CAPRI – THE ISLAND OF FUGITIVES regia, sceneggiatura e scenografia Krystian Lupa

Teatro Politeama, 1 e 2 luglio 2023   Sezione Internazionale - Campania Teatro Festival - Prima Nazionale.

Servizio di Rita Felerico

La prima nazionale di Capri – The Island of Fugitives, per la regia del celebre artista polacco Krystian Lupa è stato uno degli appuntamenti più interessanti di questa edizione del Campania Teatro Festival. Fin dall’inizio impatta la visione con l’emozione, una emozione così intensa, profonda e densa che distrugge il pensiero: solo lasciandosi andare al ritmo lento, meditato, a tratti irruente del regista, ne possiamo comprendere fino in fondo lo spessore tragico, doloroso, tracciato dal peso irrimediabile del destino.

Le ferite restano, non si sanano mai e si trasmettono, scivolando nel tempo da un uomo ad un altro, mutando forse forma ma non il dolore, che cresce sempre di più nell’anima, cancellando ogni traccia di umano. Potremmo essere uccisi in un qualsiasi momento…e i bambini si uccidono con un semplice gesto, con quasi indifferenza. In un mondo che indossa divise di potere, pesanti come sassi che non si riescono a dismettere.


Testo tratto da Kaputt e La pelle di Curzio Malaparte, vede oltre 30 attori in scena e descrive una Capri /approdo di esuli e fuggiaschi, non tanto porto o rifugio sicuro, ma nelle sue asperità, nelle sue cavità, nelle sue rocce taglienti vanno ad infrangersi inquietudini, dolori, misteri e l’oscurità di quel grande mistero che è l’esistenza, pregna di morte e di vita. A partire dall’imperatore Tiberio, sino a Jean Luc Godard, Fritz Lang, Brigitte Bardot la casa/isola è con la sua prorompente bellezza riparo dallo Stato ingiusto, dalla religione opprimente, dalla dittatura, dalla falsa democrazia, dalla guerra che con il suo linguaggio di sopraffazione uccide mettendoci l’un contro l’altro. La parte più ‘virgiliana’ dell’isola – si sente in sottofondo il rumore del mare, il grido dei gabbiani – e la sua soffusa luce che traspare da grandi finestroni disegnati nella scena come su sottilissimi veli non rende dolce l’amara verità delle guerre, delle violenze, della morte.  Anzi, i fondali del palcoscenico riproducono muri sgretolati, ambienti dismessi, monumenti e abitazioni di mattoni e tufo in rovina che ricordano non solo il disfacimento, ma il muro del pianto di Gerusalemme.

Villa Malaparte è un set cinematografico, è una casa/chiusa nella sua storia, come la storia degli uomini e delle donne di cui si narra e che non si rappresenta: le scene dei film proiettati sono un tutt’uno perfetto con l’azione degli attori, come se la vita fosse frutto della fantasia di un film.


Entrano ed escono gli attori in tutta la loro carnalità dalla cornice rossa luminosa che inquadra il palcoscenico, sempre aperto, quasi increduli di poter esserci: se sono me stessa non ho contatto con il mondo. Siamo estranei ad esso, come quell’Adamo ed Eva che all’inizio dello spettacolo compaiono nudi cercando di infiltrarsi fra il pubblico?

Intanto, sul lato destro del palcoscenico donne giocano a carte, su di uno sgangherato tavolino; forse giocano con il destino, parlando di ciò che accade, ma come di qualcosa che a loro non appartiene. E’ l’uomo a portare con sé l’idea della guerra, le donne la rifiutano e sembrano estranee al loro scambio di violenze.

Intanto la storia scorre: la Polonia, il cattolicesimo, il fascismo, Mussolini; dovremmo interrogarci con più attenzione e senso storico su quanto accaduto, su Hitler, sui lager, sul razzismo.

Anche su Napoli che con la sua tribalità vuole e cerca di rendersi immune; ecco il riferimento all’accoglienza dei ‘diversi’, alla città divenuta alla fine della guerra meta dei fuggitivi, di coloro che -diversi - erano male accolti, ecco il riferimento ai femminielli e al rito della ‘figliata’- una scena molto suggestiva e coinvolgente-. Napoli è il sud del mondo, e il caleidoscopio che cattura le contraddizioni del sud del mondo; bella la voce di Domenico Modugno che irrompe con Amara Terra Mia, belle tutte le scelte musicali, mai lontane e sganciate dalla storia raccontata.

        

 

Rimangono sospese le risposte alle domande di sempre.  Scrive Kristian Lupa:

 

Questa casa è una prigione…
Questa casa è un rifugio…
Questa casa è la CASA ARCHITETTONICA. QUESTA CASA È UN MISTERO.
Questa casa è una grotta per artisti…
QUESTA CASA OSPITA UNA SEDUTA SPIRITICA, UN RADUNO DI FANTASMI… QUESTA CASA OSPITA UNA SEDUTA SPIRITICA DEI SOGNATORI DI UN UOMO NUOVO…

 

L’arte, in tutte le sue forme, ha il compito di cercare di sanare le ferite, dare nuovo vigore alle azioni, essere metro per leggere la realtà, seppure amara, spruzzata di qualche raggio di luce, capace di farci intravedere una via di uscita.

Simbolicamente c’è tutto in questo spicchio di teatro di Lupa, perfettamente armonizzato e armonico, dai costumi alle luci, dalle scenografie alla musica, dove la perfetta sintonia degli artisti - protagonisti, tecnici, scenografi -   trapela in un linguaggio nuovo, sorprendente e trascinante.

 

CAPRI – THE ISLAND OF FUGITIVES

REGIA, SCENEGGIATURA E SCENOGRAFIA KRYSTIAN LUPA
FOTO DELLE PROVE SULL’ISOLA DI CAPRI NATAN BERKOWICZ
PROGETTO SCENOGRAFICO KRYSTIAN LUPA
TRATTO DA KAPUTT E LA PELLE DI CURZIO MALAPARTE
MUSICA BOGUMIŁ MISALA
COSTUMI PIOTR SKIBA
VIDEO NATAN BERKOWICZ, ADAM SUZIN
DRAMMATURGIA, AIUTO REGIA MAXYM TETERUK
ASSISTENTE ALLA REGIA PRINCIPALE MICHALINA ŻEMŁA
ASSISTENTI ALLA REGIA JULIA ONGIRSKA, KAROLINA SZCZYPEK
DIRETTORE DI SCENA IZA STOLARSKA
CAST KAROLINA ADAMCZYK, GRZEGORZ ARTMAN, MICHAŁ CZACHOR, MICHALINA DEMENT- ŻEMŁA, ANNA ILCZUK, MICHAŁ JARMICKI, ANDRZEJ KŁAK, MATEUSZ ŁASOWSKI, VOVA MAKOVSKYI, MONIKA NIEMCZYK, FILIP ORLIŃSKI, HALINA RASIAKÓWNA, MARIA ROBASZKIEWICZ, NIKODEM ROZBICKI, KAROLINA RZEPA, KARINA SEWERYN, PIOTR SKIBA, EWA SKIBIŃSKA, JULIAN ŚWIEŻEWSKI, PAWEŁ TOMASZEWSKI, MATEUSZ WIĘCŁAWEK, WOJCIECH WÓJCIK, MICHAŁ ZIELIŃSKI, WOJCIECH ZIEMIAŃSKI
E CON PIOTR CHOMA, KACPER DYKBAN, KAROL HELEWSKI, MACIEJ KOBIELA, IGNACY MARTUSEWICZ, TOMASZ MECHOWICKI, OLAF STASZKIEWICZ, MARIUSZ URBANIEC, FILIP WAROT, PATRYK WERESZCZYŃSKIFOTO DI SCENA NATALIA KABANOW
TRADUZIONE TESTO MARZENNA MARIA SMOLENSKA

Ph Salvatore Pastore


Piccole note biografiche

Krystian Lupa (Polonia, 1943), regista, scenografo, scrittore ed educatore, è considerato uno dei più grandi registi internazionali. Dopo la laurea, ha lavorato al Norwid Theatre di Jelenia Góra, dove ha condotto ricerche su nuove forme di espressione teatrale con un gruppo di giovani attori, e poi allo Stary Teatr di Cracovia, che ha ospitato il maggior numero di allestimenti. A Jelenia Góra, Lupa ha messo in scena per lo più produzioni originali, che sono stati i suoi manifesti artistici. Negli spettacoli di Cracovia ha esplorato la condizione spirituale dell’uomo nell’era della profonda trasformazione culturale. Con The Lime Works, ha iniziato a lavorare sulle opere di Thomas Bernhard, di cui ha messo in scena sette testi. La messa in scena di Immanuel Kant segna l’inizio della sua collaborazione con il Teatro Polski di Breslavia, che è proseguita con opere di Broch, Musil, Schwab, Gorky. Altri allestimenti importanti includono testi di Wyspiański, Bulgakov e altri.

I suoi ultimi lavori sono Capri – the Island of Fugitives al Teatr Powszechny di Varsavia (2019) e Austerlitz al Valstybinis Jaunimo Teatras di Vilnius (2020).

Per molti giovani registi, Lupa è un maestro e un guru spirituale.

Ha vinto molti prestigiosi premi teatrali in Polonia e all’estero, tra cui il Premio Leon Schiller (1992), Premio Europa per il teatro (2009), Premio per il teatro Nestroy (2014), Premio Golden Cross of the Stage (2016).

  

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