L’UOMO PIÙ CRUDELE DEL MONDO
Al Teatro Bellini di Napoli - dal 2 al 14 maggio 2023
Servizio di Rita Felerico
Le parole di Lino Guanciale, lo spietato e crudele manager
o meglio come si vedrà creduto spietato e crudele, sono cariche del segno più
forte della drammaturgia di Sacco: la volontà di riportare il teatro al centro
della vita di ogni comunità, delle città, per porlo a confronto, pensandolo
come un corpo organico , con la vita
degli uomini e delle donne che popolano e vivono le città, i luoghi dove
accadano i fatti : “Vibra dietro ogni parola scritta la stessa
determinazione che conduce a cercare ogni strada e ogni contesto per incontrare
la città, chiamarla a confronto dentro e
fuori le mura dell’edificio teatrale, invitarla a partecipare al rito antico e
immortale in cui uomini e donne si osservano e giudicano nei propri specchi di
carne”, afferma ancora Lino.
Il teatro vissuto e agito.
Scrive Montanari nella prefazione: “ ..i testi quando funzionano continuano
a lavorare dentro di noi, che ci piaccia o no…..per far sì che questo miracolo
accada il testo deve essere vivo. Così come accade con le persone. L’autore
possiede la superba maestria di creare la vita con la penna..”.
Ed è questa l’atmosfera che si
respira durante tutta la messa in scena, nello scuro delle luci, nei pochi
oggetti sparsi in una stanza che assomiglia più ad una prigione dei sentimenti
bui che dominano gli uomini, quelli legati anche ai soldi che al loro apparire
coprono con la loro presenza i pochi pensieri rimasti ancora in gioco.
Serrato il dialogo fra i
protagonisti e in grande sintonia e ritmo con i gesti e con le parole, delle
occasionali confidenze, degli scambi d’accuse ed anche dei momenti di ricordo.
Fra le parole e i movimenti si crea così non solo conseguenzialità di immagine,
ma temporale, che in qualche modo lega in orizzontale il tempo passato e
presente, come in un rito che cerca di surclassare il reale ponendo dinanzi
alle scelte possibili le nudità delle coscienze. Un finale che viene rincorso
battuta dopo battuta e che esplode infine con netta crudeltà.
Oltre alla bravura degli
attori, va riconosciuto al testo la forza indagatrice delle parole, capaci di
stanare le bestialità e gli istinti più bruti, nascosti nei pensieri e nelle
menti umane: “No caro mio, la crudeltà è un atto di grande condivisione”,
dichiara ‘l’uomo più crudele del mondò. E le parole inseguono le tappe che
conducono al sorprendente finale.
Il titolo così rispecchia non
un frutto di pura fantasia, né la trama di un giallo, ma quelle possibili
verità che si nascondono dietro l’apparenza conformista delle nostre esistenze.
Quanto si sa e si può sapere
della vita? quanto si può amare la vita? Quanto la si comprende?
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