Il medico dei pazzi di Eduardo Scarpetta

Nota di riflessione con Massimo De Matteo 

di Rita  Felerico

Incardinata nel nostro tempo, è stato un imperdibile appuntamento Il medico dei pazzi, la commedia di Eduardo Scarpetta in scena al Teatro Augusteo lo scorso febbraio 2023. La contemporaneità del testo, si ravvisa tra l’altro in un preciso atteggiamento dei personaggi: pur di comparire ed entrare nel meccanismo vorticoso che la società loro impone, sono pronti a rinnegarsi, a falsificarsi, persino a non riconoscersi. Un atteggiamento purtroppo fin troppo oggi a noi familiare, afflitti da arrivismo ed egoismo. Si legge nelle note di regia del bravo Claudio Di Palma - che riesce a trasformare il palcoscenico in un avvincente campo di prova per gli attori - il veder rappresentati i propri vizi e limiti diverte il pubblico, riprendendo un pensiero del grande Eduardo. Convincenti interpreti tutti gli attori impegnati in questa messa in scena: Massimo De Matteo, negli abiti di Felice Sciosciammocca, Chiara Baffi, moglie di Felice, Angela De Matteo, Peppe Miale, Alfonso Postiglione, nei panni del nipote Ciccillo. Essenziali le scene, armonizzate con il voluto accento di modernità, frutto della geniale creatività di Luigi Ferrigno, come i costumi-tutti stile anni ’50 -di Giuseppe Avallone. Delicato il gioco di luci, a creare le giuste atmosfere. 

Cosa ne pensa Felice, ovvero Massimo De Matteo?

Avevi già interpretato il personaggio di Felice?

Le mie avventure da ragazzino nel teatro sono iniziate - come per molti miei coetanei - interpretando proprio Felice Sciosciammocca e ruoli che a lui si richiamano, ancor prima quindi di iniziare professionalmente lo studio del teatro, ovvero l’Accademia. Felice l’ho sempre poi evocato quando, nella compagnia di Luca de Filippo, rivestivo ruoli comici di giovani protagonisti, l’ho interpretato posso dire attraverso altri nomi. Questa è la mia prima interpretazione ufficiale. 

Quale ritieni sia il segno innovativo della regia di Claudio Di Palma?

Credo sia stata la lucidità con la quale fa comprendere come il ruolo di Ciccillo – il nipote di Felice – sia importante nel determinare gli accadimenti della storia.  E’ simile al servitore furbo, scaltro – figura iconica nel teatro - che genera e slega la matassa degli accadimenti, come quella in cui si trova imbrigliato Felice e sua moglie. E poi come altra novità c’è l’ambientazione. 

Secondo te qual è il momento più esilarante della commedia?

Il passaggio più comico è quello sul finale, quando Felice si ritrova circondato da tutti i personaggi della commedia, i quali hanno creduto di poter cambiare la loro vita attraverso Felice, tutti personaggi / uomini irrisolti che Felice - credendoli pazzi – asseconda nei loro desideri. 

Un confronto fra il linguaggio drammaturgico di ieri e di oggi.

Il linguaggio drammaturgico nel testo di oggi è rimasto tale, anche se noi attori contemporanei siamo fisiologicamente diversi, recitiamo le stesse battute ma con tono e modalità diverse, non sappiamo parlare come gli attori di un tempo, ma l’efficacia è ugualmente forte. Non ho pregiudizi rispetto alle rappresentazioni del passato, ma al contempo ritengo che occorra essere umili e accettare di essere uomini di questo tempo. Ho cercato solo di addolcire Felice secondo le corde di un teatro comico che ho frequentato e praticato, che non è solo questo più farsesco. Mi riferisco alla comicità del teatro dell’assurdo, del surreale (per esempio ho interpretato Jerry Lewis, i fratelli Marx) un modus che ho richiamato per dare forma e creare un tipo di Felice Sciosciammocca più nostro, senza rinnegare il personaggio con tutta la sua storia e la sua vis comica.

 












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