CYRANO DE BERGERAC di Edmond Rostand, adattamento e regia Arturo Cirillo

Al Teatro Mercadante di Napoli dal 1 al 12 marzo 2023

Servizio di Rita Felerico

Un sogno di teatro immaginato nel teatro: è il Cyrano de Bergerac di Arturo Cirillo, una sovrapposizione di immagini / sogno. Traspare il Pinocchio di Collodi, con i richiami al pescecane, alla Rossana /fata turchina, al naso che non può crescere più di tanto, a quel pezzo di legno dal quale sappiamo nascere il burattino che si tramuta in strumento di morte per il Bergerac di Cirillo. Echeggiano la voce di Carmelo Bene, le note di un carillon a testimoniare il mondo dell’infanzia e il ricordo del musical nella messa in scena di Pazzaglia e Domenico Modugno – nei panni di Cyrano – alla fine degli anni Settanta al Teatro Politeama di Napoli, visto in compagnia del suo papà. Si ritorna ai ricordi di scuola, all’odore delle aule con i banchi di legno, quando si leggeva dell’Orlando Furioso e della sua pazzia, del legame con la luna, nella quale si rispecchia il mondo, ricordata nel monologo iniziale da quel ragazzo che una volta volato sulla luna non fece mai più ritorno sulla terra.

 

Improvvisamente un piccolo teatrino di marionette attraversa la scena: a sipario aperto mostra quella maschera / naso, causa del dramma identitario della persona Cyrano. Quel naso difforme è oggetto di derisone, di diversità non accettata, di attenzione morbosa, ma il Cyrano di Cirillo sembra superare l’offesa grazie all’amore verso il teatro e facendo teatro con il linguaggio della parola poetica.  

Cosa significa infatti il gioco d’amore a tre fra Cyrano, Rossana e Cristiano se non il suggerire la salvezza dai propri limiti e lati oscuri praticando l’arte e il teatro?

Lo schema del musical ricordo dell’infanzia muta. Diviene – dichiara Arturo Cirillo - “teatro canzone, o un modo per raccontare comunque la famosa e triste vicenda d’amore tra Cyrano, Rossana e Cristiano attraverso non solo le parole ma anche le note, che a volte fanno ancora di più smuovere i cuori, e riportarmi a quella vocazione teatrale, che è nata anche grazie al dramma musicale di un uomo che si considerava brutto e non degno d’essere amato. Un uomo, o un personaggio, in fondo salvato dal teatro, ora che il teatro ha più che mai bisogno di essere salvato”.

Si assapora l’atmosfera del circo- ricordato dalla forma a cerchio del palcoscenico - dei colori di quel divertimento senza condizionamenti; esplodono fin dentro la platea e sembrano dare un continuum alla magia accattivante dei guitti, rivissuta nei movimenti degli attori e nella coda di spettacolo improvvisato a scena chiusa, quando fra gli applausi del pubblico si mescolano ai loro corpi, saltando, dialogando, toccandoli (Arturo Cirillo qui mi ha ricordato Benigni).  

In questo quasi clownesco donarsi gli attori– che in alcuni momenti hanno rivestito più ruoli - sono stati bravissimi, dando molto in energia fisica e capacità attoriale, accompagnati dai bellissimi, colorati costumi e da una trama musicale più che convincente. Le musiche originali e le rielaborazioni di motivi noti sono di Federico Odling. 

E così che il poeta/soldato immaginato da Rostand sul modello di un personaggio realmente vissuto e contemporaneo di Molière, tanto radicato nel nostro immaginario, diviene nella lettura di Cirillo attore di se stesso, capace di dare vita alla sua vita solo attraverso la parola del teatro, ed è qui la cifra della diversità del Cyrano di Cirillo. 

Alla sua ‘prima’ a Parigi (1897) il pubblico borghese della belle époque lo accolse come uno spettacolo che andava incontro ai suoi desideri di evasione e di coinvolgimento emotivo, ora che ci si era lasciati alle spalle gli anni bui della guerra franco-prussiana e della Comune di Parigi , leggo in un articolo, e forse quel desiderio di superare l’impermanenza dell’esistenza,  quel desiderio nascosto di non voler mai crescere per non soffrire al quale dobbiamo una risposta - che è il dramma di sempre e ancor più dei tempi  dell’oggi - è il filo che ci riconduce agli spettatori di allora. Negli amori impossibili nascondiamo la nostra incapacità di amare, anche noi stessi, ed è questo il comportamento del Cyrano di Cirillo, pronto a trasformarsi in un nulla, a nascondersi e vestire altri panni pur di non rivelare a se stesso e men che meno agli altri tutto di sé, così com’è, anche la sua bruttezza.         

CYRANO DE BERGERAC di Edmond Rostand
adattamento e regia Arturo Cirillo
con Arturo Cirillo, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Valentina Picello, Giulia Trippetta, Giacomo Vigentini
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
luci Paolo Manti
musica originale e rielaborazioni Federico Odling

le foto sono di Tommaso Le Pera

produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Marche Teatro, Teatro Nazionale di Genova, Emilia Romagna Teatro Fondazione – Teatro Nazionale

 










video di Pino Cotarelli



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