Al Teatro Grande di Pompei -
11 13 luglio 2024 per il Pompeii Theatrum
Mundi
Servizio di Rita Felerico
"Che cos’è quella cosa che chiamano amore"
La frase che apre nel flyer che
accompagna lo spettacolo le riflessioni del regista Paul Curran, è
probabile che racchiuda non solo il significato della tragedia di Euripide ma
il senso che ne ha voluto dare la regia
– trasversale ed equilibrata-dello
scozzese di Glasgow, famoso per la messa in scena di svariate opere e
melodrammi. Fedra vuol dire luminosa,
discendente del Sole, ferita e uccisa dalla sua stessa luce, dalla passione che
la luce emana. Cosa è l’amore? È quel desiderio origine della vita, ma anche
passione incontrollabile, come tanti altri sentimenti che l’uomo non riesce a
gestire se non è capace di leggerli e contenerli : possono portare alla
autodistruzione.

La Fedra di Ippolito portatore di
corona (seconda versione euripidea di quell’Ippolito Velato,
andato perso, e di cui possediamo pochi
frammenti) è voce di tutte le donne
ancora legate nella loro libertà da una società patriarcale che soffoca più che
far rilucere la bellezza della verità,
simile alla sorte di Ippolito al quale l’invidia della divinità tarpa le ali
della bellezza. Scissione fra dei e uomini (convincenti nelle loro nemesi Afrodite Iaria Genatiempo
e Artemide Giovanna Di Rauso che vestono anche i due costumi più
belli dello spettacolo).

Fedra è il racconto mitico, trama
del nostro tessuto più intimo, scava nel profondo. La pressione degli dei sugli
uomini, soffocati dal loro volere, rende
il mondo e i suoi abitanti in balia di sentimenti contraddittori, immessi dentro
uno scopo a loro ignoto, che nonostante tutto
l’impegno non possono mutare. In balia dei loro sentimenti e
passioni sono tutti i personaggi, bravissimi tutti da Teseo, Alessandro Albertin , ad Ippolito,
Riccardo Livermore, dalla Nutrice
Gaia Aprea a Fedra, la bellissima Alessandra Salamida e il filo
rosso che li lega è l’incomunicabilità.
Curran sottolinea che lo stato dell’essere umano oggi è
segnato da una profonda incomunicabilità che induce alla solitudine e
all’occultamento delle vicende e dei sentimenti reali.

Sulla grande maschera che occupa la scena sorretta da tubi come in
un cantiere, che denotano la infinita
costruzione/ decostruzione della reggia
di Teseo, si riflettono le immagini del dramma umano che portano alla
nascita e alla costruzione di mostri, da
Hitler alla furia della Natura violentata, al fuoco distruttore, che brucia
come le passioni il volere e la capacità
di agire. Tutti gli attori interpretano con
grande empatia e grande capacità di coinvolgere il pubblico e si distinguono
perla caratterizzazione dei ruoli; anche il coro che con un gesto ben deciso
più volte si rende muto nel non voler rivelare il vero, anche i gioiosi amici
di Ippolito che qualcuno ha voluto definire simili ai “figli dei fiori”.

Il nous dell’azione drammatica
passa nelle voci, nel tono e colore delle parole delle persone e alcune sbavature ( come le scarpe da tennis
dei coriferi amici di Ippolito o il
suono di tamburi di latta ) scompaiono; l’irruzione della protezione civile,
dei vigili è paragonabile in qualche modo a quella delle istituzioni nei
momenti cardine del dramma, e ne decretano l’inesorabile fallimento nel momento
in cui si adeguano al ‘potere economico’ costruttore di falsi e ambigui
giochi di comunicazione. Come sempre. Alla fine, Euripide si rivolge alla
città, alla cittadinanza attiva dell’agorà per ‘svelare’ la verità. Ritorna e passa così il messaggio civile e critico dell’INDA
ed è una emozione pensare che questa Fedra abbia risuonato a Pompei dopo
Siracusa. Con Fedra termina una edizione
intensa e corposa, attendiamo il prossimo appuntamento che sappiamo essere caro
e prezioso per il nostro Teatro Mercadante cos’ come per il pubblico.
FEDRA
Ippolito portatore di corona
di Euripide
traduzione Nicola Crocetti
regia Paul Curran
con (in ordine di apparizione) Ilaria Genatiempo (Afrodite), Riccardo
Livermore (Ippolito), Sergio Mancinelli (Un
servo), Gaia Aprea (Nutrice), Alessandra
Salamida (Fedra), Alessandro Albertin (Teseo), Marcello
Gravina (Messaggero), Giovanna Di Rauso (Artemide)
Corifee Simonetta Cartia, Giada Lo Russo, Elena Polic Greco, Maria
Grazia Solano
Coro di donne di Trezene Valentina Corrao, Aurora Miriam Scala,
Maddalena Serratore, Giulia Valentin, Alba Sofia Vella
Accademia d’Arte del Dramma Antico
coro Alinari Caterina, Bassoli Andrea, Borghesi Clara, Carella
Davide, Ceci Carlotta, Cosentino Alessandra, De Lauretis Sara, Garofani
Ludovica, Laudani Zoe, Marrubini -Bouland Carlo, Ruggiero Francesco, Zucchetti
Elisa
assistente alla regia Michele
Dell’Utri
scene e costumi Gary McCann
assistente scenografo Gloria Bolchini
assistente costumista Gabriella Ingram
direzione del coro Francesca Della Monica
responsabile del coro Elena Polic Greco
musiche coro inziale Matthew Barnes
musiche spettacolo Ernani Maletta
disegnatore luci Nicolas Bovey
video design Leandro Summo
drammaturgo Francesco Morosi
produzione INDA – Istituto
Nazionale del Dramma Antico
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