IL BACIAMANO di Manlio Santanelli

Al teatro Sannazaro dal 31/10 al 2/11 - 2022

Servizio di  Rita Felerico

Napoli - “Così il gesto del narrare si tramanderà di generazione in generazione e nulla andrà perso di ciò che gli umani sanno fare per dare suono a certe misteriose vibrazioni del mondo”. La frase è estrapolata da una lezione di Alessandro Baricco pubblicata in un libricino -Feltrinelli – dal titolo: ‘La via della narrazione’. E Manlio Santanelli del narrare è un Maestro. Siamo nella Napoli della rivoluzione o meglio della post rivoluzione del 1799, quando la sconfitta degli ideali illuministici è ormai acclarata ed un popolo indomato torna ad essere lì dove è sempre stato, ai margini e nell’oscurità della ragione. Un momento di storia che Santanelli racconta con un linguaggio che fonde il dialetto con il ‘dire’ forbito del gentiluomo giacobino. Una pagina di storia da non dimenticare, anzi da leggere sempre più approfonditamente per comprendere la Napoli di oggi e -più in generale- i meccanismi delle relazioni umane, che sono di ieri e, anche se in diverse forme, del contemporaneo. Ne Il baciamano Santanelli – per riprendere la frase di Baricco – riesce a donare suono e quindi voce a certe misteriose vibrazioni del mondo, ritrovate nella Napoli attraversata ma non scossa dal vento del pensiero rivoluzionario.

In tal senso si possono leggere le parole del regista de Il baciamano, Antonio Grimaldi: L’incontro con Santanelli diventa così determinante per la comprensione profonda del testo stesso. Da qui la scelta di concentrare il lavoro sulla parola, minimizzando la scena fino a renderla quasi fredda, essenziale…un tavolaccio, uno sgabello, una cornice, una bacinella, un coltello. Quasi spogliata da riferimenti temporali e da elementi decorativi. Una prigione? Un altare del sacrificio? Un mattatoio per corpi e anime?  La parola diventa azione/gesto ripetuto allo spasimo. Un coltello/parola pronto a colpire e a far male. Un tempo/spazio/fine diventa necessario per un azione/fine”. A due bravissimi attori – Anna Rita Vitolo, la Janara, e Andrea de Goyzueta, il Giacobino, è affidata questa pagina di teatro surreale ma quanto mai veritiera nella sua simbolica descrizione della realtà.

Una realtà legata alla vita animalesca e sognatrice degli uomini, alle loro passioni, al loro infinito dolore, alla loro miseria ed anche a quella parte oscura del sé, una parte domata o che si può domare, ma solo fino a quando - nei momenti di grande annullamento e violenza della dignità - ritorna a far capolino non guardando in faccia nulla e nessuno.  La fame, la guerra, la rivincita verso un mondo crudele che soffoca e non rispetta la persona portano alle estreme ‘azioni’ – antropofagia - Janara o ai discorsi ancora ammantati di grande utopia del Giacobino. Due modi di affrontare la vita lontani fra loro, diversi e inconciliabili dei quali si vuole scoprire – nello svolgersi del dramma- un punto in comune, un possibile dialogo. Un dialogo che non riesce a cancellare le differenze, piuttosto l’idea drammaturgica se ne serve per dimostrare che anche il ‘rito del baciamano’ non rompe il destino di entrambi i protagonisti, anzi segna e segnerà indelebile le loro esistenze.

Bravi nelle azioni e nel linguaggio dei corpi, sia Janara che il Giacobino trasportano questa pagina di teatro fuori da ogni tempo e spazio; Anna Rita Vitolo non solo intuisce ma ci dice nei movimenti, che sa che può esistere un mondo diverso dal suo e ne chiede al giacobino (con il baciamano) conferma, ma il marito violento, le voci ossessive dei figli affamati non riusciranno mai a renderla diversa e a strapparla da quello che assomiglia ed è un rito per esistere.  Andrea de Goyzueta, nel voler comprendere Janara, spende la sua conoscenza, la sua ricercatezza logica ed eleganza per cercare il possibile dialogo, lo fa quasi immobile/legato, ma capace di muoversi e farci muovere fra le sue parole. L’incontro con Janara potrà avvenire solo attraverso la realizzazione di un desiderio, come in un sogno, ma non potrà mai sfiorare una rottura degli accadimenti e del procedere delle cose. Chiede alla fine la morte, la realizzazione del suo destino, nonostante il furioso e complesso incontro carnale, possibile via di cambiamento.  

Non è un caso, e nel clima sociale che viviamo, rileggere il baciamano, mentre riprende in questi mesi l’avventura del Teatro Cerca Casa, da Santanelli ideato e promosso, e si riportano sulle scene dei suoi testi, come Le verità di Cesira (sala Ferrari) e appunto Il baciamano; confermano l’attualità del poliedrico intramontabile ‘sguardo teatrale’ dell’ottantaquattrenne ironico autore napoletano.

Il Baciamano di Manlio Santanelli
con Anna Rita Vitolo, Andrea de Goyzueta
regia Antonio Grimaldi
Produzione Teatro Grimaldello Tourbillon - Teatro Centro Studi Teatro

           

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