Il Nuotatore di Auschwitz, con Raoul Bova, regia e adattamento di Luca De Bei
Al Teatro Politeama Pratese - Via G. Garibaldi 33/35, PRATO – il 29 alle ore 21 e il 30 alle ore 16.00 novembre 2025.
Servizio di Cinzia Capristo
Al
Politeama di Prato è andato in scena un monologo tratto dal testo di Viktor
Frankl “Uno psicologo di base”, adattato da Luca de Bei che ne cura anche la
regia. Un inusuale e bravo Raoul Bova legge e interpreta il testo con tutta la
forza attoriale che lo contraddistingue, facendone emergere personaggi e
vicende ancora vivi nella memoria collettiva.
Uno schermo sullo sfondo proietta immagini e dei tubi illuminati sul palco delineano corsie di nuoto, ma soprattutto possibili corsie della vita che muta l’esistenza di chi le percorre, una musica in sottofondo incornicia il racconto.
Uno schermo sullo sfondo proietta immagini e dei tubi illuminati sul palco delineano corsie di nuoto, ma soprattutto possibili corsie della vita che muta l’esistenza di chi le percorre, una musica in sottofondo incornicia il racconto.
Tutto
inizia dall’acqua da un ricordo atavico, perché è dall’acqua che si nasce;
l’acqua dà l’idea dello spazio sconfinato, ed è proprio uno sportivo e
nuotatore quale è stato Bova che ne sottolinea la potenza. Bova porta
sulle scene la capacità e la resistenza di uno sportivo nel mantenere un
equilibrio là dove ogni traguardo sembra insuperabile. Il protagonista è un
nuotatore di nazionalità algerina, ma vissuto in Francia, di origine ebraiche Alfred
Nakache detentore di un record mondiale, detenuto ad Auschwitz con il numero
172763 che nonostante la prigionia e le inaudite privazioni, non ha mai perso il
coraggio e la speranza di credere in una possibile via d’uscita affrontando innumerevoli
sfide senza mai perdere la dignità, anche quando dovette tuffarsi nelle acque
gelide di un bacino idrico per salvare la vita a un suo compagno di campo,
sfidato da un soldato tedesco. La sua forza, la sua incrollabile
determinazione, gli hanno permesso di vivere, resistere e superare l’orrore dei
campi di concentramento, pur nel dolore della perdita della figlia e della
moglie.
Ad
Auschwitz due uomini, entrambi internati nello stesso campo, incrociano i loro
destini due figure speculari Alfred Nakache e Viktor Frankl psichiatra
austriaco, la volontà e la forza fisica dell’uno contrapposta a quella mentale
dell’altro, ma entrambi determinati a sopravvivere all’orrore avendo un fine comune
a cui tendere: la vita. Viktor
Frankl fondatore dell’analisi esistenziale subito dopo la liberazione, scrive
un libro sull’esperienza vissuta e su coloro che, proprio come Nakache, sono
riusciti a superare quella terribile prova. Infatti, Nakache torna a
gareggiare, ottenendo un nuovo record partecipando alle Olimpiadi di Londra.
Il
messaggio che attraversa questo spettacolo è universale così come la teoria di Viktor
Frankl quando sostiene che: “L’uomo nel suo avanzare, sconfina il terreno su
cui avanza; ed è in questa trascendenza che il terreno viene ad assumere il
significato di un trampolino di lancio”. Proprio quel trampolino di lancio, caro
ai nuotatori, dove Nakache vince la sua battaglia liberandosi da tutto ciò che
lo permea nella sua essenza per origini biologiche, psicologiche, sociologiche,
e mentre vince dà forma e voce ai suoi elementi distintivi di essere unico. Quella
di Nakache è l’esistenza di un uomo costruita nella tensione continua verso la
liberazione, una liberazione che si fa progetto e diviene futuro. Come dice Viktor
Frankl che trova il suo riscatto nella scrittura: “Se l’uomo perde il suo
futuro, la vita stessa si dissolve”.
La libertà verso il futuro determina e consente
all’uomo di realizzarsi attraverso un progetto di vita che guardi verso la “siepe”,
verso quell’immaginazione che Giacomo Leopardi vede come “interminati spazi”;
oltre il finito, ossia il campo di concentramento, vi è il naufragio del
pensiero come ricchezza e forza per traguardi e nuovi orizzonti per dare vita
alle illusioni. Lo
spettacolo si chiude come è iniziato con l’acqua, ed ecco che riaffiora il
ricordo di Nakache da bambino quando dovette superare la sua prima sfida nella
vita proprio con l’acqua, sullo sfondo la sua immagine ad imperitura memoria. Luca de
Bei ha ben adattato il testo facendo in modo di delineare le due figure che si
stagliano in netta continuità e in un percorso temporale e spaziale unico, la
sua regia è puntuale nei dettagli con sfumature che non lasciano nulla al caso,
neppure nella semplicità della scenografia. Il
pubblico ha gradito la performance dell’attore Raoul Bova ed ha apprezzato la
storia che si è narrata, tributando lunghi applausi.
Il Nuotatore di Auschwitz, con Raoul Bova, regia e adattamento di Luca De Bei
Regia
e adattamento di:
Luca De Bei
Autore: Viktor E. Frankl
Aiuto regia: Barbara Porta
Disegno e Luci: Marco Laudando
Contributi video: Marco Renda
Musiche originali: Francesco Bova
Produzione: Enfi Teatro-Il
Parioli Teatro
Prime tre foto di Massimiliano Fusco
Altre foto di Silvia Tondelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA







