MACBETH di William Shakespeare traduzione Paolo Bertinetti (Giulio Einaudi editore) regia Jacopo Gassmann
Al Teatro Mercadante di Napoli dal 4 al 15 dicembre 2024
Servizio di Pino Cotarelli
Napoli – Una particolare lettura
del Macbeth di William
Shakespeare, tradotto da Paolo Bertinetti, messo in scena da Jacopo Gassman al Mercadante di
Napoli, dal 4 al 15 dicembre 2024, colpisce per l’intensa e la notevole qualità
recitativa, ingrediente peraltro necessario e non scontato, per testi così impegnativi
destinato a gusti molto raffinati. Una versione equilibrata nella contestualizzazione,
che ha fatto perno su di una spartana scenografia scorrevole a pannelli, dove, in
una diffusa penombra e in costumi semplici e moderni, si sono mossi i vari
personaggi della nota tragedia shakespeariana. Quindi,
nessun comodo appoggio, spazio alla sola recitazione dai ritmi molto serrati,
risultata gradevole e seguita dal numeroso pubblico, per l’ennesimo sold-out, anche
nei rari istanti di ilarità.
In una messa in scena così concepita, quindi, il
viaggio nel labirinto della mente di Macbeth, che si dilata con altalenanti
richiami e proiezioni dal passato, dal presente e dal futuro, in una
indesiderata dilatazione/contrazione del tempo, dove il folle incubo confonde
realtà e fantasia, verità e menzogna, in una inutile corsa al predominio che
presenterà indesiderato e puntuale, il senso di immensa solitudine e gli incubi
che si autoalimentano vertiginosamente portando all’autodistruzione. Aperture nei
pannelli dal fondo, di spazi improvvisamente illuminati, in forme sempre diverse,
come interstizi della mente allucinata di Macbeth, dove si succedono varie figure
fra cui streghe che condizionano la mente allucinata armando il braccio di Macbeth,
con la complicità di Lady Macbeth, contro il re Ducan di Scozia suo cugino, per
impossessarsi della corona, ma anche contro l’amico Banco, per scongiurare il suo
probabile futuro avvento al trono di tutta la sua progenie, secondo quanto profetizzato
dalle streghe.
Note di regia – Jacopo
Gassmann
È in un
luogo enigmatico e oscuro, “dove nulla è se non ciò che non è”, che sarà
ambientato il nostro Macbeth. Una valle del perturbante, un portentoso
labirinto della mente, fatto di visioni improvvise e soglie da oltrepassare. Sono
diversi, infatti, i temi (e gli interrogativi) che sottendono la nostra
esplorazione del testo shakespeariano. Innanzitutto, Macbeth è la storia di uno
sguardo, uno sguardo che vede troppo perché si è nutrito della “radice della
follia”. La sua mente poderosa racchiude – come in un eterno corto circuito –
passato, presente e futuro ed è questa stessa capacità di contenere e
accelerare il tempo, di vedere e allucinare il futuro, varcando i confini del
possibile e dell’impossibile che lo porterà, alla fine, alla sua stessa
autodistruzione. In questo luogo metafisico (che tanto ricorda la “Zona” di
Andrej Tarkovskij), abitato da proiezioni fantasmatiche, dove il tempo stesso
può essere piegato e i desideri più sfrenati sembrano potersi avverare, è come
se il protagonista compisse un percorso a ritroso nella propria vita.
All’inizio del testo lo incontriamo all’apice della sua virilità – il guerriero
più rispettato della Scozia, “prediletto del Valore” – e lentamente lo vedremo
tornare bambino.
Un bambino sperduto, sazio di orrori. Macbeth, infatti, è
anche la storia di un trauma antico che attiene all’infanzia e che sembrerebbe
avere origini nell’impossibilità dei due protagonisti (che Freud definiva parti
complementari e inscindibili della stessa psiche) di poter procreare. Non a
caso, la parabola di Macbeth potrebbe essere letta come un disperato e
sanguinario tentativo di sublimare questa impossibilità andando a eliminare,
occupandone il posto, tutti i padri (e i figli) che sembrano frapporsi lungo il
suo cammino. Macbeth è il lungo viaggio di un uomo alle radici del male. O
meglio ancora, il progressivo inabissamento di una coscienza nel vasto e
inesplorato territorio del rimosso.
Una lunga giornata che procede
inesorabilmente verso la notte, una notte in cui tutto va storto, in cui
l’ordine delle cose è rovesciato e la natura stessa viene ferita e violentata.
È a metà del testo, infatti, che troviamo un viatico al nostro progetto. Dopo
la morte di Duncan, che non è solo un attentato alle leggi morali, politiche e
dell’ospitalità, ma una vera e propria lacerazione del tessuto divino
dell’umano, sarà Macduff ad ammonirci: “Affacciatevi alla camera, e una nuova
Gorgone vi accecherà. Non mi chiedete di parlare.” È come se da questo punto in
poi, un punto di non ritorno, il protagonista, attraverso la sua potenza
distruttiva e visionaria al contempo, ci accompagnasse in una discesa agli
inferi o lungo una galleria di immagini (e azioni) sempre più violente ed
efferate che non dovrebbero mai essere evocate né venire alla luce. Una
galleria dell’impensabile, dell’indicibile dunque, in cui entriamo a nostro
rischio e pericolo.
MACBETH di William Shakespeare
traduzione Paolo
Bertinetti (Giulio Einaudi editore)
regia Jacopo
Gassmann
con Roberto Latini (Macbeth) , Lucrezia Guidone (Lady
Macbeth) , Gennaro
Apicella (Banquo, barone scozzese – Seyton, gentiluomo
fedele a Macbeth), Riccardo
Ciccarelli (Malcom, figlio di Duncan), Sergio Del Prete (Ross,
barone scozzese), Antonio
Elia (un servitore – Donalbain, figlio di Duncan –
un servo – un servo di Macbeth – il giovane Siward), Fabiana Fazio (seconda
strega – primo sicario al servizio di Macbeth – secondo messaggero al servizio
di Macbeth), Marcello
Manzella (Lennox, barone scozzese), Nicola Pannelli (Duncan,
re di Scozia – un portiere – un vecchio – un medico scozzese – Siward, conte di
Northumberland), Olga
Rossi (prima strega – Lady Macduff – terzo messaggero
al servizio di Macbeth), Michele
Schiano di Cola (Macduff, barone di Fife), Paola Senatore (terza
strega – dama di compagnia di Lady Macbeth- primo messaggero al servizio di
Macbeth)
la voce registrata di Fleance è di Giovanni Frasca
scene Gregorio Zurla
costumi Roberta
Mattera
disegno luci Gianni
Staropoli
disegno sonoro Daniele
Piscicelli
video Alessandro
Papa
movimenti Sara
Lupoli
trucco Anna
Lucagnano
regista assistente Stefano
Cordella
direttrice di scena Teresa Cibelli
datore luci Fulvio
Mascolo
capomacchinista Nunzio
Romano
macchinista Vittorio
Menzione
fonico Diego
Contegno
sarta Daniela
Guida
realizzazione calco 3D Emanuele
Paribello
foto di scena Ivan
Nocera
produzione Teatro di
Napoli – Teatro Nazionale, Campania Teatro Festival – Fondazione Campania dei Festival
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