Il medico dei pazzi di Eduardo Scarpetta
Nota di riflessione con Massimo De Matteo
di Rita Felerico
Cosa ne pensa Felice, ovvero Massimo De Matteo?
Avevi già interpretato il personaggio di
Felice?
Le mie avventure da ragazzino nel teatro sono iniziate - come per molti miei coetanei - interpretando proprio Felice Sciosciammocca e ruoli che a lui si richiamano, ancor prima quindi di iniziare professionalmente lo studio del teatro, ovvero l’Accademia. Felice l’ho sempre poi evocato quando, nella compagnia di Luca de Filippo, rivestivo ruoli comici di giovani protagonisti, l’ho interpretato posso dire attraverso altri nomi. Questa è la mia prima interpretazione ufficiale.
Quale ritieni sia il segno innovativo della
regia di Claudio Di Palma?
Credo sia stata la lucidità con la quale fa comprendere come il ruolo di Ciccillo – il nipote di Felice – sia importante nel determinare gli accadimenti della storia. E’ simile al servitore furbo, scaltro – figura iconica nel teatro - che genera e slega la matassa degli accadimenti, come quella in cui si trova imbrigliato Felice e sua moglie. E poi come altra novità c’è l’ambientazione.
Secondo te qual è il momento più
esilarante della commedia?
Il passaggio più comico è quello sul finale, quando Felice si ritrova circondato da tutti i personaggi della commedia, i quali hanno creduto di poter cambiare la loro vita attraverso Felice, tutti personaggi / uomini irrisolti che Felice - credendoli pazzi – asseconda nei loro desideri.
Un confronto fra il linguaggio
drammaturgico di ieri e di oggi.
Il linguaggio drammaturgico nel testo di
oggi è rimasto tale, anche se noi attori contemporanei siamo fisiologicamente
diversi, recitiamo le stesse battute ma con tono e modalità diverse, non
sappiamo parlare come gli attori di un tempo, ma l’efficacia è ugualmente forte.
Non ho pregiudizi rispetto alle rappresentazioni del passato, ma al contempo ritengo
che occorra essere umili e accettare di essere uomini di questo tempo. Ho
cercato solo di addolcire Felice secondo le corde di un teatro comico che ho
frequentato e praticato, che non è solo questo più farsesco. Mi riferisco alla
comicità del teatro dell’assurdo, del surreale (per esempio ho interpretato
Jerry Lewis, i fratelli Marx) un modus che ho richiamato per dare forma e
creare un tipo di Felice Sciosciammocca più nostro, senza rinnegare il
personaggio con tutta la sua storia e la sua vis comica.
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