TRAGÙDIA – IL CANTO DI EDIPO di Alessandro Serra liberamente ispirato alle opere di Sofocle

Al Teatro Bellini dal 12 al 17 novembre 2024

Servizio di Rita Felerico

Alessandro Serra con Tragùdia – Il canto di Edipo crea una coinvolgente e sconvolgente pagina di teatro: il mito, le sue sfaccettate realtà di lettura interpretativa è raccolto in un racconto che equilibra la parola con i suoni, le immagini con i canti, i rumori con la musica forte e profonda delle percussioni, dei battiti della materia che sono anche battiti del cuore. Strumento di dialogo è una    lingua  naturalmente  detta da tutti i bravi protagonisti : è il grecanico “…lingua che ancora oggi risuona in un angolo remoto di quella che fu la Magna Grecia, una striscia di terra che dal mare si arrampica sull’Aspromonte scrutando all’orizzonte l’Etna -spiega il regista -  vestigia sonore di un antico greco oggi parlato da pochi individui figli di una generazione che aveva vergogna della lingua di Omero e ha smesso di insegnarla ai figli, per concedersi la speranza di un futuro migliore, in una società in cui la lingua dei poeti è stata scalzata da quella della televisione. Un idioma antichissimo sporcato da lingue piovute dall’alto e da dialetti subalterni cresciuti spontanei nel campo sublime seminato dai greci come il calabro e il pugliese”.

 

Il linguaggio è ciò che vogliamo dire, scrive Calvino, e nel grecanico – sconosciuto ai più -si specchia e rispecchia la realtà dell’oggi, frantumata e sminuita da un cumulo di macerie volute dalle guerre violente e sottotraccia del mondo contemporaneo; come dialogare di tragedia? Ovvero come parlare del senso delle città ormai morte sotto il peso del vuoto lasciato dalle malvagità, dagli atti disumani, dalla mancanza e dalla assenza del sacro, dalla solitudine nella quale siamo immersi?  Serra ci richiama ad una sapienza collettiva di cui abbiamo perso le tracce, omologati in un sapere che è appiattito dai vari algoritmi. Ecco allora il grecanico, gridato, sussurrato, iconicamente formato ai significati.

Archetipo di qualsiasi tragedia, la rielaborazione della trilogia tebana di Sofocle, l’ Edipo di Serra, attraversa tutti i momenti e gli istanti di dolore, gioia, inquietudine che costellano il cammino dell’individuo  verso la scoperta del sé. Non a caso l’ultima parola pronunciata da Edipo è amore , dopo aver attraversato il buio della menzogna, delle false credenze che popolano il mondo, dopo aver svelato la verità. 
Le luci in scena modellano e scolpiscono i ritmi della trama drammaturgica, la sceneggiatura lineare ma non geometricamente fredda avvolge Creonte, Antigone  e tutti i personaggi in immagini che sembrano sgorgare spontanee dalla memoria, dalla fantasia , dagli angoli reconditi custoditi nella coscienza. Si respira la tragedia, la tragodia, con la presenza dei pepli, della  maschera di Teseo, dei simboli incarnati in pochi oggetti, i bastoni, i mantelli o nella ricostruzione degli spazi mitici degli dei, dei boschi popolati dalle Eumenedi, abitati da suoni, versi e cinguettii di uccelli. Irrompe il buio, avvolge la platea nel momento in cui Edipo si acceca, polvere  avvolge la figura del figlio di Edipo,Polinice, e incenso viene sparso, per purificare e fare chiarezza.     
   
Tragùdia – Il canto di Edipo 
ci regala una versione inedita del ciclo tebano, in cui le lacrime si mischiano alla polvere, il dolore si mescola al risentimento, la vendetta all’amore fraterno, la morte alla rinascita, si legge in un articolo e questo anche grazie ad una compatta, affiatata e professionalmente preparata compagine attoriale che è giusto nominare: Alessandro Burzotta, Salvatore Drago, Francesca Gabucci, Sara Giannelli, Jared McNeill, Chiara Michelini, Felice Montervino.

Merito del regista è l’aver saputo dare ad ognuno di loro il giusto spazio sul palcoscenico, da Ismene – Francesca Gabucci – a Tiresia / Giocasta /Teseo – Chiara Michelini - fino a Creonte e Antigone, ma un merito in più va proprio a Edipo, Jared McNeill, l’immigrato / emigrato, il diverso che racchiude in sé la verità, la voce della parola poetica.  L’ho immaginata, Tragùdia,  andare in scena  nel teatro grande di Siracusa. 

Tragùdia – Il canto di Edipo 

regia, scene, luci, suoni e costumi Alessandro Serra
con Alessandro Burzotta, Salvatore Drago, Francesca Gabucci, Sara Giannelli, Jared McNeill, Chiara Michelini, Felice Montervino
traduzione in lingua grecanica Salvino Nucera
voci e canti Bruno de Franceschi
collaborazione ai movimenti di scena Chiara Michelini
collaborazione al suono Gup Alcaro
collaborazione alle luci Stefano Bardelli 
collaborazione ai costumi Serena Trevisi Marceddu 
direzione tecnica Giorgia Mascia 
tecnico del suono Alessandro Orrù 
direzione di scena Luca Berettoni 
costruzione scena Daniele Lepori, Serena Trevisi Marceddu, Loic Francois Hamelin 
produzione Sardegna Teatro, Teatro Bellini, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Fondazione Teatro Due 
in collaborazione con Compagnia Teatropersona, I Teatri di Reggio Emilia 
distribuzione Sardegna Teatro – Danilo Soddu 

 


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