La piccola realtà di un teatro dal respiro internazionale

Servizio di Rita Felerico

Il 13 ottobre prossimo debutterà al Teatro Eduardo De Filippo di Arzano Disconnessione, uno spettacolo prodotto da Piccola Città Teatro, compagnia under 35 che ha potuto realizzare il progetto grazie alla partecipazione e alla vincita di un prestigioso bando internazionale: Translation Grant (Premio di Traduzione) del Canada Council for the Arts.

A segnalare il bando a Piccola Città Teatro, Sara Selim Riccetti, regista, traduttrice e ricercatrice in Studi Indigeni del Nord America, che non solo offre il suo apporto tecnico – scientifico al progetto, ma è anche traduttrice e regista di questo spettacolo che vanta il partenariato del Ministero della Cultura e dell’Ambasciata del Canada in Italia.

Per saperne di più, abbiamo incontrato Viola Forestiero, tra i fondatori della Compagnia Piccola Città Teatro.

Viola come nasce il progetto e qual’ è l’idea che vi ha entusiasmato tanto da produrre e creare uno spettacolo?

Il progetto è nato grazie a Sara Selim Riccetti, che si occupa di promuovere la conoscenza della cultura Indigena del Nord America in Italia. Il termine “Indigeni” si riferisce ai popoli Nativi del mondo ed è ora preferito rispetto alla parola “indiani”, che è ora considerata dispregiativa perché utilizzata dagli europei che hanno colonizzato il continente americano.

Da diversi anni, Sara si occupa di questi temi come ricercatrice a livello universitario, viaggiando in Canada e negli Stati Uniti e collaborando con membri di varie Nazioni Indigene. Negli Stati Uniti, queste nazioni sono legalmente riconosciute come Stati indipendenti, sebbene subordinati al governo federale (come nel caso dei Cherokee). In Canada, invece, godono di un minore riconoscimento politico, nonostante l’impegno del governo canadese per il processo di riconciliazione. Gli Indigeni del Nord America continuano a lottare assiduamente per il riconoscimento dei loro diritti. Ci ha entusiasmato l’idea di dare voce alla loro lotta contro la diseguaglianza e l’oppressione.

Viola, in tal senso, puoi approfondire in modo generale – si intende- i punti della loro cultura che vi hanno affascinato?

I popoli Indigeni in Canada e negli Stati Uniti promuovono le loro storie, sfidando gli stereotipi che la cultura occidentale ha diffuso sulla loro esistenza – ad esempio quello della principessa "indiana" (Pocahontas) che tradisce il suo popolo e viene assimilata alla cultura dei colonizzatori, o quello del "nobile selvaggio" destinato a estinguersi e scomparire, o la romanticizzazione dei Nativi come legati a un passato che non esiste più.

In realtà, questi popoli sono tutt'altro che scomparsi e rappresentano la popolazione con la più rapida crescita demografica in Canada. Nonostante abbiano subito numerose forme di genocidio, come dimostrato dal fenomeno delle “residential schools”, scuole che ospitavano bambini indigeni strappati alle loro famiglie e istruiti a non parlare le loro lingue o praticare le loro tradizioni (danze, canti, storie orali), questi popoli sono riusciti non solo a sopravvivere, ma stanno vivendo un processo di grande rivitalizzazione culturale. Uno dei film che descrive in modo molto vivido l'impatto colonialista sugli Indigeni è l'ultimo lavoro di Martin Scorsese, "Killers of the Flower Moon", che parla della Nazione degli Osage, e di cui consiglio vivamente la visione a tutti.

Come si è arrivati allo spettacolo?

Sara ha proposto alla nostra compagnia teatrale il testo "The Unplugging", scritto dalla drammaturga Indigena Algonchina Yvette Nolan, traducendolo con "Disconnessione". Sara ha scelto la nostra Compagnia per presentare questo spettacolo perché l'argomento rientra perfettamente nella nostra linea artistica, che si concentra sulle minoranze e sulle questioni femminili. Questo spettacolo sarà un debutto non solo nazionale, ma anche europeo. Un micro-finanziamento (siamo una compagnia under 35), insieme al grant del Ministero della Cultura Canadese che abbiamo vinto, ci permetterà di realizzare il progetto, sfruttando anche i giorni di residenza artistica offerti dal teatro Eduardo De Filippo.

Puoi svelarci qualcosa della trama?

Le protagoniste sono due donne, una sui 50 anni e l'altra sui 60, e la storia si svolge in un'epoca post-apocalittica in cui un evento, chiamato "la disconnessione", ha portato alla scomparsa totale dell'elettricità dalla Terra. L'azione inizia circa otto mesi dopo la "disconnessione", in un mondo dove le tecnologie moderne sono ormai un lontano ricordo. Elena e Bern sono state esiliate dalla loro comunità perché considerate troppo anziane e quindi inutili. Isolate in una capanna nei boschi, riescono a recuperare le conoscenze tradizionali legate alla natura e non solo a sopravvivere, ma anche a prosperare. Penso che basti così….per ora.

Auguriamo alla Compagnia Piccola Città Teatro non solo il successo che come sempre merita, ma la giusta attenzione da parte della critica e dei media.

Si parla di teatro, certo, ma anche di impegno artistico e sociale di una compagnia under 35, che è un valore aggiunto. 

“È facile scrivere una commedia “impegnata”; è assai più difficile “impegnare” il pubblico ad ascoltarla”. (Eduardo De Filippo)


 


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