LA DISTANCE testo e regia di Tiago Rodrigues

Al teatro Mercadante dal 22 al 24 ottobre 2025 in Prima Nazionale

Servizio di Rita Felerico

Tiago Rodrigues ambienta La Distance in un futuro prossimo, anno 2077, quando sulla terra, un mondo ormai in rovina, vivono pochi superstiti; l’altra parte di umanità, per sfuggire alla catastrofe, si è trasferita su Marte, per pensare e costruire un possibile mondo, meno violento e più rispettoso della natura. Tiago, che definisce lo spettacolo una fantascienza intima, struttura l’azione scenica su dialoghi ritmati dalle suggestioni emotive che si creano di volta in volta con le parole dei protagonisti, tese a colmare distanze, quelle intergenerazionali, le orbitali, quelle fra la realtà e l’immaginato. Il pubblico è coinvolto dai serrati, appassionati, intensi dialoghi fra un padre, Ali, interpretato da Adama Diop, rimasto sulla terra, e Amina, sua figlia, Alison Dechamps, che ha deciso di trasferire - a costo di abbandonare per sempre anche il suo legame filiale – la sua vita su Marte. Al ritmo dei suoni del linguaggio – non si può dimenticare, per esempio, l’inquieto, gridato e ripetuto perché di Ali, in cerca di un senso rispetto alle scelte della figlia - si lega il movimento rotatorio del palco,  dove due scene differenti disegnano a metà gli spazi ; lì abitano i personaggi che, per il movimento rotatorio del palco,  mai recitano insieme dinanzi al pubblico e la velocità del movimento  segna e segue le emozioni  dei personaggi e del pubblico, il cui sguardo cade, magicamente trascinato dal moto, nella profonda verità della scena.

Negli immaginari di Ali e Amina, coesistono visioni diverse, in cerca forse in sottotraccia di armonia, ma purtroppo irrimediabilmente lontane; Ali cerca fino alla fine un dialogo pacificatore, una intersecazione di affetto, attraverso la memoria, i ricordi, le fotografie. Rincorre una risoluzione altra, spera in un ritorno sulla Terra di Amina, ma i suoi strumenti di dialogo e di azione sono ormai senza significato e senza forza di azione per la Figlia, sono ormai insufficienti anche a spiegare e difendere quella democrazia che avrebbe dovuto proteggere e far crescere quei valori di giustizia e rispetto per l’Altro che invece ha affossato. Amina fugge anche per questo, consapevole di andare incontro ad un generico essere, ad un appiattimento della sua individualità e persona, e scegliere un anonimato in nome di una sicurezza e protezione della casa comune, la natura, indicata nella scenografia da rami, alberi, rocce, unico segno di vita in un ambiente dove anche l’olio si cerca di riprodurre tecnologicamente,

La lettera finale del Padre, disposto ad accettare anche la gravidanza della Figlia e una nuova forma familiare, è una confessione della sconfitta di una generazione che credeva di aver raggiunto una stabilità ed un equilibrio. Hai ragione Amina a fuggire, dichiara, svelando tutta la fragilità di un sistema, la sua ipocrisia e quanto questa falsità del mondo imposto dalle leggi del mercato si insinui nelle relazioni. L’incomunicabilità fra generazioni è alimentata anche da questo.

La figura materna, dissolta da una morte precoce che addolora ancora e impedisce una libera trasmissione di ricordi, viene teneramente racchiusa in un disco, un oggetto / canto iniziale e finale, nella canzone che amava cantare.

Su questo imputare al maschile – il pensiero occidentale piegato nella sua eroicità e presunzione di superiorità - il disegno disgregante che ha portato la Terra all’agonia e al femminile, custode di un arcaico lievito madre, la dolce irruenza della sapienza nella voce del futuro, occorre dedicare un pensiero.

Lo spettacolo, coprodotto dal Festival di Avignone, del quale Tiago è Direttore, e dal Teatro Nazionale – Teatro di Napoli, insieme alla collaborazione di altre importanti realtà teatrali internazionali, ha inaugurato la stagione con successo e grande partecipazione del pubblico, suscitando confronti e spunti di riflessione, come lo spirito del Teatro richiede e particolarmente quello del Festival di Avignone. I sottotitoli non hanno dato spazio a disfunzioni di attenzione.  

 

NOTE

Nato nel 1977, Tiago Rodrigues, attore, drammaturgo e regista portoghese, si è formato nella scena indipendente (con la compagnia Mundo Perfeito dal 2003 al 2014); poi direttore artistico per sette anni del D. Maria II di Lisbona, ha rivoluzionato da dentro la maggiore istituzione teatrale del suo Paese, aprendola a nuovi pubblici e facendone una casa per gli autori. E’ creatore originale di una produzione autoriale intensa e variegata che ha conquistato il pubblico europeo (patria d’elezione la Francia), e non solo. Abbiamo imparato a conoscere i suoi lavori, frutto di una scrittura molto libera che si trama in stretta collaborazione/interazione con soggetto (preso tanto dall’esperienza personale che dal riattraversamento dei classici), società (un’attenzione particolare ai margini) e attori (con cui lavora durante il processo di scrittura), carica di curiosità conoscitiva, ironia e amore per il teatro e per l’umano.            

Adama Diop è nato nel 1981 a Dakar. Si avvicina al teatro al liceo, ma era destinato a diventare giornalista. Iscritto  all'Università Cheikh-Anta-Diop di Dakar, frequenta presso l'Università il Laboratorio di Ricerca del Teatro Universitario Isseu Niang tra il 2000 e il 2002. Con una troupe di sei attori dilettanti, vince un concorso al Festival Interscolastico di Dakar e un viaggio a Montpellier; qui dopo una visita al Conservatorio decide di sostenere il concorso di ammissione. Ammesso, passerà poi al Conservatoire National Supérieur d'Art Dramatique de Paris nel 2005; unico studente nero della sua classe è stato anche vittima di razzismo.

Alison Dechamps, 25 anni, ha invece frequentato prima il Conservatorio Regionale d’Arte Drammatica di Nantes e poi La Scuola di Teatro Nazionale di Bretagna di Rennes. Da tempo collabora con Tiago.

 

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