Abracadabra–Sezione Letteratura a cura di Silvio Perrella Organizzazione Vesuvioteatro - TONINO TAIUTI - TOTO’

Al Giardino Romantico di Palazzo Reale d Napoli (Accesso da Piazza del Plebiscito) 24 giugno 2025 – Per il Campania Teatro Festival 2025

Servizio di Rita Felerico

Insieme a Totò, alla sua celeste chitarra elettrica, ai suoi ricordi, alle tradizioni ed alla cultura della Napoli che si tramanda attraverso Viviani, Eduardo, Petito e a quella sapienza popolare retaggio di superstizioni e verità conclamate, Tonino Taiuti con una maschera ( quella di  Totò, poggiata sul viso per buona parte dello spettacolo ), tre fazzoletti colorati, una corona di cornicelli e portafortuna appesi intorno alla vita con un sottile spago, che danzano insieme a lui sulla scena, coinvolge gli spettatori in una particolare magia scenica. Un abracadabra quello di Taiuti che immerge nel mondo malinconico, ironico e a tratti triste non solo di Totò – del quale echeggiano nello spazio fermo e silente del giardino romantico battute famose ormai impresse nel nostro immaginario e linguaggio collettivo- ma di tutta una napoletana storia che trae origine da antichi archetipi e rassegnata filosofia di vita. A spezzare le battute – che si attraggono come calamita nel ricordarle a memoria rimbalzando nel suono e nelle immagini come in una partita di tennis– di Petito, Viviani, Eduardo e l’incarnazione, con gesti ormai fatti propri di imitazione di alcuni personaggi, si intromette il racconto della musica, elemento strutturale della nostra cultura, quella della festa di Piedigrotta, quella tramandata delle canzoni dei vicoli e quella di Tonino.

La sua chitarra elettrica, infatti, che fa da sfondo con una nota al suo parlare, si fa a metà dello spettacolo, come uno spartiacque, presenza totalizzante, in un assolo tanto assordante quanto espressione di un doloroso grido. Pensare, riflettere, non scacciando i problemi, come un approccio alla vita più che indispensabile, che viene dall’ esperienza nelle avanguardie novecentesche con le quali Tonino si è formato. Ma il punto più alto, simbolico e commovente dello spettacolo lo raggiunge quando parlando di guerra smentisce la infantile fiducia di Totò, che la crede non possibile, con le parole dello stesso Totò.  E quando recita i versi de ‘A livella, sempre di Totò, sillabata come la scandirebbe un balbuziente; una prova che solo un grande artista può sostenere. Penso abbia desiderato lanciare un messaggio, non solo che alla pace ci si educa e occorre coltivarla con costanza, ma è necessario - e ne abbiamo bisogno per sopravvivere e per far sopravvivere la nostra umanità - dare voce e spazio al diverso: la diversità è l’unico luogo di libertà e uguaglianza, è quella che unisce, tutto il resto è puro gioco di interessi.

 

Abra cadabra,
La vita è scabra,
Danza macabra
Spirto d’ abisso
De Pirlbisso
Dal nero abisso
Vieni mo ecà.
Te lo comanne,
Audienza damme,
Viene volanno
Cchiù non tardà. .

(da Don Fausto di Antonio Petito, 1868)


Note bio

Attore, pittore, musicista. Artista irregolare capace di modulare corpo, voce e sguardo in infiniti registri espressivi, ha mescolato teatro, pittura e musica, indagando il rapporto tra la tradizione teatrale partenopea (Petito, Viviani, Eduardo, soprattutto) e le avanguardie artistiche più estreme del Novecento. Taiuti ha condiviso con Antonio Neiwiller, Enzo Moscato, Annibale Ruccello, Silvio Orlando e molti altri un periodo di grande fermento culturale della città. Con il Teatro dei Mutamenti di Antonio Neiwiller, partecipò a spettacoli – come Don Fausto e Black out – che segnarono una generazione di artisti attori napoletani. Dopo oltre trent’anni di carriera passati tra il teatro e il cinema, molti dei quali trascorsi in circuiti off, continua a lavorare e sperimentare con la stessa curiosità degli inizi, richiamandoci ad un teatro essenziale e senza orpelli. Tra i lavori degli ultimi anni ricordiamo i suoi omaggi a due amati autori, Raffaele Viviani e a Enzo Moscato, con Play Viviani e Play Moscato. Nell’ultima stagione del Mercadante è stato diretto da Lino Musella in Gennareniello di Eduardo De Filippo.

 

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