CALENNARIO di e con Antonia Cerullo, aiuto regia e organizzazione Anna Bocchino

Al Teatro Serra di Napoli (Fuorigrotta, via Diocleziano 316) dal 28 al 30 aprile 2023, nel cartellone della stagione “Campi Ardenti”.

Servizio di Rita Felerico

“Questo lavoro nasce dai resoconti dei giorni di reclusione e dal loro conteggio, forzando ogni stimolo dell’esistenza a generare altra vita. Racconto di solitudini e di gentilezze che profumano, di dignità in un fluire incontrollabile di emozioni e sentimenti, poiché senza il buio la luce non avrebbe ragion d’essere”, afferma la regista.  Ma Calennario di Antonia Cerullo non è solo questo.

Se è vero che gli spazi che viviamo, le nostre case, le nostre città ci somigliano, anzi sono, ciò che siamo, dopo la pandemia -ma siamo sicuri di trovarci proprio ad un dopo-dovremmo aver compreso la necessità di uscire da modelli e stili di vita che uccidono il nostro senso di umanità, anzi la nostra più vera umanità, e tutte le relazioni che abitano i luoghi dei nostri movimenti, del nostro lavorare, amare, dialogare.

Antonia, nel foglio distribuito al pubblico per ripetere come un mantra la frase non esiste la bacchetta magica dopo riflessioni che pronuncia con amara e reale sincerità ma con la giusta carica di convinzione e di lotta, indica la strada per una illuminata resistenza alla vita e al suo indicibile caos, al suo palesato disquilibrio, alla sua incapacità di fornire certezze e punti di riferimento.

La pandemia è un pretesto per andare fino in fondo alle nostre debolezze, per far risorgere inaspettate armi non violente di lotta a quel nulla che ci circonda con ossessiva costanza. Chissà se da piccola avevi paura di ballare. Di farti vedere. Chissà se quando volevi qualcosa facevi finta di niente. A quante persone hai creduto che ti hanno tradita? si chiede e ci chiede Antonia. E ancora afferma, come una radicata crudezza: Nelle piccole cose. Siamo tutte le cose nelle piccole cose.   

Ecco allora che questo diario pandemico, questo calendario di giorni sfoglia è vero le pagine di una inaspettata tragedia, ma scopriamo essere la tragedia già nascosta nelle ore, nei minuti dei giorni che ci appartengono e ci sono appartenuti.

E’ questo il coraggio di Antonia, che si spoglia (senza denudarsi fino in fondo) con tenerezza e timido timore dinanzi alla meraviglia del pubblico, vestendosi poi di parrucche colorate, giacche imprevedibilmente folli, movimentando con le mani fantastici personaggi di gomma, che sono lei, che siamo noi osservatori e osservati dinanzi a specchi ingannatori di immagini. 

E’ Antonia che inizia e cerca di portare a termine un viaggio, dentro di lei, nella sua mente, nella sua emozionalità, capirne i confini, se esistono, un treno che desidera mettere in moto ma che non si muove di un millimetro, tornando e ritornando al punto di partenza.

E’ Antonia che sfoglia i suoi libri, le sue carte le sue poesie: Mi sono emozionata ed il petto sentivo che esplodeva. Di un cuore che tutto quell’amore non lo regge proprio. Pensavo così di non voler per nessun motivo dimenticare quel momento che in fondo è già passato.  Scrive ancora.

Pochi, semplici oggetti scenici contenuti in un precario armadio di stoffa nel quale come in un camerino Antonia si cambia, diventando o cercando di diventare di volta in volta diversa; una attenta, curata, precisa  ed empatica azione di aiuto / regia sostiene il viaggio di Antonia che ci rimanda, seppur con sguardi di sofferenza, ad una immagine di città  come luogo di partecipazione e di benessere, che coniughi utilità e fantasia, emozione e comportamenti, identità e differenze e nuove e vecchie forme di vita. Una città del futuro che sia di chi ci abita e che sia responsabilmente abitata, da consegnare alla forza creativa dei più giovani i quali – anche per la pandemia – guardano al tempo con più consapevolezza e limpida criticità. Sgretolo l’idea di lasciar andare il treno, il punto di incontro tra l’empatica connessione del desiderio di capirci. Vergogna di stare nell’osservazione ad occhi chiusi.

Suona come un invito ed è anche così che piace leggerlo.

Il progetto è vincitore nel 2022 in forma di studio al festival “Spacciamo culture interdette”, promosso dalla compagnia “Chille de la balanza” di San Salvi (Firenze).


 CALENNARIO di e con Antonia Cerullo

aiuto regia e organizzazione Anna Bocchino


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