Al Teatro San Ferdinando dal 1* all’ 11
dicembre 2022
Servizio di Rita Felerico
Nato da un progetto di Lino Musella e Tommaso De Filippo,
Tavola Tavola, Chiodo Chiodo….già nelle scorse stagioni è stato
accolto con successo da pubblico e critica ed è valso al protagonista il Premio
UBU 2019 e Premio Le Maschere del Teatro italiano 2022 come miglior attore protagonista. Lo
spettacolo tornerà agli inizi del 2023 al Teatro Vascello di Roma e in seguito
nei maggiori teatri di molte città italiane, una tournée che vedrà Lino in scena
sempre affiancato dal Maestro Marco Vidino. Con la sua chitarra,
eseguendo musiche dal vivo, non accompagna solamente la magnifica prova
del protagonista, ma intreccia con genialità musicale il suo linguaggio al
linguaggio, alle ‘cose’ e alle parole di Eduardo/ Lino.

Ed infatti è proprio dalla ‘parola’ eduardiana che Lino Musella parte, i
suoi testi -sostiene - custodiscono segreti di scrittura ancora da scoprire,
per questo sono dei classici, delle opere d’arte che partono dalla tradizione
per innovarsi, camminare nel tempo attraverso una drammaturgia che diviene
sintassi, crea situazioni, meccanismi, per raccontare e dare voce al teatro,
che è arte parlante e narrante dell’umano e della umanità. Un fare e disfare
nella vita e della vita che ritroviamo nell’azione dell’operaio Musella
/ Eduardo, il quale per tutto lo spettacolo demolisce e costruisce, monta e
smonta, pezzi di legno, denuncia e ama, si svela e racconta con i simboli e i
richiami linguistici delle commedie, patrimonio di tutti coloro che amano e
frequentano il teatro.

Un Eduardo / Musella che ricorda Viviani, il legame con l’autore del
‘popolo’, Scarpetta, che legge le lettere scambiate con Peppino e Titina, i
discorsi da senatore, la denuncia contenuta nella missiva al Ministro Tupini,
del 1959 “Mi creda, onorevole Ministro, che è con sgomento
che io penso al vuoto che di anno in anno si va facendo attorno al Teatro in
Italia e alle decine di migliaia di spettatori italiani che ogni anno si allontanano
per sempre senza che altri prendano il loro posto; che è con angoscia che penso
a tutto quello che si va facendo sistematicamente per raggiungere l’ormai
incombente Anno Zero del Teatro italiano”.

Ma Eduardo si sa è cocciuto e volitivo, come il
Luca di Natale in casa Cupiello e - seppur lasciato solo nella sua
impresa - desidera e vuole fortissimamente dare vita fisica, ideale e culturale
al Teatro San Ferdinando, quel cumulo di macerie che era diventato, violentato
dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Continua a credere nella
funzione civile e educativa del teatro, una convinzione, un concetto ripreso
molte volte, Eduardo lo sottolinea parlando del forte legame che lo unisce ai
minori reclusi nel carcere Filangieri o quando con rammarico si rivolge alle
istituzioni del territorio, assenti nel sostenerlo nella sua impresa. Paolo
Grassi riceveva sovvenzioni perché si considerava il suo Piccolo un bene di
interesse pubblico, ma perché non considerare alla stessa stregua il San
Ferdinando? Un progetto quello
di Musella e Tommaso De Filippo partito con uno scopo diverso, si pensava
all’inizio ad una lettura delle poesie eduardiane, ma strada facendo si è trasformato
in un vero e proprio studio di testi, documenti conservati dalla famiglia,
inediti che rimandano all’Eduardo ‘uomo’ e non solo al grande drammaturgo. Lino
e Tommaso De Filippo ci parlano oltre le convenzioni e i topoi ormai usati e
strausati, ci parlano di un teatrante, di un padre, di un cittadino, di un
figlio e lo fanno attraversando le vicende del Teatro San Ferdinando, vicende
che segnano ancora una ferita nella storia di Napoli e nella vita di Eduardo: “Io ho
dovuto pagare un prezzo molto alto durante la mia vita, ho dovuto pagare
sempre, sempre. E a furia di pagare, certe cose, oggi, non mi riescono più. Per
esempio, non mi riesce più di avere molta fiducia nella gente, non mi riesce di
farmi degli amici veri, talvolta non mi riesce neppure di credere negli
affetti. Non sono una vittima, beninteso: mi sono sempre difeso bene”. Dichiara
in una intervista (intervista di Eduardo De Filippo a Grazia Livi su “Epoca”
del 4 febbraio 1962).

Una dichiarazione che mette luce anche sul titolo, preso in
prestito da una frase incisa nella targa che Eduardo volle porre all’interno
del teatro dedicata a Peppino Mercurio, suo fedele ‘carpentiere’, tecnico di
palcoscenico, il quale tavola tavola, chiodo chiodo costruisce e
trasforma lo spazio scenico e la scena con il proprio lavoro secondo la commedia.
Ritornano alla mente leggendo la targa parole come fatica,
professionalità, umiltà, lavoro, parole che con il loro significato sposano
l’anima stessa del fare teatro. Così come lo intende anche un enfant prodige come
Lino Musella, formatosi con un Latella, Taiuti, ma cresciuto dietro le quinte
del Politeama, dove suo padre lavorava come tecnico operaio.
L’ atmosfera richiamata dall’allestimento scenico, artigianale e
minimale dove la musica più che gli oggetti rileva i sentimenti eduardiani, ci
fanno pensare ad un Eduardo sconfitto ma vincente, che sprona i giovani attori
a non arrendersi, a rivendicare i propri diritti ( un grido oggi più che mai
necessario e infuocato ) ad un Eduardo dall’occhio lungo e preveggente, come
quando parla di Pasolini in occasione della sua morte definendolo prima di
altri un vero, grande Poeta o quando si riferisce – nelle lettere e nelle
interviste su citate – alle donne, ai ragazzini affidando loro il compito di
rinnovare, salvare e traghettare il futuro del teatro e non solo. È fondamentale
formare e educare i giovani, fare e disfare i risultati raggiunti, non
abbandonando mai gli strumenti del mestiere di vivere, martelli, chiodi,
colla, saper cucire e rammendare, riportare quando è necessario la forza e il
valore della memoria sul tavolo spesso povero e dismesso del presente.
Una pagina di teatro che è tante emozioni e tante idee, parte di
quel bagaglio di sapere ‘collettivo’ da tramandare, custodire e ritornare a
leggere, spesso.
TAVOLA TAVOLA, CHIODO
CHIODO…
un progetto di Lino
Musella e Tommaso De Filippo
tratto da appunti, articoli, corrispondenze e carteggi di Eduardo De
Filippo
uno spettacolo di e con Lino Musella
musiche dal vivo Marco Vidino
scene Paola Castrignanò
disegno luci Pietro Sperduti
suono Marco D’Ambrosio
ricerca storica Maria Procino
collaborazione alla drammaturgia Antonio Piccolo
assistente alla regia Melissa Di Genova
costumi Sara Marino
fotografie Mario Spada
produzione Elledieffe,
Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
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