LA SERVA PADRONA al teatro Trianon Viviani

Al teatro Trianon Viviani il 21 giugno 2024

Servizio di Rita Felerico

E’ stata una emozione particolare, il 21 giugno scorso Festa della Musica al Teatro Trianon, ascoltare i giovani musicisti dell’Orchestra da Kamera e il coro dei Piccoli Cantori di Forcella, due giovani formazioni nate da due realtà ormai ben consolidate, Sanitansamble e Piccola Orchestra di Forcella.   A dirigere l’Orchestra il Maestro Paolo Acunzo e i Piccoli Cantori il Maestro Vincenza D’Ambrosio.

Ho seguito con estrema attenzione la nascita dell’Orchestra della Sanità e conosco la passione con la quale il Maestro Paolo Acunzo si è dedicato per realizzare nella nostra città un sogno che il geniale Maestro Josè Antonio Abreu - con un modello didattico sui generis,  el Sistema” -  realizzò  in Venezuela. Era il 1975, insieme alla possibilità di donare ai ragazzi ‘senza speranza’ un modello di vita, el Sistema si è rivelato un importante volano per l’esercizio della rigenerazione urbana e sociale dei quartieri più degradati delle capitali, aprendo le porte ad un mondo lavorativo e formativo fino ad allora mai praticato, senza speculazioni o obiettivi prettamente economici. L’arte è un diritto di tutti e tutti hanno diritto a poterne usufruire, da cittadini, in una società che dichiara di voler essere democratica e assertiva dei diritti civili.

Ecco perché un luogo migliore per andare in scena con La Serva padrona, non poteva essere che iTrianon Viviani, il teatro aperto al territorio, ospite di tante attività laboratoriali che lo rendono presenza attiva in un quartiere che sta mobilitandosi per un cambiamento. Grazie alla direzione intelligente, coordinata e attenta della Direttrice Artistica, Marisa Laurito. Dichiara: “Il Trianon Viviani è il teatro della Canzone Napoletana, ma si propone anche di custodire e diffondere le espressioni più autentiche della nostra cultura musicale di ieri e di oggi.  La Serva padrona, che mettiamo in scena per la Festa della Musica, è un atto di celebrazione e valorizzazione delle nostre radici artistiche. E questa produzione, nella particolare ambientazione nel salotto di Salvatore Di Giacomo, ideata da Mariano Bauduin, restituisce un senso di continuità e vivacità del nostro patrimonio musicale”.

Il Teatro partecipa in questo modo alla Festa della Musica, con questa nuova produzione di uno dei capolavori di Giovanni Battista Pergolesi, composto su libretto di Gennaro Antonio Federico, destinato a divenire un punto di inizio e riferimento per l’opera buffa napoletana.

Leggiamo. Composta per il compleanno di Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel, fu rappresentata la prima volta al Teatro San Bartolomeo di Napoli il 5 settembre 1733, quale intermezzo all'opera seria Il prigionier superbo, dello stesso Pergolesi, destinata a non raggiungere neppure lontanamente la fama della Serva padrona. Alla prima rappresentazione è attribuita a tutti gli effetti l'inizio del nuovo genere dell'opera buffa. Lo stesso libretto fu ripreso da Giovanni Paisiello per l'omonima opera buffa.

La regia di Bauduin, che di intesa con il direttore Acunzo, inserisce due arie, “Chi disse ca la femmena” e il duetto finale Per te ho io nel core, rispettivamente tratte dalle opere buffe Lo frate ‘nnamorato e Il Flaminio, ha inserito così un elemento innovativo nella trama e come nell’ambientazione, pensata nel ‘salotto di Di Giacomo’. 

Questa nuova produzione del Trianon Viviani vede in scena il soprano Giovanna Caterina Di Luca e il basso Francesco Auriemma, rispettivamente nei panni della serva Serpina e del padrone Uberto. L’attore e baritono Maurizio Murano è il servo Vespone, tradizionalmente interpretato da un mimo, che canta l’aria “Chi disse ca la femmena”.

I costumi sono di Marianna Carbone, le luci di Gianluca Sacco e l’audio di Daniele Chessa. Il maestro sostituto e al cembalo è Giuseppe Galiano. La direzione esecutiva dell’Orchestra è di Maurizio Baratta, quella didattica di Gabriele Bernardo. Il maestro preparatore del coro è Katia Cherubini.

Un successo non solo di pubblico, partecipato, degno di tanta attenzione, che vede il Teatro e il progetto di Sanitansable effettivi protagonisti di una propositiva rinascita dei territori e di chi vi abita.

Trama

La trama è la storia della serva Serpina che diventa la padrona della casa. Il suo padrone Uberto si sveglia arrabbiato perché lei è in ritardo nel servire la tazza di cioccolato mattutina. Dopo un vivace battibecco, Uberto decide, quindi, di sposarsi per far ingelosire Serpina, ma lei ribatte intimandogli di rimanere a casa. Successivamente Serpina rivela a Uberto che ha trovato un marito, un soldato chiamato Capitan Tempesta. Uberto è colpito dalla notizia, ma cerca di nascondere i suoi sentimenti. Quando Serpina chiede a Uberto di incontrare il suo futuro sposo, lui accetta a malincuore. Il Capitano è in realtà l’altro servo Vespone, travestitosi per complicità con Serpina. Alla richiesta di una dote di quattromila scudi, Uberto capitola e accetta di sposare Serpina. Vespone si smaschera e Uberto, felice del lieto fine, lo perdona, mentre Serpina sentenzia «E di serva divenni io già padrona».

Durante lo spettacolo e nei giorni successivi, l’Associazione delle Botteghe di San Gregorio Armeno, presieduta da Vincenzo Capuano, promuove l’esposizione di una scena della Natività in scarabattola nello stile settecentesco napoletano, curata dai fratelli Capuano.

 

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