FEDRA – IPPOLITO PORTATORE DI CORONA di Euripide traduzione Nicola Crocetti regia Paul Curran

Al Teatro Grande di Pompei - 11  13 luglio 2024 per il Pompeii  Theatrum  Mundi

Servizio di Rita Felerico


"Che  cos’è quella cosa che chiamano amore"

La frase che apre nel flyer che accompagna lo spettacolo le riflessioni del regista Paul Curran, è probabile che racchiuda non solo il significato della tragedia di Euripide ma il senso  che ne ha voluto dare la regia – trasversale ed equilibrata-dello scozzese di Glasgow, famoso per la messa in scena di svariate opere e melodrammi. Fedra vuol dire luminosa, discendente del Sole, ferita e uccisa dalla sua stessa luce, dalla passione che la luce emana. Cosa è l’amore? È quel desiderio origine della vita, ma anche passione incontrollabile, come tanti altri sentimenti che l’uomo non riesce a gestire se non è capace di leggerli e contenerli : possono portare alla autodistruzione.

La Fedra di Ippolito portatore di corona  (seconda versione euripidea di quell’Ippolito Velato, andato perso,  e di cui possediamo pochi frammenti)  è voce di tutte le donne ancora legate nella loro libertà da una società patriarcale che soffoca più che far rilucere  la bellezza della verità, simile alla sorte di Ippolito al quale l’invidia della divinità tarpa le ali della bellezza. Scissione fra dei e uomini (convincenti  nelle loro nemesi Afrodite Iaria Genatiempo e Artemide Giovanna Di Rauso che vestono anche i due costumi più belli dello spettacolo).

Fedra è il racconto mitico, trama del nostro tessuto più intimo, scava nel profondo. La pressione degli dei sugli uomini, soffocati dal loro volere,  rende il mondo e i suoi abitanti in balia di sentimenti contraddittori, immessi dentro uno scopo a loro ignoto, che nonostante tutto  l’impegno non possono mutare. In balia dei loro sentimenti e passioni sono tutti i personaggi, bravissimi tutti da Teseo, Alessandro Albertin , ad Ippolito, Riccardo Livermore,  dalla Nutrice Gaia Aprea a Fedra, la bellissima Alessandra Salamida e il filo rosso che li lega è l’incomunicabilità.  Curran sottolinea che lo stato dell’essere umano oggi è segnato da una profonda incomunicabilità che induce alla solitudine e all’occultamento delle vicende e dei sentimenti reali.

Sulla grande maschera  che occupa la scena sorretta da tubi come in un cantiere,  che denotano la infinita costruzione/ decostruzione  della reggia di Teseo, si riflettono le immagini del dramma umano che portano alla nascita  e alla costruzione di mostri, da Hitler alla furia della Natura violentata, al fuoco distruttore, che brucia come  le passioni il volere e la capacità di agire. Tutti gli attori interpretano con grande empatia e grande capacità di coinvolgere il pubblico e si distinguono perla caratterizzazione dei ruoli; anche il coro che con un gesto ben deciso più volte si rende muto nel non voler rivelare il vero, anche i gioiosi amici di Ippolito che qualcuno ha voluto definire simili ai “figli dei fiori”.

Il nous dell’azione drammatica passa nelle voci, nel tono e colore delle parole delle persone  e alcune sbavature ( come le scarpe da tennis dei coriferi amici di Ippolito  o il suono di tamburi di latta ) scompaiono; l’irruzione della protezione civile, dei vigili è paragonabile in qualche modo a quella delle istituzioni nei momenti cardine del dramma, e ne decretano l’inesorabile fallimento nel momento in cui si adeguano al ‘potere economico’ costruttore di falsi e ambigui giochi di comunicazione. Come sempre. Alla fine, Euripide si rivolge alla città, alla cittadinanza attiva dell’agorà per ‘svelare’ la verità. Ritorna e passa così  il messaggio civile e critico dell’INDA ed è una emozione pensare che questa Fedra abbia risuonato a Pompei dopo Siracusa.  Con Fedra termina una edizione intensa e corposa, attendiamo il prossimo appuntamento che sappiamo essere caro e prezioso per il nostro Teatro Mercadante cos’ come per il pubblico.

 

FEDRA
Ippolito portatore di corona
di Euripide
traduzione Nicola Crocetti
regia Paul Curran
con (in ordine di apparizione) Ilaria Genatiempo (Afrodite), Riccardo Livermore (Ippolito), Sergio Mancinelli (Un servo), Gaia Aprea (Nutrice), Alessandra Salamida (Fedra), Alessandro Albertin (Teseo), Marcello Gravina (Messaggero)Giovanna Di Rauso (Artemide)
Corifee Simonetta Cartia, Giada Lo Russo, Elena Polic Greco, Maria Grazia Solano
Coro di donne di Trezene Valentina Corrao, Aurora Miriam Scala, Maddalena Serratore, Giulia Valentin, Alba Sofia Vella
Accademia d’Arte del Dramma Antico
coro Alinari Caterina, Bassoli Andrea, Borghesi Clara, Carella Davide, Ceci Carlotta, Cosentino Alessandra, De Lauretis Sara, Garofani Ludovica, Laudani Zoe, Marrubini -Bouland Carlo, Ruggiero Francesco, Zucchetti Elisa

assistente alla regia Michele Dell’Utri
scene e costumi Gary McCann
assistente scenografo Gloria Bolchini
assistente costumista Gabriella Ingram
direzione del coro Francesca Della Monica
responsabile del coro Elena Polic Greco
musiche coro inziale Matthew Barnes
musiche spettacolo Ernani Maletta
disegnatore luci Nicolas Bovey
video design Leandro Summo
drammaturgo Francesco Morosi

produzione INDA – Istituto Nazionale del Dramma Antico

 










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