PESSOA-Since I’ve been me, regia di Robert Wilson

Alla Pergola - Via della Pergola n. 30, Firenze – dal 2 al 12 maggio 2024.

Servizio di Cinzia Capristo

Alla Pergola è andato in scena “Pessoa- Since I’ve been me” interpretato dall’attrice portoghese Maria de Medeiros e diretto dal regista Robert Wilson. Lo spettacolo in italiano, portoghese, francese, inglese, con sovratitoli in italiano ha debuttato in prima mondiale a Firenze, dal 2 al 12 maggio. Una produzione internazionale che ha reso omaggio al Portogallo e a uno dei suoi poeti più intriganti: Fernando Pessoa.

Quando il pubblico ha iniziato a confluire nella sala, appoggiato ad un angolo sul bordo del palco c’era il poeta Pessoa ad attenderli, che con gesti e movimenti del volto ha esercitato la sua arte richiamando il pubblico alla rappresentazione. 

Sullo sfondo una tela di grandi dimensioni con pennellate di colore azzurro chiaro e scuro, colori che si stagliano tra cielo e mare, come una immagine vista da un oblò di una nave, come le tante navi che hanno attraversato il fiume Tago, che confluisce nell’Oceano, andando alla scoperta di nuovi mondi. Il mare come metafora al tumulto interiore di Fernando Pessoa, il tutto addolcito da una musica in sottofondo a scandire i movimenti lenti dell’artista.

La pièce teatrale comincia e il poeta dall’affollata solitudine è in scena con i suoi eteronomi; sei personaggi appaiono sul palco, sono attori di diversa provenienza: Rodrigo Ferreira brasiliano, franco-brasiliana Janaína Suaudeau, francese di radici africane Aline Belibi, italiana Sofia Menci, italiano Gianfranco Poddighe, italo-albanese Klaus Martini

Si odono suoni, come qualcosa che si rompe, a richiamare la frammentazione dell’identità, di quella moltiplicazione dell’io che nessuno autore del Novecento ha saputo così bene sviscerare come Pessoa, prendendo le distanze da sé e cercando una verità interiore ed esteriore difficile da trovare, così come egli recita: “La mia anima si è rotta come un vaso vuoto. […] E caduta, si è rotta in più pezzi di quelli che componevano la porcellana del vaso.”.

Una barchetta di carta appare all’orizzonte e mentre si ode una voce di un bimbo, inizia il racconto della vita di Pessoa; è un bimbo che ha perso il padre e che con la madre e una nuova famiglia, si imbarca su una nave che lo porterà fuori dal suo Portogallo.

Lo scenario muta, lo sfondo cambia e tra le vallate spunta il sole, e poi un altro, e ancora un altro; sono sei illuminati da un cono e poi punti, come a formare una costellazione. Il sole sorge a ricordare che un nuovo giorno inizia. Il gioco di luci in questa pièce è fondamentale, come affermato dal regista Wilson: “Quando comincio a lavorare, la prima cosa che faccio è illuminare lo spazio. Comincio con la luce.”; ma, la luce è importante anche in Pessoa: “Nay, what is man himself but an inane blind insect buzzing against a closed window? Instinctively he feels beyond the glass a great light and a warmness. But he is blind and cannot see it.” La luce per entrambi è qualcosa che rischiara, che fa vedere le cose nella loro essenza. Wilson e Pessoa due visionari, due sognatori, così come afferma Pessoa: “Viver do sonho e para o sonho. Le monde appartient à ceux qui ne ressentent rien”. Un Pessoa moderno quello che porta in scena Wilson, perché in questa nostra società liquida, come dice il poeta: “Pensar incomoda como andar à chuva”.

Lo spazio e il tempo, altre due componenti che accomunano Pessoa a Wilson, infatti il poeta dice: “Demain n'existe pas. À moi est seulement, Le moment, je ne suis que l'être qui existe, En cet instant, lequel peut être le dernier De cet homme que je feins d'être”. Il concetto di tempo in Pessoa si percepisce anche quando racconta il suo amore platonico per Ophelia: “Il Tempo, che invecchia i volti e i capelli, invecchia anche”. Il tempo non è immobile, ma muta e invecchia come invecchia il mondo e la luce evidenzia le sue dissonanze.

Lo spettacolo messo in scena da Wilson è un grande show; all’interno di questo spazio vi è musica, poesia, racconti, il mondo di immagini di Wilson in cui Pessoa descrive il suo mondo poetico fatto di natura, alberi e animali; tutto ciò appare sulla scena, ma anche strutture di velieri e i tavolini dei bar dove Pessoa si fermava ad osservare l’universo umano. Come dice il poeta: “Credo nel mondo come a una margherita, Perché lo vedo. Ma non penso a esso, Perché pensare è non capire… Il mondo è di chi non sente”. Lo spazio di Wilson non è riempitivo di cose, ma di immagini, di concetti, di riflessioni.

Una drammaturgia intimistica e mistica, che si interroga sull’essenza delle cose e sulla presenza di Dio, come dice Pessoa: “Non credo in Dio perché non l’ho mai visto. Se egli volesse che credessi in lui, Verrebbe senza dubbio a parlarmi[…] Ma se Dio è i fiori e gli alberi E i monti e il sole e il chiarore lunare, Allora credo in lui”.

In questo mondo liquido Wilson ha voluto farci riflettere su chi siamo e dove il mondo sta andando, prendendo spunto dalle parole del poeta: “Non voglio ricordare né conoscermi. Siamo troppi se guardiamo chi siamo. Ignorare che viviamo, compie abbastanza la vita”.

L’uomo come essenza di ciò che ha vissuto: “Quanto fui, quanto non fui, tutto ciò io sono. Quanto volli, quanto non volli, tutto ciò mi modella. Quanto amai o smisi di amare è la stessa nostalgia in me. Ho posato la maschera e mi sono visto allo specchio… Ero il bambino di tanti anni fa... Non ero cambiato per niente... E questo il vantaggio di sapersi togliere la maschera. Si è sempre il bambino, il passato che resta, il bambino”. Il mondo visionario di Wilson e Pessoa è il mondo di un bimbo che si affaccia a un mondo che non ha maschere, ma solo l’innocenza di dover vivere una vita ancora da costruire. Pessoa dice: “J’ai eu un passé ? Sans doute… J’ai un présent ? Sans doute… J’aurai un futur ? Sans doute… Je ne suis rien… Je suis une fiction…”.

Lo spettacolo si chiude inesorabilmente con una riflessione sulla vita e la morte: “Finiamola dunque con questa vita! Basta! Il modo poco importa! Soffrir di più non posso. Vedrò dunque - io, Faust – godere la felicità anche da parte di coloro che non ne conoscono tutta la misura? Brucia in me la rivolta contro la causa della vita che mi fece qual sono. E morirò, e lascerò in questo mondo appena questo: una vita solo piacere e godimento, solo amore, solo incoscienza in raziocinio sterile e disprezzo... Ma come entrerò mai in quella vita. Io non nacqui per essa”. A chiosa l’ultimo verso attribuito a Pessoa in fin di vita: “I know not wath tomorrow will bring”.  

Maria de Medeiros ha interpretato i panni di Pessoa con grande abilità, come ella stessa ha dichiarato da portoghese: “ho l’impressione di essere nata in Pessoa e di vivere nella sua letteratura”; bravi anche gli altri attori del cast che hanno reso voce e colore alle tante anime di Pessoa. Il pubblico ha reso omaggio con lunghi applausi all’intera compagnia decretando il successo di questo spettacolo.

 

Note di Regia
«L’idea che sia una produzione internazionale, che ci siano attori di Paesi differenti, con background culturali differenti, e che sia uno spettacolo in varie lingue – afferma Robert Wilson – mi sembra giusta per Pessoa. Pessoa era un uomo fatto di tante diverse “persone”, era un portoghese cresciuto in Sudafrica. Come tutti noi – aggiunge il regista – era pieno di molti “personaggi”. Quindi, una maniera di approcciare questo lavoro è cercare di capire come trattare questo prisma di personalità. Nella mia testa c’è proprio un prisma con tutte le diverse personalità, i diversi aspetti di Pessoa».

 



Regia, scene e luci
Robert Wilson
Testi Fernando Pessoa
Drammaturgia Darryl Pinckney
Costumi Jacques Reynaud
con Maria de Medeiros, Aline Belibi, Rodrigo Ferreira, Klaus Martini, Sofia Menci, Gianfranco Poddighe, Janaína Suaudeau
Co-regia Charles Chemin
Collaboratrice alla scenografia Annick Lavallée-Benny
Collaboratore alle luci Marcello Lumaca
Sound design e consulente musicale Nick Sagar
Trucco Véronique Pfluger
Stage manager Thaiz Bozano
Direttore tecnico Enrico Maso
Collaboratrice ai costumi Flavia Ruggeri
Consulente letterario Bernardo Haumont
Assistente personale di Robert Wilson Liam Krumstroh
Commissionato e prodotto da Teatro della Pergola - Firenze e Théâtre de la Ville - Parigi
Coprodotto da Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile di Bolzano, São Luiz Teatro Municipal de Lisboa, Festival d’Automne à Paris
In collaborazione con Les Théâtres de la Ville de Luxembourg

Foto di Lucie Jansch.

 

 

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