MEDEA di Euripide secondo Federico Tiezzi, traduzione di Massimo Fusillo, con protagonista nel ruolo della figura tragica Laura Marinoni

Al Teatro Grande del sito di Pompei - sabato 1 domenica 2 luglio 2023 - per la rassegna Pompeii Theatrum Mundi 2023 - terzo appuntamento della Stagione estiva del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale con Parco Archeologico di Pompei.   

Servizio di Rita Felerico

Sento ancora sulla pelle i brividi suscitati dalla visione di  uno degli ultimi quadri della Medea per la regia di  Federico Tiezzi andata in scena all’anfiteatro di Pompei il 1 e 2 luglio 2023 nell’ambito del Pompeii Theatrum Mundi  : i candidi stracci con i quali il coro puliva fino a qualche minuto prima  il pavimento del Palazzo Reale di Creonte con movimenti ritmati, cadenzati e insistenti come percussioni che penetravano nell’orecchio e nell’anima,  si erano colorati di rosso, a segnalare la compiuta tragedia dell’uccisione dei figli da parte della passionale e appassionata Medea.

Federico Tiezzi, che aveva debuttato al Teatro greco di Siracusa nel 2015 con Ifigenia in Aulide, ritorna nel tempio della tragedia con questa nuova sfida: Medea di Euripide con Laura Marinoni, splendida interprete di una Donna che parla a tutte le donne, con fermezza, senza incertezze, iconicamente avvolta in abiti e tuniche che ne risaltano la personalità.


Foto di Michele Pantano

La complessa figura di Medea – oggetto di varie e differente riscritture – nell’intenzione di  Euripide ( così la legge Tiezzi ) entra e scava nei rapporti interpersonali, approfondendo la relazione con  se stessa e il mondo dei suoi sentimenti, e lo fa in modo perentorio, quasi violento, alla maniera di Ibsen e Strindberg  sottolinea il regista, che specifica: “ Lo spettacolo respira questa atmosfera; ma non è una semplice modernizzazione in cui c’entra l’occhio e la scienza di Freud, ho voluto mantenere gli umori arcaici, originari della tragedia”.

Foto di Michele Pantano

E gli umori arcaici si respirano fin dall’inizio, dalle grida lancinanti e dolorose di Medea all’interno del Palazzo prima che appaia sul palcoscenico: lei non si vede ma il suo dolore prende carne e   la sua parola di ‘donna’ gelosa e ferita ne spiegherà poi il perché. E’ resa in modo spettacolare – per le scene, i costumi - la frattura fra il mondo della Colchide – il luogo dell’inconscio e dei sentimenti ‘animaleschi’ - e quello di Giasone – la razionalità fredda e calcolatrice del potere – al quale Medea non si piega.

Medea rifiuta la violenza che si perpetra sul mondo, sugli uomini in nome del potere, è una barbara che difende con tutta se stessa sé e la parte più ‘umana’ del mondo, anche se questo la porterà alla scelta più orribile. Ma Medea ha veramente ucciso i suoi figli o è la città di Corinto – che non ha mai gradito la sua diversità, la sua estraneità – a volere uccidere i suoi figli, per emarginarla per scacciarla? Come sostiene Christa Wolf.

Definita in un bellissimo articolo di Filippo Brunamonti la sciamana novecentesca, la Medea di Marinoni / Tiezzi introduce tutte le doti magiche e primordiali della cultura d’origine per lottare contro la violenta, vuota superiorità morale e culturale di un Giasone post- industriale e mette in atto il suo piano sfoderando gli strumenti di morte, misteriosi e magici che le appartengono.

Laura Marinoni, foto di Ivan Nocera per Teatro di Napoli

Viene in mente un mondo contadino ormai relegato nella memoria, nei ricordi e nelle pieghe di un oscuro noi, di una pagana religiosità, il mondo descritto – come specifica Tiezzi - da Ernesto De Martino, da Pasolini nella sua versione cinematografica, il conflitto con il dionisiaco; in tal senso si mostra efficace la traduzione dal greco di Massimo Fusillo che ne fa rilucere il tratto onirico e la trama musicale di Silvia Colasanti.

Spesso i protagonisti indossano maschere: quelle da coniglietto i figli di Giasone e Medea (animali sacrificali) da coccodrillo – animali feroci - i servi di Creonte e Medea quando compare per la prima volta in scena con la maschera di un corvo. La Marinoni qui è in uno dei suoi momenti di alta espressività. Il corpo viene prima di ogni metafora dichiara Tiezzi e alla violenza simbolica del potere, risponde con la violenza reale e vissuta di una società che dimentica l’umano.

Molto si è ispirato il regista al cinema di Dreyer - che compose un bellissimo scritto su Medea - di Pasolini, di Lars von Trier.

Foto di Ivan Nocera per Teatro di Napoli

Medea di Euripide secondo Federico Tiezzi, traduzione di Massimo Fusillo
Con protagonista nel ruolo della figura tragica Laura Marinoni
In ordine di apparizione, Debora Zuin (nutrice), Riccardo Livermore (pedagogo), Laura Marinoni (Medea), Roberto Latini (Creonte), Alessandro Averone (Giasone), Luigi Tabita (Egeo), Sandra Toffolatti (il nunzio), Francesca Ciocchetti (prima corifea), Simonetta Cartia (prima coreuta).
CoroAlessandra Gigli, Dario Guidi, Anna Charlotte Barbera, Valentina Corrao, Valentina Elia, Caterina Fontana, Francesca Gabucci, Irene Mori, Aurora Miriam Scala, Maddalena Serratore, Giulia Valentini, Claudia Zappia; 
responsabile del coro Simonetta Cartia;
i figli di Medea sono Matteo Paguni, Francesco Cutale;
con la partecipazione degli allievi e delle allieve dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico. Maestro del coro Francesca Della Monica.
Le scene sono di Marco Rossi
i costumi di Giovanna Buzzi
il disegno luci di Gianni Pollini.

 

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