Al Teatro Grande di Pompei 16 e 17 giugno 2023
Servizio di Rita Felerico
Magica l’atmosfera a Pompei dove nel teatro
grande si è inaugurato il cartellone della IV edizione di Pompeii Theatrum
Mundi con Clitennestra -andato in scena il 16 e 17 giugno-
per la regia di Roberto Andò, tratto da La casa dei nomi di Colm Tóibín. Lo scrittore irlandese, con questo romanzo,
tramuta il mito classico in una tragedia dei nostri tempi, rivedendo nella
figura di colei che è stata considerata la moglie assassina e la madre
straziata dal dolore per l’uccisione della figlia Ifigenia per mano del padre
/marito Agamennone, il primo momento di drammatica riflessione sul potere e
sulle leggi che ne regolano l’azione. Si ispira certo ad Euripide e ad Eschilo,
soprattutto nel momento della vibrante uccisione di Ifigenia, che urla morendo
come un animale tra gli animali feriti ed uccisi prima di lei.

Ma l’autore
rende i suoi personaggi non eredi della tragedia greca – perché qui gli dèi non
sono più presenti - ma della umana drammaticità che la tragedia esprime. “Oggi
viviamo in un mondo in cui molte divisioni sono intime e viscerali –
dichiara Tòibìn - ..Tutti i personaggi di questa storia hanno subito dei
traumi…Volevo far vivere Clitennestra in un spazio quasi secolare, così che non
debba chiedere agli dèi di aiutarla, bensì, al contrario, in cui possa fare
piani, avere strategie, che possono funzionare oppure no”. Nel suo straziante dolore di donna e di madre ferita che assiste
all’immolazione sacrificale della figlia, Clitennestra viene alla luce con
tutte le sue ragioni umane, nella sua interiorità danneggiata scrive il regista, che le permette di riconoscere nell’odore
della morte sentito sul corpo della figlia e del marito ucciso fra le mura del
suo Palazzo, non solo la fine di un diritto di sola prerogativa maschile, ma
del diritto razionale, che segna la sconfitta della parte femminile e
irrazionale del mondo- si legge nelle note di regia.

Gli dèi non ci conoscono – afferma Clitennestra
– e le ragioni di una donna e di una madre calpestata e violentata nei suoi
affetti supportano il coraggio della sua rivolta, lei presa da un Agamennone
che pur di possederla le ha ucciso figlio e marito. Il pavimento della scena, bianco e nero, non
solo ricorda il contrasto dei sentimenti che caoticamente abitano il nostro
essere, i mosaici pompeiani, ma nel segno ricorda ed è il labirinto, emblema
classico della ricerca e del sapere della conoscenza, il cui tortuoso percorso
rischia a volte di sconcertare i viandanti che siamo nella nostra vita.
Bravissimi tutti gli attori e in particolar
modo Isabella Ragonese – Clitennestra – Arianna Becheroni – Ifigenia
– Anita Serafini - Elettra – Ivan Alovisio – Agamennone -.
L’espressività del viso, i movimenti del corpo, l’occupare lo spazio scenico
con intensa immedesimazione hanno ritmato il tempo del dramma, che si avvale di
intensi momenti musicali – consulenza di Pasquale Scialò – e di un coro
muto ma ‘parlante’ che accompagna con vari costumi il divenire della storia,
comparendo e apparendo in varie successioni temporali. Che dire delle luci, dei
costumi, della scenografia, nella quale campeggia la morte e il colloquio con
le presenze di un aldilà.
Isabella Ragonese voluta e scelta con determinazione da Andò è grande
interprete dell’animo femminile e delle sfumature che appartengono alle pieghe
più nascoste della sua anima, lo abbiamo visto anche ultimamente al Nuovo in un
lavoro di Lucia Calamaro, Da lontano. Chiusa nel rimpianto. La sua presenza a Pompei ha impreziosito la scena,
e sarà così anche al Mercadante (Clitennestra è nel cartellone) dove si
creerà una atmosfera diversa ma sicuramente ugualmente magica.
Colm Tóibín (Enniscorthy, Irlanda 1955) ha
studiato Storia e letteratura inglese all’University College of Dublin. A venti
anni ha cominciato a viaggiare, prima in Spagna, poi in Argentina, in Sudan, in
Egitto, negli Usa.
Giornalista,
saggista e romanziere, è considerato uno dei maggiori scrittori irlandesi
contemporanei. Tra i suoi libri tradotti in italiano ricordiamo: Sud (Fazi, 1999); Il faro di Blackwater (Fazi,
2002) e Il testamento di Maria (Bompiani 2014), finalisti al Booker
Prize; The Master (Fazi,
2004), vincitore dell'IMPAC Award; Madri
e figli (Fazi, 2007); Fuochi
in lontananza (Fazi, 2008); Brooklyn (Bompiani, 2009), vincitore del
Costa Novel Award; La
casa dei nomi (Einaudi 2018).
Tóibín
è stato inoltre direttore di due riviste irlandesi, “InDublin” e “Magill”, e ha
collaborato a “The Sunday Independent” e “The London Review of Books”.
I suoi
libri sono stati tradotti in circa venti lingue.
CLITENNESTRA
da La
casa dei nomi di Colm Tóibín
adattamento e regia Roberto Andò
con Isabella
Ragonese (Clitennestra), Ivan Alovisio (Agamennone),
Arianna Becheroni (Ifigenia), Denis Fasolo (Achille), Katia Gargano (donna anziana del popolo), Federico Lima Roque (Egisto),
Cristina Parku (Cassandra), Anita Serafini (Elettra)
coro Luna
Cenere, Luca
De Santis, Eleonora Fardella, Sara Lupoli,
Paolo Rosini, Antonio
Turco
popolo Nunzio Abbruzzese, Pia Castiello, Francesca Cercola, Flavio
D’Andrea, Giovanni D’Apice, Valentina Di Leva, Vincenzo Di Leva, Michele
Iazzetta, Domenico Pio Longobardi, Giovanni Martino, Giulia Martone, Ines
Mennella, Pasqualina Pasqua, Giulia Piscitelli, Maria Teresa Romita, Carmela
Ruocco, Alfonso Sibilo, Francesca Pia Russo, Giuseppe Staiano,
Salvatore Testa, Giancarlo
Tramontano
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Daniela Cernigliaro
musiche e direzione coro Pasquale
Scialò
suono Hubert Westkemper
coreografie Luna Cenere
trucco Vincenzo Cucchiara
parrucchiera Sara Carbone
aiuto regia Luca Bargagna
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Campania Teatro
Festival – Fondazione Campania dei Festival
Fonte immagine: Lia Pasqualino per Teatro di
Napoli
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