Circus Don Chisciotte di Ruggero Cappuccio, regia di Antonio Latella

Per il Campania Teatro Festival, al Teatro Mercadante di Napoli il 13 e 14 giugno 2023 

Servizio di Rita Felerico 

Più che scriverne, occorre vederlo vivere attraverso i pensieri e i sentimenti Circus don Chisciotte, lo spettacolo che segna il ritorno a Napoli -dopo undici anni- di Antonio Latella:Un appuntamento – dice – che fa da ponte. E’ bello credere ancora alla possibilità (dopo undici anni) di trasformare i giganti in mulini a vento e viceversa”. E’ la terza messa in scena sul Don Chisciotte per Latella. Ma questa è una esperienza che più di ogni altra vede sfaldarsi i confini e i limiti di una realtà: “E’ una ossessione il Don Chisciotte, e in questa epoca diviene una ossessione accresciuta perché viviamo in un mondo profondamente disumanizzato” afferma Ruggero Cappuccio, autore del testo.

Nasce così un incontro fra la parola di Cappuccio e la regia visionaria di Latella, intrecciate in dialogo perfetto, che diviene trama osservata da un pubblico immoto e quasi moribondo, distrutto dinanzi a schermi tv o di computer. Nella platea svuotata del solito pubblico e delle solite poltrone, infatti, su sedie di vario stile siedono anziane signore e attempati signori, a volte sonnecchianti, che sembrano cercare di comprendere le parole e le lettere che di tanto in tanto scorrono su un tabellone luminoso che penzola sul palcoscenico.

La scenografia d’impatto, creata da Giuseppe Stellato, e il disegno delle luci di Simone De Angelis interpretano il testo di Cappuccio, che parla di Michele Cervante, un vagabondo colto, presunto discendente di Cervantes, il quale, in una delle sue peregrinazioni notturne, sul binario morto di una stazione ferroviaria, incontra Salvo Panza, girovago analfabeta fuggito via dal suo paesino.

Latella propone che l’incontro avvenga in una discarica, "dove la discarica può essere solo una grande metafora di quel posto che sta prima dell’inizio di quella 'divina commedia' che è la vita stessa, un posto dove la speranza viene lasciata, perché sperare non ha più senso". Allora, per Antonio Latella, come per Ruggero Cappuccio, "il più grande dono che ci è stato dato è la parola, della parola noi abbiamo fatto il nostro eterno viaggiare. Ogni lettera dell’alfabeto è una stazione del nostro stare al mondo". Anche perché, come dice Don Chisciotte nel testo di Ruggero Cappuccio evocato a partire già dal titolo, "un libro si scrive ogni volta da capo, quando da capo si rilegge con amore".

Risuonano così le parole, di Don Chisciotte e del suo Salvo, come unici elementi che possono condurci e orientarci nel viaggio dell’esistere; la lingua, infatti, è tutto quello che siamo, delimita i nostri confini, i confini del nostro essere.  Pensiamo e sentiamo e le parole trasmettono: è il linguaggio che consente di comunicare e di mantenere viva la nostra umanità, le nostre relazioni, perché senza relazioni non siamo nulla.

Don Chisciotte, Michelangelo Dalisi, e Salvo, Marco Cacciola, magistrali nel loro ruolo, nell’interpretazione e nella forma attoriale, pur esprimendo i diversi noi (è impossibile non andare con la mente a Pessoa) saranno sempre la stessa persona – chiarisce Latella – perché sono una invenzione letteraria e quindi appartengono alla stessa testa.  Certo è che in questo spazio senza tempo circoscritto nella platea, in rovina e sgretolante, è Dulcinea a mantenere la sua centralità e Cervantes quando la pensa e la invoca, la rende   paragonabile alla parola che si proietta nell’infinito – ribadisce Cappuccio – fra mulini a vento e giganti, ovviamente diversi da quelli narrati da Cervantes.
Dulcinea, ovvero l’amore, l’amore fra le persone, fra le cose, l’amore per il sapere, per la bellezza, l’amore sempre in cammino, i cui passi dobbiamo continuare a seguire.

 

Circus Don Chisciotte di RUGGERO   CAPPUCCIO
regia ANTONIO LATELLA
con MARCO CACCIOLA e MICHELANGELO DALISI
set design GIUSEPPE STELLATO
costume design GRAZIELLA PEPE
music FRANCO VISIOLI sound design FRANCO VISIOLI and DARIO FELLI lighting design SIMONE DE ANGELIS
assistant to artistic project BRUNELLA GIOLIVO
 assistant director PAOLO COSTANTINI
produzione TEATRO DI NAPOLI – TEATRO NAZIONALE, FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL
 
Photo di Ivan Nocera


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