IL CACCIATORE DI NAZISTI Basato sugli scritti di Simon Wiesenthal, testo e regia di Giorgio Gallione
Capodimonte – Giardino Paesaggistico di Porta Miano - 12 luglio ore 21.00 - Per Campania Teatro Festival - Debutto Assoluto
Servizio di Rita Felerico
Napoli – Un grande pensatore del secolo scorso Theodor W. Adorno, di
origine ebraica, esponente della Scuola Filosofica di Francoforte, disse che
non era più possibile nessun pensiero
dopo la shoah, l’olocausto degli ebrei; tutto era stato infranto e la filosofia
stessa – incapace di arginare il degrado – può cercare al massimo di spiegare
la discesa dell’umanità verso l’inumanità. Remo Girone ne Il cacciatore di nazisti,
testo ispirato a colui che fu chiamato il James Bond ebreo, Simon
Wiesenthal, si immedesima in maniera magistrale in lui, l’ingegnere e scrittore
austriaco di origine ebraica superstite dell'Olocausto, che ha
dedicato la sua vita a raccogliere informazioni sui nazisti in latitanza per
poterli rintracciare e sottoporre a processo. “La vita di Wiesenthal ha dell’incredibile
– si legge nelle note di regia - con il suo lavoro di ricerca e
investigazione è riuscito a consegnare alla giustizia circa 1.100 criminali
nazisti, tra cui Karl Silberbauer, il sottoufficiale della Gestapo responsabile
dell’arresto di Anna Frank, Franz Stangl, comandante dei campi di Treblinka e
Sobibor, e Adolf Eichmann, l’uomo che pianificò quella che Hitler amava
definire “la soluzione finale”.
E tutto, nella scenografia,
nei colori degli oggetti, in quegli occhi che tappezzano il fondo del
palcoscenico, nelle luci che ricordano i campi di concentramento, in quel
manichino (la maschera di un generale nazista) appeso alla parete accompagna la
descrizione di questo immane, violento, drammatico, inimmaginabile scempio che
non si immaginava la mente umana potesse concepire. La voce di un attore come Remo Girone, che si può definire un
Maestro del teatro, a volte rotta dall’emozione, a volte sarcastica e dura, a
tratti dolce nel ricordare Anna Frank e la piccola Sara, entra nel cuore e
scuote gli spettatori, fino alla fine, quando rivolgendosi al pubblico esorta a
non dimenticare. Si legge ancora nelle note di regia: “Il cacciatore di nazisti diventa
un tentativo epico e civile per combattere la rimozione e l’oblio. “Non
dimenticate mai, mi fido di voi!” è l’esortazione che Wiesenthal scopre nel
messaggio lasciato dalla piccola Sara, protagonista di una delle tante vicende
narrate nello spettacolo, e che lui stesso (Remo Girone / Wiesenthal)
rivolgerà al pubblico a fine spettacolo”.
Uno spettacolo che dovrebbe essere visto e applaudito nelle scuole, diffuso
dai media e non solo nel Giorno della Memoria, perché i soprusi delle guerre accompagnati
dal cinico diniego delle violenze, della brutalità e cattiveria insita nel
genere umano non si è attutito con la fine del secondo conflitto mondiale. Si è
detto che la Storia non possa insegnare, ma la memoria sì, perché semina nel
ricordo schegge di conoscenza. Scrive ancora Adorno in una sua opera fondamentale, Minima Moralia, che
la conoscenza non può avere altra luce se non quella che emana dalla redenzione
del mondo, tutto il resto è tecnica e fatuo dire.
SCENE E COSTUMI GUIDO
FIORATO
LUCI ALDO MANTOVANI
PROGETTO ARTISTICO GIORGIO GALLIONE, GIANLUCA RAMAZZOTTI
PRODUZIONE GINEVRA MEDIA PRODUCTION, TEATRO NAZIONALE DI GENOVA
Le foto sono di Salvatore
Pastore – ag Cubo.
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