CYRANO DE BERGERAC, adattamento e regia di Arturo Cirillo

Al Teatro Metastasio di Prato - Via B. Cairoli 59, PRATO – dal 13 al 16 aprile, 2023.

Servizio di Cinzia Capristo

Al Teatro Metastasio di Prato è andata in scena la commedia francese, in un solo atto, di Edmond Rostand originariamente in cinque atti. Adattata e diretta da un vulcanico Arturo Cirillo che ne interpreta anche il protagonista, Cyrano. Il sipario si apre e un elegante Gastone, di Petroliniana memoria, nelle vesti di Cirillo, appare sul palco in abito blu con cappello a cilindro, a presentare, su una pedana girevole posta al centro del palco, la compagnia che da lì a poco darà vita alla storia di Cyrano. Una tenda a pacchetto si alza dalla pedana e gli attori appaiono come in un quadro di Manet, tra realismo e impressionismo, per dar inizio ad una commedia musicale. Non è la prima volta che si mette in scena un Cyrano musicale, ricordiamo la celebre interpretazione di Domenico Modugno del 1978, diretta da Riccardo Pazzaglia, con il brano che accompagna la commedia “Cirano”, cantata dallo stesso Modugno.


La storia di Cyrano, rappresentata sia a teatro che al cinema, è la storia di uno spadaccino dal naso imponente, che nutre un forte sentimento per Rossana, sua cugina, che a sua volta è innamorata di Cristiano, un giovane cadetto, che pur ricambiando non riesce a esprimere i suoi sentimenti. Cyrano si presta a fare da suggeritore nel cercare le giuste parole per far sì che Cristiano dichiari il suo amore a Rossana. La commedia finisce in tragedia, un’ode “Le Foglie morte” di Yves Montand si leva alta dalla splendida voce di Irene Ciani nelle vesti di Rossana. I ricordi restano come delle foglie morte che il vento porta via a rievocare qualcuno che non c’è più. Un inno all’amore che resta imperituro anche dopo la perdita dell’amato.

Un Cyrano poliedrico quello di Cirillo, che gli appartiene, fa parte della memoria storica dell’artista con il suo bagaglio di conoscenze. Tanti gli autori che evoca, tracciando una trama dove rielabora con sapienza e destrezza il testo di Cyrano in versi, senza però perderne i contenuti originari. Si fa sostenere da personaggi di opere conosciute come il Don Chisciotte, a dimostrazione che si deve combattere per un fine alto senza mai cedere come fa Cyrano, ma anche da autori che del realismo e dell’intreccio hanno fatto la loro fortuna, come Molière, che prendeva in giro i boriosi, i vanitosi, i saccenti, così come fa anche il nostro personaggio.

Tuttavia, è l’intreccio tra la fiaba di Collodi, Pinocchio, e il Cyrano, che padroneggia sulla scena, senza però forzature. Il naso in entrambe le commedie diventa protagonista, ad inizio commedia, il naso che indossa Cirillo, per narrare Cyrano, è posto in un piccolo teatrino di marionette, e da qui il regista muove le fila della commedia. Si evocano i personaggi di Collodi: dal Grillo parlante, al burattino Pinocchio, alla fata turchina, a sostegno del debutto di un innovato e renouvelé Cyrano. A questo fa eco la filastrocca di Pinocchio di Gianni Rodari: “Ma all’inutile bugia tosto il naso fa la spia, Nasi lunghi ce n’è tanti: questo batte tutti quanti”. Simpatico il siparietto contestualizzato all’evento quando Cyrano entrando in scena sostiene che tutti al Metastasio guardavano il suo naso. I richiami ai poeti sono tanti, dalla metafora di Dante: “Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e com’è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”, all’invocazione alla luna di Giacomo Leopardi. 

Quello che va in scena è un inno alla poesia, al romanticismo, al sentimento puro. Tutto è vissuto con gli occhi di un visionario che sa bene che i sogni vanno accantonati perché la realtà contrasta i sogni d’amore di Cyrano. Il volteggiare di Cirillo sulla scena è leggero, le sue movenze fanno parte ormai del suo personaggio rendendolo incomparabile; un Cyrano con un’anima rivelatrice di sentimento misto a una struggente malinconia. Una brava Irene Ciani interpreta una dolcissima Rossana, vestita con un abito color turchese chiaro, incarna una figura evanescente, impalpabile che ricorda la fata turchina. Un Cristiano, interpretato da un garbato Giacomo Vigentini, mostra tutta la sua fragilità di uomo che davanti ai sentimenti diventa goffo e incapace di parlare. 

Gli altri attori, così come quelli principali, interpretano più ruoli, mostrando capacità di trasformazione e bravura nel cambiare pelle con disinvoltura; una brava Giulia Trippetta diventa governante, dama, cadetto, così anche Rosario Giglio e Francesco Petruzzelli. Insomma, una compagnia duttile, plasmabile dai colori sgargianti degli abiti di Gianluca Falaschi che scintillano sotto le luci di Paolo Manti. Le scene di Dario Gessati sono essenziali senza eccessi. La commedia di Cirillo si è conclusa così come era iniziata. Cirillo, con una parte degli attori, è sceso dal palco per salutare il pubblico volteggiando con leggiadria da una parte all’altra del teatro. Sul finale della rappresentazione del 15 aprile 2023, salendo sul palco, ha ricordato che era la centesima replica, segno evidente che la stagione teatrale ha regalato plausi ad un Cyrano poeta dell’amore.   

 

Adattamento e regia: Arturo Cirillo
con (in o. A.): Arturo Cirillo, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Irene Ciani, Giulia Trippetta, Giacomo Vigentini.
Scene di Dario Gessati
Costumi di Gianluca Falaschi
Luci di Paolo Manti
Musica originale e rielaborazioni di Federico Odling
Costumista collaboratrice Nika Campisi
Assistente alla regia Mario Scandale
Assistente alle scene Eleonora Ticca

Produzione MARCHE TEATRO | Teatro di Napoli – Teatro Nazionale | Teatro Nazionale di Genova | ERT / Teatro Nazionale

 
































Foto di SilviaTondelli

 

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