilità delle percosse, la voglia di scappare e l’impossibilità di difendersi, l’infinita attesa e la speranza che quei colpi possano terminare, il desiderio del ritorno alla normalità e l’impossibile realizzazione. Convince e viene apprezzata molto dal pubblico, l’attenta e profonda recitazione di Vincenzo Perrotta, fatta di meditazioni intime, sussurrate, di intonazioni di rabbia, di strilla disperate rivolte anche al pubblico; un tentativo di dare una ragione al non senso? Di non precipitare nella follia? Imita la corsa di quel giovane disperato all’atto di scappare; gira attorno al suo cadavere, come per infondergli quella energia che lo poteva salvare, ma ormai è troppo tardi. Le sue pause disperate di riflessione accanto al corpo del fratello, mentre continua il racconto registrato. Si spoglia, smette i suoi vestiti per indossare quelli del fratello, li preleva dai sacchetti dei reperti; infila una maglia intrisa di sangue, i pantaloni sdruciti, le scarpe consumate da chissà quanti chilometri, mostra le foto al pubblico; cosa poteva fare di più per il fratello? Cosa non ha mai fatto e può fare ancora? Ormai è solo angoscia immaginando gli ultimi pensieri del fratello durante le percosse. Anche il giudice l’ha definita una morte assurda. I vigilantes assolti sono ritornati nella loro normalità, ma ormai ha ancora un senso? Un lavoro teatrale che ben rappresenta la volontà dell’autore di dar voce al lutto, all’assenza, all’amore, alla nostalgia, per non dimenticare e per comprendere l’assurdità di una morte inutile.

Roberto Andò: Quando ho letto il testo di Laurent Mauvignier ho pensato subito che fosse scritto in una lingua vocata al teatro. Storia di un oblio è un canto a più voci, ma è concepito per una sola voce. Un canto che Vincenzo Pirrotta intona a nome di ognuno di noi, conducendoci in quella zona dolorosa e opaca in cui ogni essere umano è destinato a sparire e a essere dimenticato. La scrittura di Mauvignier circoscrive luoghi indicibili dell’esperienza, quei luoghi della memoria o della coscienza che resistono alle parole. A questa resistenza Mauvignier contrappone l’esattezza della parola, il suo potere evocativo e catartico. Mi è sembrato che Storia di un oblio fosse un testo che oggi potesse trovare un senso speciale presso il pubblico teatrale. Dopotutto il teatro è da sempre racconto di una esperienza, anche della più oscura e irraccontabile, come appunto è oscura e irraccontabile l’incongrua uccisione di un uomo da parte di quattro vigilanti e il tentativo di restituirle un senso da parte di chi resta. La parola di Mauvignier sfida l’indulgenza dell’autocoscienza e la retorica sentimentalistica della cronaca a buon mercato, riuscendo a dar voce alla sofferenza e alla solitudine che segna la vita delle persone.

STORIA DI UN OBLIO
di Laurent Mauvignier Les Editions de Minuit ©
traduzione Yasmina Melaouah – casa Editrice Feltrinelli
regia Roberto Andò
con Vincenzo Pirrotta
regista assistente Luca Bargagna
suono e luci Michele Lavanga
organizzazione e distribuzione Massimo Tamalio

produzione Società per Attori

STORIA DI UN OBLIO di Laurent Mauvignier © Les Editions de Minuit









 

 










































 

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